”Non fa bene masticare l’amarezza, perché in una famiglia religiosa – come in ogni comunità e famiglia – le persone amareggiate e con la ”faccia scura” appesantiscono l’aria”. Il Papa celebra messa nella Basilica Vaticana in occasione della Festa della Presentazione del Signore e XXVIII Giornata Mondiale della Vita Consacrata e ai sacerdoti chiede di ”recuperare la grazia smarrita: ritornare, attraverso un’intensa vita interiore, allo spirito di umiltà gioiosa, di gratitudine silenziosa”.
IL SONNO DELLO SPIRITO
Bergoglio mette in guardia: ”La cosa peggiore che può capitarci è scivolare nel ”sonno dello spirito”: addormentare il cuore, anestetizzare l’anima, archiviare la speranza negli angoli oscuri delle delusioni e delle rassegnazioni. Penso a voi, sorelle e fratelli consacrati, e al dono che siete; penso a ciascuno di noi cristiani di oggi: siamo ancora capaci di vivere l’attesa? Non siamo a volte troppo presi da noi stessi, dalle cose e dai ritmi intensi di ogni giornata, al punto da dimenticarci di Dio che sempre viene? Non siamo forse troppo rapiti dalle nostre opere di bene, rischiando di trasformare anche la vita religiosa e cristiana nelle ”tante cose da fare” e tralasciando la ricerca quotidiana del Signore? ”.
Il Pontefice parla di due ostacoli che fanno perdere la capacità di attendere: ”Il primo è la trascuratezza della vita interiore. È quello che succede quando la stanchezza prevale sullo stupore, quando l’abitudine prende il posto dell’entusiasmo, quando perdiamo la perseveranza nel cammino spirituale, quando le esperienze negative, i conflitti o i frutti che sembrano tardare ci trasformano in persone amare e amareggiate”.
NON FA BENE MASTICARE L’AMAREZZA
Da qui il monito: ” Non fa bene masticare l’amarezza, perché in una famiglia religiosa – come in ogni comunità e famiglia – le persone amareggiate e con la ”faccia scura” appesantiscono l’aria. Occorre allora recuperare la grazia smarrita: ritornare, attraverso un’intensa vita interiore, allo spirito di umiltà gioiosa, di gratitudine silenziosa. E questo si alimenta con l’adorazione, con il lavoro di ginocchia e di cuore, con la preghiera concreta che lotta e intercede, capace di risvegliare il desiderio di Dio, l’amore di un tempo, lo stupore del primo giorno, il gusto dell’attesa”. Il secondo ostacolo di cui parla il Papa e’ ” l’adeguamento allo stile del mondo, che finisce per prendere il posto del Vangelo”.
QUANTE INVIDIE, APRIAMOCI AL NUOVO
”Pensiamo a quante invidie”. Papa Francesco invita preti e suore a riflettere sulle tante invidie che si annidano anche all’interno della Chiesa. ”Nella vita religiosa come in quella di ogni cristiano, è difficile opporsi alla ”forza del vecchio”: ‘non è facile infatti – dice Francesco citando il card. Martini – che il vecchio che è in noi accolga il bambino, il nuovo”. ”La novità di Dio si presenta come un bambino e noi, con tutte le nostre abitudini, paure, timori, invidie – pensiamo alle invidie – ripete Francesco – preoccupazioni, siamo di fronte a questo bambino. Lo abbracceremo, lo accoglieremo, gli faremo spazio? Questa novità entrerà davvero nella nostra vita o piuttosto tenteremo di mettere insieme vecchio e nuovo, cercando di lasciarci disturbare il meno possibile dalla presenza della novità di Dio?”’.
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