Papa Francesco al termine dell’Udienza Generale in Piazza san Pietro ha parlato della situazione in Medio Oriente.”Continuo a seguire con dolore e apprensione quanto sta succedendo in Israele e Palestina. Tante persone uccise, altre ferite. Prego per quelle famiglie che hanno visto trasformare un giorno di festa in un giorno di lutto, e chiedo che gli ostaggi vengano subito rilasciati” ha detto il Papa. “Il Medio Oriente non ha bisogno di guerra, ma di pace: di una pace costruita sulla giustizia, sul dialogo e sul coraggio della fraternità. Gli ostaggi vengano subito liberati”, ha continuato il Pontefice. “E’ diritto di chi è attaccato di difendersi, ma sono molto preoccupato per l’assedio totale in cui vivono i palestinesi a Gaza, dove pure ci sono state molte vittime innocenti. Il terrorismo e gli estremismi non aiutano a raggiungere una soluzione al confitto tra israeliani e palestinesi ma alimentano l’odio, la violenza, la vendetta, e fanno solo soffrire gli uni e gli altri”, ha detto ancora il Papa.
ABBIAMO BISOGNO DI ESSERE PIU’ UMANI
”Abbiamo bisogno di essere più umani, ha detto il Pontefice. Nel cammino di catechesi sullo zelo apostolico, il Pontefice ha riflettuto sulla testimonianza di Santa Giuseppina Bakhita, una santa sudanese. ”Purtroppo – ha osservato- da mesi il Sudan è lacerato da un terribile conflitto armato di cui oggi si parla poco; preghiamo per il popolo sudanese, perché possa vivere in pace!” Bergoglio ha ricordato le sofferenze patite da Bakita: ”E’stata rapita dalla sua famiglia all’età di sette anni e fatta schiava. I suoi rapitori la chiamarono ‘Bakhita’, che significa ‘fortunata’. È passata attraverso otto padroni. Le sofferenze fisiche e morali di cui è stata vittima da piccola l’hanno lasciata senza identità. Ha subito cattiverie e violenze: sul suo corpo portava più di cento cicatrici.
Il segreto di Santa Bakhita
Ma lei stessa ha testimoniato: ‘Da schiava non mi sono mai disperata, perché sentivo una forza misteriosa che mi sosteneva’. Qual è il segreto di Santa Bakhita? Sappiamo che spesso la persona ferita ferisce a sua volta; l’oppresso diventa facilmente un oppressore. Invece, la vocazione degli oppressi è quella di liberare sé stessi e gli oppressori diventando restauratori di umanità. Solo nella debolezza degli oppressi si può rivelare la forza dell’amore di Dio che libera entrambi. Santa Bakhita esprime benissimo questa verità. Un giorno il suo tutore le regala un piccolo crocifisso, e lei, che non aveva mai posseduto nulla, lo conserva come un tesoro geloso. Guardandolo sperimenta una liberazione interiore perché si sente compresa e amata e quindi capace di comprendere e amare a sua volta”. Da qui il monito del Pontefice: ”Davvero, com-patire significa sia patire con le vittime di tanta disumanità presente nel mondo, e anche compatire chi commette errori e ingiustizie, non giustificando, ma umanizzando. Umanizzare, quando entriamo nella logica della divisione perdiamo umanità. Abbiamo bisogno di essere più umani e questo è il lavoro che ci insegna Bakita”.’Il perdono non toglie nulla ma aggiunge dignità alla persona, fa levare lo sguardo da se stessi verso gli altri, per vederli sì fragili quanto noi, ma sempre fratelli e sorelle nel Signore”. Lo ha sottolineato il Papa nel corso dell’udienza generale.
PERDONARE, AGGIUNGE DIGNITA’ ALLA PERSONA
”Il perdono – ha detto – è sorgente di uno zelo che si fa misericordia e chiama a una santità umile e gioiosa, come quella di Santa Bakhita” che ”con il suo esempio, ci indica la via per essere finalmente liberi dalle nostre schiavitù e paure. Ci aiuta a smascherare le nostre ipocrisie e i nostri egoismi, a superare risentimenti e conflittualità. Ci incoraggia a riconciliarci”. “Vi invito a rivolgere il pensiero a Maria, invocata in questo mese di ottobre come Regina del Rosario. Perseverate insieme con Lei nella preghiera per quanti soffrono la fame, le ingiustizie e la guerra, specialmente per la cara e martoriata Ucraina”. Lo ha detto papa Francesco durante i saluti finali nell’udienza generale.
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