Il Papa, in una lettera ai vescovi Usa, critica duramente la politica migratoria di Donald Trump: “Deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, lede la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie”. “Ho seguito da vicino la grande crisi che si sta verificando negli Stati Uniti”, “la coscienza rettamente formata non può non esprimere un giudizio critico e il proprio disaccordo”, le parole del Papa che conclude: “Esorto tutti i fedeli della Chiesacattolica e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a non cedere a narrazioni che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati”. Ecco il testo integrale della lettera:
Cari fratelli nell’Episcopato,
Vi scrivo oggi per rivolgere alcune parole a voi in questi momenti delicati che state vivendo come Pastori del Popolo di Dio che cammina insieme negli Stati Uniti d’America.
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Il cammino dal paese della schiavitù alla libertà che il Popolo di Israele ha percorso, come narrato nel Libro dell’Esodo, ci invita a guardare la realtà del nostro tempo, così fortemente segnata dal fenomeno della migrazione, come un momento decisivo della storia per riaffermare non solo la nostra fede in un Dio che è sempre vicino, incarnato, migrante e rifugiato, ma anche la dignità infinita e trascendente di ogni persona umana.[1]
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Queste parole con cui comincio non sono una costruzione artificiale. Anche una rapida analisi della dottrina sociale della Chiesa mostra con forza che Gesù Cristo è il vero Emmanuel (cf. Mt 1:23); Egli non ha vissuto separato dall’esperienza difficile di essere cacciato dalla sua terra a causa del rischio imminente per la sua vita, e dall’esperienza di dover prendere rifugio in una società e in una cultura a lui estranee. Il Figlio di Dio, nel diventare uomo, ha scelto anche di vivere il dramma dell’immigrazione. Mi piace ricordare, tra l’altro, le parole con cui Papa Pio XII iniziò la sua Costituzione Apostolica sulla Cura degli Emigranti, che è considerata la “Magna Carta” del pensiero della Chiesa sulla migrazione:
“La famiglia di Nazareth in esilio, Gesù, Maria e Giuseppe, emigranti in Egitto e rifugiati là per sfuggire alla collera di un re empio, sono il modello, l’esempio e il conforto degli emigranti e pellegrini di ogni epoca e paese, di tutti i rifugiati di ogni condizione che, sopraffatti dalla persecuzione o dalla necessità, sono costretti a lasciare la propria patria, la famiglia amata e i cari amici per terre straniere.”[2]
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Allo stesso modo, Gesù Cristo, amando tutti con un amore universale, ci educa al riconoscimento permanente della dignità di ogni essere umano, senza eccezioni. Infatti, quando parliamo di “dignità infinita e trascendente”, vogliamo sottolineare che il valore più decisivo posseduto dalla persona umana supera e sostiene ogni altra considerazione giuridica che si possa fare per regolare la vita sociale. Così, tutti i fedeli cristiani e le persone di buona volontà sono chiamati a considerare la legittimità delle norme e delle politiche pubbliche alla luce della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali, e non viceversa.
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Ho seguito da vicino la grande crisi che sta avvenendo negli Stati Uniti con l’avvio di un programma di deportazioni di massa. La coscienza giustamente formata non può fare a meno di esprimere un giudizio critico e di esprimere il suo disaccordo con ogni misura che tacitamente o esplicitamente identifichi lo status di illegalità di alcuni migranti con la criminalità. Allo stesso tempo, bisogna riconoscere il diritto di una nazione a difendersi e a mantenere sicure le comunità da coloro che hanno commesso crimini violenti o gravi mentre erano nel paese o prima dell’arrivo. Detto ciò, l’atto di deportare persone che in molti casi hanno lasciato la propria terra per motivi di estrema povertà, insicurezza, sfruttamento, persecuzione o grave deterioramento dell’ambiente, danneggia la dignità di molti uomini e donne, e di intere famiglie, e li pone in uno stato di particolare vulnerabilità e indifesa.
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Questo non è un problema di poco conto: una vera regola di diritto si verifica proprio nel trattamento dignitoso che tutte le persone meritano, specialmente i più poveri e marginalizzati. Il vero bene comune si promuove quando la società e il governo, con creatività e rigoroso rispetto dei diritti di tutti — come ho affermato in numerose occasioni — accolgono, proteggono, promuovono e integrano i più fragili, non protetti e vulnerabili. Ciò non impedisce lo sviluppo di una politica che regoli una migrazione ordinata e legale. Tuttavia, tale sviluppo non può avvenire a beneficio di alcuni e a scapito di altri. Ciò che si costruisce sulla base della forza, e non sulla verità della dignità uguale di ogni essere umano, inizia male e finirà male.
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I cristiani sanno molto bene che è solo affermando la dignità infinita di tutti che la nostra stessa identità come persone e come comunità giunge alla sua maturità. L’amore cristiano non è un’espansione concentrica degli interessi che pian piano si estendono ad altre persone e gruppi. In altre parole: la persona umana non è un semplice individuo, relativamente espansivo, con qualche sentimento filantropico! La persona umana è un soggetto con dignità che, attraverso il rapporto costitutivo con tutti, soprattutto con i più poveri, può gradualmente maturare nella sua identità e vocazione. Il vero ordo amoris che deve essere promosso è quello che scopriamo meditando costantemente sulla parabola del “Buon Samaritano” (cf. Lc 10:25-37), cioè meditando sull’amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, senza eccezione.[3]
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Ma preoccuparsi dell’identità personale, comunitaria o nazionale, al di fuori di queste considerazioni, introduce facilmente un criterio ideologico che distorce la vita sociale e impone la volontà dei più forti come criterio di verità.
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Riconosco i vostri preziosi sforzi, cari fratelli vescovi degli Stati Uniti, mentre lavorate a stretto contatto con migranti e rifugiati, proclamando Gesù Cristo e promuovendo i diritti umani fondamentali. Dio ricompenserà abbondantemente tutto ciò che fate per la protezione e la difesa di coloro che sono considerati meno preziosi, meno importanti o meno umani!
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Esorto tutti i fedeli della Chiesa Cattolica e tutti gli uomini e le donne di buona volontà a non cedere alle narrazioni che discriminano e causano sofferenze inutili ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati. Con carità e chiarezza siamo tutti chiamati a vivere in solidarietà e fraternità, a costruire ponti che ci avvicinano sempre più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare le nostre vite come Gesù Cristo ha dato la sua per la salvezza di tutti.
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Chiediamo alla Nostra Signora di Guadalupe di proteggere le persone e le famiglie che vivono nella paura o nel dolore a causa della migrazione e/o della deportazione. Possa la “Virgen morena”, che ha saputo riconciliare i popoli quando erano in inimicizia, concederci tutti di incontrarci di nuovo come fratelli e sorelle, nel suo abbraccio, e così fare un passo avanti nella costruzione di una società più fraterna, inclusiva e rispettosa della dignità di tutti.
Fraternamente,
Francesco
Dal Vaticano, 10 febbraio 2025
[1] Cf. DICASTERO PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione Dignitas infinita sulla dignità umana, 2 aprile 2024.
[2] PIO XII, Costituzione Apostolica Exsul Familia, 1 agosto 1952: “Exsul Familia Nazarethana Iesus, Maria, Ioseph, cum ad Aegyptum emigrans tum in Aegypto profuga impii regis iram aufugiens, typus, exemplar et praesidium exstat omnium quorumlibet temporum et locorum emigrantium, peregrinorum ac profugorum omne genus, qui, vel metu persecutionum vel egestate compulsi, patrium locum suavesque parentes et propinquos ac dulces amicos derelinquere coguntur et aliena petere.”
[3] Cf. FRANCESCO, Lettera Enciclica Fratelli tutti, 3 ottobre 2020.