Papa Francesco, spinto sulla sedia a rotelle, è entrato nella Basilica di San Pietro, dove, in occasione del Venerdì Santo, ha presieduto la celebrazione della Passione del Signore. Durante la Liturgia della Parola è stato letto il racconto della Passione secondo Giovanni.
La Celebrazione si è svolta in una Basilica Vaticana completamente gremita dove erano presenti 4500 fedeli oltre a 35 cardinali, 26 vescovi e 40 prelati. L’Altare centrale della Confessione, davanti al quale è stata officiata la Liturgia, era sovrastato dalle impalcature per il restauro del Baldacchino del Bernini
L’omelia di Cantalamessa
.”Dio è onnipotente, certo; ma di che potenza si tratta? Di fronte alle creature umane, Dio si trova sprovvisto di ogni capacità, non soltanto costrittiva, ma anche difensiva. Non può intervenire di autorità per imporsi a loro. Non può fare altro che rispettare, in misura infinita, la libera scelta degli uomini”. Queste sono le parole pronunciate dal predicatore della Casa Pontificia, il cardinale Raniero Cantalamessa, nell’omelia della Celebrazione della Passione del Signore. “Ed ecco allora che il Padre rivela il vero volto della sua onnipotenza nel suo Figlio – ha detto – che si mette in ginocchio davanti ai discepoli per lavare loro i piedi; in lui che, ridotto alla più radicale impotenza sulla croce continua ad amare e perdonare, senza mai condannare”.
Secondo il predicatore pontificio, “la vera ‘onnipotenza’ di Dio è la totale ‘impotenza’ del Calvario. Ci vuole poca potenza per mettersi in mostra; ce ne vuole molta, invece, per mettersi da parte, per cancellarsi. Dio è questa illimitata potenza di nascondimento di sé!”.
La volontà di potenza
“Alla nostra ‘volontà di potenza’, egli ha opposto la sua ‘volontaria impotenza’ – ha detto il predicatore -. Che lezione per noi che, più o meno consciamente, vogliamo sempre metterci in mostra! Che lezione soprattutto per i potenti della terra! Per quelli tra essi che neppure remotamente pensano a servire, ma solo al potere per il potere; quelli – dice Gesù nel Vangelo – che ‘opprimono i popoli’ e, per giunta, ‘si fanno chiamare benefattori’ (cf. Mt 20,25; Lc 22,25)”.
” Uno che non ha, lui stesso, una pietra su cui posare il capo, – ha continuato – uno che è stato rifiutato dai suoi, condannato a morte, uno ‘davanti al quale ci si copre la faccia per non vedere’ (cf. Is 53,3), si rivolge all’umanità intera, di tutti i luoghi e di tutti i tempi, e dice ‘Venite a me, voi tutti, e io vi darò ristoro!'”.
“Vieni tu che sei anziano, malato e solo – ha detto il frate -, tu che il mondo lascia morire nella miseria, nella fame, o sotto le bombe; tu che per la tua fede in me, o la tua lotta per la libertà, languisci in una cella di prigione; vieni tu, donna, vittima della violenza. Insomma tutti, nessuno escluso: Venite a me e io vi darò ristoro!”. “Io posso dare ristoro, anche senza togliere la fatica e la stanchezza in questo mondo. Chiedetelo a chi ne ha fatto l’esperienza!”, ha concluso Cantalamessa.
Foto: Vatican Media