“Purtroppo ancora oggi ci sono, in varie parti del mondo, molti uomini e donne perseguitati, a volte fino alla morte, a causa del Vangelo”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’Angelus nel giorno in cui la Chiesa celebra il primo martire, Santo Stefano. I cristiani “non si lasciano uccidere per debolezza, né per difendere un’ideologia, ma per rendere tutti partecipi del dono di salvezza. E lo fanno in primo luogo proprio per il bene dei loro uccisori, e pregano per loro”, ha sottolineato il Santo Padre’.
‘”Ce ne ha lasciato un esempio bellissimo – ha continuato il Papa – il Beato Christian de Chergé, un martire del nostro tempo, che nel suo testamento spirituale, prevedendo ormai imminente la morte, chiamava il suo futuro assassino ”amico dell’ultimo minuto” e gli esprimeva questo desiderio: Che ci sia dato di ritrovarci, ladroni beati, in Paradiso, se piace a Dio, Padre nostro, di tutti e due”’.
”Capite? – ha detto il Papa rivolgendosi a fedeli e pellegrini -. Pensando a chi lo avrebbe ucciso, lo chiamava ”amico” e ”fratello” e desiderava di averlo con sé in Cielo. Ecco com’è l’amore di Dio, l’amore che salva il mondo! Quanto abbiamo bisogno di questo amore! Chiediamoci allora: sento io il desiderio che tutti conoscano Dio e si salvino? So volere il bene anche di chi mi fa soffrire? Mi interesso e prego per tanti fratelli e sorelle perseguitati a causa della fede? Maria, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni coraggiosi del Vangelo per la salvezza del mondo”.
Dopo aver recitato l’Angelus Papa Francesco ha rivolto gli auguri agli ebrei per la festa di Hanukkah, poi ha ricordato l’apertura della Porta Santa nel carcere di Rebibbia: “Stamattina ho aperto una porta Santa, dopo quella di San Pietro nel carcere romano di Rebibbia. E stata la cattedrale del dolore e della speranza. Una delle azioni che caratterizzano i giubilei è la remissione dei debiti. Incoraggio tutti a sostenere la campagna di Caritas Internationalis “trasformare il debito in speranza”, per sollevare i paesi oppressi da debiti insostenibili. La questione del debito è legata a quella della pace e del mercato nero degli armamenti. Basta colonizzare i popoli con le armi. Lavoriamo per il disarmo, lavoriamo contro la fame, contro le malattie e contro il lavoro minorile. E preghiamo, per favore, per la pace nel mondo intero. La pace nella martoriata Ucraina, a Gaza, Israele, Myanmar e Nord Kivu”.
Foto: Vatican Media