”Noi, io, oggi, a quale categoria apparteniamo? Siamo più simili ai pastori, che la notte stessa vanno in fretta alla grotta, e ai Magi d’oriente, che partono fiduciosi alla ricerca del Figlio di Dio fatto uomo; o siamo più simili a coloro che, pur essendo fisicamente vicinissimi a Lui, non aprono le porte del loro cuore e della loro vita, rimangono chiusi e insensibili alla presenza di Gesù? Facciamoci questa domanda”. Il Papa, dopo avere presieduto la messa per l’Epifania, fa questa domanda ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro per l’Angelus.
”I sacerdoti e i teologi interpretano correttamente le Sacre Scritture, continue il Papa, e forniscono indicazioni ai Magi su dove trovare il Messia, ma non si spostano dalle loro ”cattedre”. Sono soddisfatti di quello che hanno e non si mettono alla ricerca, non pensano che valga la pena di uscire da Gerusalemme, di accompagnare i Magi fino a Betlemme, anche se si tratta solo di pochi chilometri. Questo fatto, fratelli e sorelle, ci fa riflettere e in un certo senso ci provoca.
Dio ci è venuto incontro, ha colmato per amore tutta l’immensa distanza che c’è tra Lui e noi, è ”nato da donna”, piccolo e bisognoso di tutto. E noi? Gli andiamo incontro, cerchiamo di conoscerlo, oppure andiamo dritti per la nostra strada, come se niente fosse?”.
”Chiediamo alla Vergine Maria che ci aiuti, affinché, imitando i pastori e i Magi, sappiamo riconoscere Gesù vicino a noi, nell’Eucaristia, nel povero, nell’abbandonato, nel carcerato e, donando un po’ del nostro tempo e delle nostre energie a Dio e al prossimo, possiamo trovare consolazione consolando, possiamo trovare sollievo sollevando, possiamo trovare senso alla nostra esistenza diventando segno di speranza per coloro che incontriamo”, dice ancora il Pontefice.
Dopo la preghiera dell’Angelus il Papa è passato ai saluti. “Accolgo con gioia i partecipanti al Corteo dei Magi, da Amelia e comuni limitrofi”. E anche quello dei Re Magi. “Non dimentichiamo di pregare per la pace, nella martoriata Ucraina, Palestina, Israele, tutti i paesi che sono in guerra, Myanmar”, conclude il Papa.