Papa Francesco non si affaccia dalla finestra del suo studio, e nemmeno legge la catechesi prima dell’Angelus né gli appelli dopo. Li legge monsignor Paolo Braida, l’officiale della Segreteria di Stato che – dice il Papa – “le conosce bene, perché è lui che le fa”. Ma, alla fine di tutto, conferma il suo viaggio a Dubai dall’1 al 3 dicembre. Nella riflessione letta, viene spiegato che Cristo è Re dell’Universo. Ma è un re “completamente diverso”, un re che “chiama i poveri fratelli, che si identifica con gli affamati, con gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati. Nella festa di Cristo Re dell’Universo, che conclude l’anno liturgico – sarà Avvento dalla prossima settimana – ed è, per volontà di Papa Francesco, anche celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù a livello locale.
Il Papa non legge l’Angelus
È forse la prima domenica di vero inverno a Roma, e da ieri un vento sferzante ha colpito la capitale. Ma il Papa non si affaccia dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico secondo programma, ma recita per la prima volta l’Angelus dalla cappella di Domus Sanctae Marthae, dove all’inizio del pontificato e fino a tutta la pandemia ha celebrato Messa oggni mattina. Non era mai successo, nemmeno durante la pandemia, quando il Papa non si affacciava dalla finestra del suo studio, ma recitava l’Angelus comunque dal Palazzo Apostolico. Ieri, il Papa ha annullato tutte le udienze per una lieve forma influenzale, e si è sottoposto ad una tac per controllare una eventuale polmonite, che ha dato esito negativo. Il Vangelo del giorno è quello in cui Gesù, Figlio dell’Uomo, è seduto su un trono, tutti i popoli radunati ai suoi piedi, tra i quali i “benedetti”, ovvero gli amici del re. E questi dovrebbero essere, secondo i criteri del mondo, essere “quelli che gli hanno dato ricchezze e potere, che lo hanno aiutato a conquistare territori, a vincere battaglie, a farsi grande fra gli altri sovrani, magari a comparire come una star sulle prime pagine dei giornali o sui social”. Non è così per Gesù. Per Gesù gli amici sono “coloro che lo hanno servito nelle persone più deboli”, e questo perché il Figlio dell’Uomo è un re “completamente diverso”, ed è “sensibile al problema della fame, al bisogno di una casa, alla malattia e alla prigionia”. È una realtà, annota Papa Francesco, “purtroppo sempre attuale”, perché “affamati, persone senza tetto, spesso vestite come possono, affollano le nostre strade: le incontriamo ogni giorno” e “anche per ciò che riguarda infermità e carcere, tutti sappiamo cosa voglia dire essere malati, commettere errori e pagarne le conseguenze”. Quello che insegna il Vangelo – sottolinea Papa Francesco – è che “si è benedetti se si risponde a queste povertà con amore, e col servizio”, vale a dire “non voltandosi da parte”, ma “facendosi vicini a chi è nel bisogno”, e questo perché “Gesù, il nostro Re che si definisce Figlio dell’uomo, ha le sue sorelle e i suoi fratelli prediletti nelle donne e negli uomini più fragili”. Così la sala regale del re è lì dove c’è chi soffre e ha bisogno di aiuto, ed è questo “lo stile con cui sono chiamati a distinguersi i suoi amici”, ovvero lo stile della “compassione, la misericordia e la tenerezza”, qualità che “nobilitano il cuore e scendono come olio sulle piaghe di chi è ferito nella vita”.
Dopo L’Angelus
Come sempre, Papa Francesco invita anche a riportare questi insegnamenti nella vita, con una serie di domande che servono all’esame di coscienza, e in particolare una: “io sono amico del Re, mi sento cioè coinvolto in prima personanei bisogni dei sofferenti che trovo sulla mia strada?” Al termine dell’Angelus, gli appelli, letti ancora da monsignor Braida. Papa Francesco ricorda che si celebra la Giornata Mondiale della Gioventù a livello locale, sul tema “Lieti nella speranza” e abbraccia “i giovani presente e futuro del mondo e gli incoraggio ad essere protagonisti gioiosi della vita Chiesa”. Quindi, ha ricordato il novantesimo anniversario dell’Holodomor, il genocidio perpetrato dal regime sovietico. Quella ferita è resa ancora più dolorosa dalle atrocità della guerra che continua a far soffrire quel dilaniato popolo”. Ha sottolineato che “la preghiera “spezza il circolo della vendetta” e apre vie insperate di pace, ringraziato Dio per la tregua in Terrasanta e per la liberazione di alcuni prigionieri,auspicando che se ne liberino altri. Il Papa ha quindi esortato che “entrino a Gaza più aiuti umanitari” e che “si insista nel dialogo. Unica via per avere pace. Chi non vuole dialogare non vuole pace”. Il Papa ha infine confermato il suo viaggio a Dubai del prossimo fine settimana, notando che il “pericolo climatico mette a rischio la vita sulla terra, specialmente le future generazioni ed è contrario al progetto di Dio”. (ACI Stampa)