“E’ importante incontrarsi e lavorare insieme per promuovere la natalità con realismo, lungimiranza e coraggio”. Papa Francesco interviene agli Stati generali della natalità a Roma e dice chiaramente che la “vita umana è un dono, non un problema”. In passato, osserva, “non sono mancati studi e teorie che mettevano in guardia sul numero degli abitanti della Terra, perché la nascita di troppi bambini avrebbe creato squilibri economici, mancanza di risorse e inquinamento. Mi ha sempre colpito constatare come queste tesi, ormai datate e superate da tempo, parlassero di esseri umani come se si trattasse di problemi. Ma la vita umana non è un problema, è un dono. E alla base dell’inquinamento e della fame nel mondo non ci sono i bambini che nascono, ma le scelte di chi pensa solo a sé stesso, il delirio di un materialismo sfrenato, cieco e dilagante, di un consumismo che, come un virus malefico, intacca alla radice l’esistenza delle persone e della società” “Il problema non è in quanti siamo al mondo – dice il Papa- ma che mondo stiamo costruendo; non sono i figli, ma l’egoismo, che crea ingiustizie e strutture di peccato, fino a intrecciare malsane interdipendenze tra sistemi sociali, economici e politici. L’egoismo rende sordi alla voce di Dio, che ama per primo e insegna ad amare, e alla voce dei fratelli che ci stanno accanto; anestetizza il cuore, fa vivere di cose, senza più capire per cosa; induce ad avere tanti beni, senza più saper fare il bene. E le case si riempiono di oggetti e si svuotano di figli, diventando luoghi molto tristi. Non mancano cagnolini e gatti, questi non mancano, mancano i figli. Il problema del nostro mondo non sono i bambini che nascono: sono l’egoismo, il consumismo e l’individualismo, che rendono le persone sazie, sole e infelici”.
FRENARE L’EMORRAGIA DI VITA
“Il numero delle nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo. Senza bambini e giovani, un Paese perde il suo desiderio di futuro”, ha detto ancora il Papa. “In Italia, ad esempio, l’età media è attualmente di quarantasette anni, e si continuano a segnare nuovi record negativi. Purtroppo, se dovessimo basarci su questo dato, – dice con dolore – saremmo costretti a dire che l’Italia sta progressivamente perdendo la sua speranza nel domani, come il resto d’Europa: il Vecchio Continente si trasforma sempre più in un continente vecchio, stanco e rassegnato, così impegnato ad esorcizzare le solitudini e le angosce da non saper più gustare, nella civiltà del dono, la vera bellezza della vita”.
Il Santo Padre chiede una inversione di rotta: “Nonostante tante parole e tanto impegno, non si arriva a invertire la rotta. Come mai? Perché non si riesce a frenare questa emorragia di vita? La questione è complessa, ma questo non può e non deve diventare un alibi per non affrontarla. Serve lungimiranza, che è la seconda parola-chiave. A livello istituzionale, urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine, per seminare oggi affinché i figli possano raccogliere domani. C’è bisogno di un impegno maggiore da parte di tutti i governi, perché le giovani generazioni vengano messe nelle condizioni di poter realizzare i propri legittimi sogni. Si tratta di attuare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia”.
” Ad esempio – dice ancora – porre una madre nella condizione di non dover scegliere tra lavoro e cura dei figli; oppure liberare tante giovani coppie dalla zavorra della precarietà occupazionale e dell’impossibilità di acquistare una casa. È poi importante promuovere, a livello sociale, una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale, per rivedere abitudini e stili di vita, rinunciando a ciò che è superfluo allo scopo di dare ai più giovani una speranza per il domani, come avviene in tante famiglie. Non dimentichiamolo: il futuro di figli e nipoti si costruisce anche con le schiene doloranti per anni di fatica e con i sacrifici nascosti di genitori e nonni, nel cui abbraccio c’è il dono silenzioso e discreto del lavoro di una vita intera. E d’altra parte, il riconoscimento e la gratitudine verso di loro da parte di chi cresce sono la sana risposta che, come l’acqua unita al cemento, rende solida e forte la società. Questi sono i valori da sostenere, questa è la cultura da diffondere, se vogliamo avere un domani”.
Papa Francesco parla poi ai giovani: “Coraggio! E qui mi rivolgo particolarmente ai giovani. So che per molti di voi il futuro può apparire inquietante, e che tra denatalità, guerre, pandemie e mutamenti climatici non è facile mantenere viva la speranza. Ma non arrendetevi, abbiate fiducia, perchè il domani non è qualcosa di ineluttabile: lo costruiamo insieme, e in questo ”insieme” prima di tutto troviamo il Signore. Non rassegniamoci a un copione già scritto da altri, mettiamoci a remare per invertire la rotta, anche a costo di andare controcorrente! Come fanno le mamme e i papà della Fondazione per la Natalità, che ogni anno organizzano questo evento, questo ”cantiere di speranza” che ci aiuta a pensare, e che cresce, coinvolgendo sempre più il mondo della politica, delle imprese, delle banche, dello sport, dello spettacolo e del giornalismo. Il futuro non si costruisce solo facendo figli, manca altra parte importante: i nonni. Oggi c’è una cultura del nascondere i nonni, mandarli alla casa di riposo. La tendenza è quella, scartare i nonni”.’
SCARTARE I NONNI UN SUICIDIO CULTURALE
‘Scartare’ i nonni è “un suicidio culturale”, ha continuato il Papa. “Non dimenticarli. Il futuro lo fanno i giovani e i vecchi insieme: il coraggio e la memoria insieme. Per favore, parliamo anche dei nonni che non sono il passato. Aiutano il futuro. Abbiamo cura dei nonni. E’ molto importante”. Ha poi invitato a pregare per lui “a favore eh, non contro!”, raccontando un aneddoto legato a questa espressione che ripete spesso. “Questo dell’a favore lo dico perchè una volta stavo finendo una udienza” in Vaticano “e c’era una vecchietta, piccolina con occhi bellissimi. Mi sono avvicinato e mi ha detto che aveva 87 anni. ‘Cosa fa per essere così?’ Le ho chiesto. Faccio i ravioli e mi ha dato la ricetta. E io le ho detto: ‘Preghi per me’, e le dissi: ‘ A favore eh, non contro’. La vecchietta mi ha detto: ‘Stia attento, contro pregano lì dentro. Furba eh!?”. “La fabbrica delle armi e i contraccettivi sono gli investimenti con il maggior reddito”, ha concluso Papa Francesco a braccio. Citando dei dati di un esperto in demografia, ha detto: “la fabbrica di armi distrugge la vita, la contraccezione la impedisce”. Al termine del suo intervento, tre mammeche aspettano un bambino hanno donato al Papa un albero.
Foto: Vatican Media