Papa Francesco è stato ospite della trasmissione televisiva “Che tempo che fa” condotta da Fabio Fazio, in onda sul Nove. Un’ intervista durata 50 minuti. Alla prima domanda del conduttore “Come sta Santo Padre?” la risposta è stata, sorridendo, “Come sto? Sono ancora vivo”. Si parla subito di dimissioni dopo un’introduzione di Fabio Fazio. Il Pontefice spiega, “le dimissioni non sono al centro dei miei pensieri. Le dimissioni sono una possibilità aperta per tutti i papi ma non sono al centro dei miei pensieri. Sono una possibilità. Quando non sarò più in grado di servire questa possibilità potrà essere presa in considerazione”. Poi si è parlato delle guerre. Per molti minuti il Papa ha ripetuto i pensieri che ha espresso negli ultimi anni. “La guerra è distruzione, dietro le guerre c’e’ il commercio delle armi”. “Tutti i giorni – ha detto il Papa – chiamo la parrocchia di Gaza e mi dicono le cose terribili che succedono. Quanti arabi morti e quanti israeliani morti, due popoli chiamati ad essere fratelli autodistruggendosi l’un l’altro”. “Dietro alle guerre – diciamolo con un po’ di vergogna, ma diciamolo – c’è il commercio delle armi. Mi diceva un economista che, in questo momento, gli investimenti che danno più interessi, più soldi, sono le fabbriche delle armi. Investire per uccidere, prosegue Papa Francesco,
I bambini
“A giugno, si farà il primo incontro mondiale dei bambini, a Roma. Un po’ per attirare l’attenzione che i bambini sono il futuro ma sono il futuro con le cose che noi daremo loro. O li faremo crescere bene o li faremo crescere male. Con i bambini non si gioca, dice il Papa. “I bambini sono i grandi sfruttati, i grandi scartati. E dimentichiamo che sono il futuro. Ma noi togliamo il futuro al bambino. Poi quando arriva, a 20, 22, 23 anni e finisce in carcere, diciamo: “Questa generazione sporca, guarda cosa fa…”. Siamo stati noi!”. Poi Papa Francesco racconta di aver incontrato una delegazione di bambini dell’Ucraina: nessuno di loro sorrideva, dice. “Io gli davo delle cioccolate e non sorridevano. Avevano dimenticato il sorriso e che un bambino dimentichi il sorriso è criminale. Questo fa la guerra: impedisce di sognare”. “Tante volte le guerre si fanno più larghe per vendere le armi o provare le armi nuove e la gente che muore è un po’ il prezzo che si paga per provare armi nuove o scambiare lo staff delle armi che io ho.” Il male arriva dal proprio cuore, sempre. Noi abbiamo la possibilità di scegliere sempre: o il bene o il male. Il cuore ha la capacità di fare il male da sempre, fin dall’inizio.” “Delle volte, continua il Papa, per le circostanze, per la guerra ad esempio, abbiamo rabbia nel cuore e ce la pigliamo con il Signore: “Ma perché permetti queste cose?”. Ma il Signore è vicino. E la strada vera, anche gridando così il nostro dolore, è lasciare che il Signore si avvicini”.
Il perdono
“Il Perdono e’ per tutti. Dio non si stanca di perdonare. Dio perdona sempre ”. Lo ha ribadito Papa Francesco intervistato da Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’ sul Nove. “Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Dio perdona tutti. Il cuore indurito diventa incapace di chiedere perdono. Questa è una cosa brutta. I fabbricatori di armi sono fabbricatori di morte ma il Signore non si stanca di perdonare”. “Il Signore, diciamo così, castiga per correggere, castiga con amore. È come una mamma o un papà quando dà uno ‘sculaccione’ al bambino – se è una brava mamma o un bravo papà – ha più dolore nella mano il genitore, che non il bambino nel sedere. Guai al papà e alla mamma che non sentono dolore quando bacchettano un po’ il bambino, qualcosa non va”. “Una cosa bella che mi piace pensare è che Lui ci castiga accarezzandoci. Perché Lui ci mette in difficoltà perché noi riflettiamo sulle cose brutte che abbiamo fatto e cambiamo vita. Lui è il grande perdonatore, non si stanca mai.” “Si può chiedere tutto a Dio, anzi penso che a volte siamo timidi, non abbiamo il coraggio di chiedere. Ma il Signore ha detto nel Vangelo: ‘Chiedete e avrete’. Quella saggezza cristiana di imparare a bussare alla porta del cuore di Dio.” “Io sempre dico ai confessori: voi perdonate tutto e trattate la gente con molta bontà come il Signore ci tratta a noi. E poi se tu vuoi aiutare la gente, poi puoi parlare e aiutarli ad andare avanti, ma perdonare tutti. In 54 anni di prete che io ho – questa è una confessione – 54 anni che sono prete, io sono vecchio! In questi 54 anni ho soltanto negato una sola volta il perdono, per la ipocrisia della persona. Una volta. Sempre ho perdonato tutto, ma anche con la consapevolezza che quella persona forse ricadrà, ma il Signore ci perdona. Aiutare a non ricadere o a ricadere meno, ma perdonare sempre.” “Un grande confessore, che ho fatto cardinale nell’ultimo concistoro, è un uomo di 94 anni, un frate cappuccino dell’Argentina. E lui è un grande perdonatore, come diciamo noi, ‘manica larga’, perdona tutto. E una volta è venuto all’episcopio quando io ero arcivescovo lì e mi ha detto: ‘Senti Giorgio, io ho questo problema, io perdono troppo e delle volte mi viene la sensazione che non sta bene’ – E cosa fai Luigi? – Vado in cappella e chiedo perdono al Signore: ‘Signore scusami, ho perdonato troppo – Ma senti sei stato tu a darmi il cattivo esempio!’. Questo è vero, noi dobbiamo perdonare tutto perché Lui ci ha perdonato. Lui ci ha dato questo cattivo esempio”.
Le riforme della Chiesa
Il Papa parla, poi, delle riforme della Chiesa. “Le strutture – dice – vanno conservate, cambiate, riformate… Ma il cuore va riformato tutti i giorni. Quando noi sentiamo nel cuore qualche cattiveria, l’invidia per esempio che è quel vizio “giallo” che rovina i rapporti”. “Il Signore benedice tutti, tutti, tutti. Il Signore benedice tutti coloro che sono capaci di essere battezzati, cioè ogni persona. Ma poi le persone devono entrare in colloquio con la benedizione del Signore e vedere cosa è la strada che il Signore gli propone. Ma noi dobbiamo prendere per mano e aiutarli ad andare in quella strada, non condannarli dall’inizio. E questo è il lavoro pastorale della Chiesa. Questo è un lavoro molto importante per i confessori.”
I migranti
“Col problema dei migranti c’è tanta crudeltà, nel trattare questi migranti, nel momento in cui escono da casa loro fino all’arrivo in Europa, continua il Papa. “C’è un libro molto bello, piccolino, si legge in poche ore, ‘Fratellino’ ‘Hermanito’ in spagnolo, lo scrisse un migrante, che ha speso 3 anni per venire dalla Guinea in Spagna, ha scritto questi 3 anni di schiavitù, le sofferenze, le torture, questo fa la gente presa da questa mafia, che li sfrutta. È venuto a vedermi l’altro giorno, perché adesso lavora in Spagna, per ringraziarmi di aver parlato del suo libro. Ma tutta una vita, come quella di Pato, che ha perso la moglie, la figlia, e tanti altri…”. “C’è tanta crudeltà nel trattare i migranti, nel momento in cui escono da casa loro fino ad arrivare qui in Europa… I migranti sono trattati tante volte come cose. Penso alla tragedia di Cutro, lì, davanti, annegati per respingere”. “Migrare è un diritto e rimanere in patria è un altro diritto. Rispettare ambedue. E aiutare a sviluppare l’Africa perché non abbiano la necessità di venire. Il problema dei migranti è molto importante. Una bella politica della migrazione, ben pensata, aiuta anche i Paesi sviluppati come l’Italia, la Spagna ecc. Dobbiamo prendere il problema dei migranti in mano, togliere tutte queste mafie che sfruttano i migranti e andare avanti nel risolvere il problema…”
Pregate per me
“Io sono peccatore – dice ancora Papa Francesco – e ho bisogno dell’aiuto di Dio per rimanere fedele alla vocazione che Lui mi ha dato. Ognuno ha la propria vocazione e deve portarla avanti, tu hai la tua e fai tanto bene la tua professione, che nasce dalla vocazione del cuore. Il Signore mi ha chiamato a fare il prete, il Vescovo. Come Vescovo ho una responsabilità molto grande nei confronti della Chiesa, riconosco le mie debolezze, per questo devo chiedere le preghiere, che tutti preghino per me affinché sia rimasto fedele nel servizio del Signore, che non finisca in un atteggiamento di pastore mediocre che non si prende cura dell’ovile. Il pastore è in mezzo al gregge per sentire l’odore del gregge, il Papa deve conoscere com’è il gregge. Il pastore è dietro il gregge, per aiutare, andare avanti, a volte per lasciare che il gregge col fiuto cerchi nuovi passi (più che pasti, forse). Il pastore invece è davanti per guidare. Per questo ho bisogno di preghiere, perché io non manchi di essere pastore, il Signore ci ha chiamati per essere pastori di popolo e, mi piace dire, non chierico di Stato. Non un Monsieur l’Abbé de l’Ecole Française”.
I viaggi
Per esempio, ad agosto devo fare il viaggio in Polinesia, lì lontano, e dopo questo si farebbe quello in Argentina se si può fare. Io voglio andarci. Dieci anni sta bene, va bene, posso andare”.” Un viaggio in Argentina? “È un momento difficile per il Paese. È in piano la possibilità di fare un viaggio nella seconda parte dell’anno, perché adesso c’è un cambio di governo, ci sono cose nuove, e anche io qualche impegno”.
La paure
“Ci sono alcune cose che mi fanno paura, per esempio questa escalation bellica mi fa paura, portare avanti passi bellici nel mondo, uno si domanda come finiremo. Con le armi atomiche adesso, che distruggono tutto. La capacità di autodistruzione che ha l’umanità”. Il Papa parla poi delle cose belle. “E poi i nonni, sono i miei coetanei ma a me piace parlare con i nonni, hanno saggezza… Non dimenticare queste due capacità che noi dobbiamo avere di parlare con i bambini, ascoltarli, farli ridere, parlare con loro e con i nonni, ascoltare le storie”. Il Papa conclude l’intervista chiedendo al pubblico di “pregare per lui” e chiude con una battuta “non contro, eh, a favore”.