Papa Francesco, nell’Aula della Benedizione, ha ricevuto questa mattina la Curia romana per il tradizionale incontro in occasione degli auguri natalizi. “Abbiamo bisogno di ascoltare e ricevere sempre questo annuncio” del “mistero del Natale”, che “Dio viene, Dio è qui in mezzo a noi e la Sua luce ha squarciato per sempre le tenebre del mondo” – ha detto il Pontefice, “soprattutto in un tempo ancora tristemente segnato dalle violenze della guerra, dai rischi epocali a cui siamo esposti a causa dei cambiamenti climatici, dalla povertà, dalla sofferenza, dalla fame, c’è fame nel mondo, e da altre ferite che abitano la nostra storia”. Così il Papa nel suo discorso alla Curia romana in occasione dello scambio degli auguri natalizi. “È confortante scoprire che anche in questi ‘luoghi’ di dolore come in tutti gli spazi della nostra fragile umanità, Dio si fa presente in questa culla, la mangiatoia che oggi Egli sceglie per nascere e per portare a tutti la l’amore del Padre; e lo fa con lo stile di Dio: vicinanza, compassione, tenerezza”, ha aggiunto il Pontefice.
I lupi rapaci
”A volte, anche nella comunicazione tra di noi, rischiamo di essere come dei lupi rapaci: cerchiamo subito di divorare le parole dell’altro, senza ascoltarle davvero, e immediatamente gli rovesciamo addosso le nostre impressioni e i nostri giudizi” – ha detto il Pontefice. ”Per ascoltarsi c’è bisogno di silenzio interiore, ma anche di uno spazio di silenzio tra l’ascolto e la risposta. Prima si ascolta, poi nel silenzio si accoglie, si riflette, si interpreta e, soltanto dopo, possiamo dare una risposta”. ”Tutto questo lo si impara nella preghiera, perché essa allarga il cuore, fa scendere dal piedistallo il nostro egocentrismo, ci educa all’ascolto dell’altro e genera in noi il silenzio della contemplazione. Impariamo la contemplazione nella preghiera, stando in ginocchio davanti al Signore, ma non solo con le gambe, con il cuore!”.
Imparare l’arte dell’ascolto
”Fratelli e sorelle anche nella Curia c’è bisogno di imparare l’arte dell’ascolto – dice il Papa. Prima dei nostri doveri quotidiani e delle nostre attività, soprattutto prima dei ruoli che rivestiamo, occorre riscoprire il valore delle relazioni, e cercare di spogliarle dai formalismi, di animarle di spirito evangelico, anzitutto ascoltandoci a vicenda. Con il cuore e in ginocchio. Ascoltiamoci di più, senza pregiudizi, con apertura e sincerità; con il cuore in ginocchio. Ascoltiamoci, cercando di capire bene cosa dice il fratello, di cogliere i suoi bisogni e in qualche modo la sua stessa vita, che si nasconde dietro quelle parole, senza giudicare”.
Bergoglio cita le parole di Sant’Ignazio: ” ‘E’ da presupporre che un buon cristiano deve essere propenso a difendere piuttosto che a condannare l’affermazione di un altro. Se non può difenderla, cerchi di chiarire in che senso l’altro la intende; se la intende in modo erroneo, lo corregga benevolmente; se questo non basta, impieghi tutti i mezzi opportuni perché la intenda correttamente, e così possa salvarsi’. E’ tutto un lavoro per capire bene l’altro; lo ripeto: ascoltare è diverso da udire”
Il Concilio
”A sessant’anni dal Concilio, ancora si dibatte sulla divisione tra ”progressisti” e ”conservatori”, mentre la differenza centrale è tra ”innamorati” e ”abituati”. Questa è la differenza. Solo chi ama cammina” – ha continuato Papa Francesco. ”Fratelli, sorelle, grazie per il vostro lavoro e per la vostra dedizione. Nel nostro lavoro, coltiviamo l’ascolto del cuore, mettendoci così a servizio del Signore imparando ad accoglierci, ad ascoltarci tra di noi; esercitiamoci nel discernimento, per essere una Chiesa, che cerca di interpretare i segni della storia con la luce del Vangelo, cercando soluzioni che trasmettono l’amore del Padre; e restiamo sempre in cammino, con umiltà e stupore, per non cadere nella presunzione di sentirci arrivati e perché non si spenga in noi il desiderio di Dio. E grazie soprattutto per il lavoro svolto nel silenzio. Ascoltare, discernere, camminare”, ribadisce Francesco. Il Signore Gesù, Verbo Incarnato, ci doni la grazia della gioia nel servizio umile e generoso. E, per favore, mi raccomando non perdiamo il senso dell’umorismo. Che è salute”.
Foto: Vatican Media