“Nel Vangelo della liturgia odierna Gesù dice: ‘Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento’. Dare compimento: questa è una parola-chiave per capire Gesù e il suo messaggio. Che cosa significa? Per spiegarla, il Signore comincia a dire che cosa non è compimento. La Scrittura dice di ‘non uccidere’, ma questo per Gesù non basta se poi si feriscono i fratelli con le parole; la Scrittura dice di ‘non commettere adulterio’, ma ciò non basta se poi si vive un amore sporcato da doppiezze e falsità; la Scrittura dice di ‘non giurare il falso’, ma non basta fare un solenne giuramento se poi si agisce con ipocrisia. Così non c’è compimento”. Così Papa Francesco nell’Angelus in piazza San Pietro.
L’Angelus in Piazza San Pietro
“Per darci un esempio concreto, Gesù si concentra sul ‘rito dell’offerta’. Facendo un’offerta a Dio si ricambiava la gratuità dei suoi doni; era un rito molto importante, tanto che era vietato interromperlo se non per motivi gravi. Ma Gesù afferma che si deve interromperlo se un fratello ha qualcosa contro di noi, per andare prima a riconciliarsi con lui: solo così il rito è compiuto. Il messaggio è chiaro: Dio ci ama per primo, gratis, facendo il primo passo verso di noi senza che lo meritiamo; e allora noi non possiamo celebrare il suo amore senza fare a nostra volta il primo passo per riconciliarci con chi ci ha ferito. Così c’è compimento agli occhi di Dio, altrimenti l’osservanza esterna, puramente rituale, è inutile. In altre parole – spiega il Pontefice – Gesù ci fa capire che le norme religiose servono, sono buone, ma sono solo l’inizio: per dare loro compimento è necessario andare oltre la lettera e viverne il senso”.
I comandamenti
I comandamenti che Dio ci ha donato non vanno rinchiusi nelle casseforti asfittiche dell’osservanza formale, se no rimaniamo in una religiosità esteriore e distaccata, servi di un ‘dio padrone’ piuttosto che figli di Dio Padre. Fratelli e sorelle, questo problema non c’era solo ai tempi di Gesù, c’è anche oggi. A volte, per esempio, si sente dire: ‘Padre, io non ho ucciso, non ho rubato, non ho fatto male a nessuno…’, come dire: ‘Sono a posto’. Ecco l’osservanza formale, che si accontenta del minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile. Ricordiamoci: Dio non ragiona per calcoli e tabelle – prosegue nell’Angelus Papa Francesco – Lui ci ama come un innamorato: non al minimo, ma al massimo! Non ci dice: ‘Ti amo fino a un certo punto'”.
L’amore vero
“No, l’amore vero non è mai fino a un certo punto e non si sente mai a posto; l’amore va oltre, non può farne a meno. Il Signore ce lo ha mostrato donandoci la vita sulla croce e perdonando i suoi uccisori. E ci ha affidato il comandamento a cui più tiene: che ci amiamo gli uni gli altri come Lui ci ha amati. Questo è l’amore che dà compimento alla Legge, alla fede, alla vita – conclude – Allora possiamo chiederci: come vivo la fede? È una questione di calcoli, di formalismi, oppure una storia d’amore con Dio? Mi accontento di non fare del male, di tenere a posto ‘la facciata’, o cerco di crescere nell’amore a Dio e agli altri? E ogni tanto mi verifico sul grande comando di Gesù, mi chiedo se amo il prossimo come Lui ama me? Perché magari siamo inflessibili nel giudicare gli altri e ci scordiamo di essere misericordiosi, com’è Dio con noi. Maria, che ha osservato perfettamente la Parola di Dio, ci aiuti a dare compimento alla nostra fede e alla nostra carità”.
Le preghiere per la Turchia e la Siria
“Continuiamo a stare vicini con la preghiera e il sostegno concreto alle popolazioni terremotate in Siria e Turchia. Stavo vedendo le fotografie di questa catastrofe, il dolore di questi popoli che soffrono: preghiamo per loro, non dimentichiamoli e pensiamo a cosa possiamo fare per loro” Lo ha detto Papa Francesco al termine dell’Angelus in piazza San Pietro.
Il Nicaragua
“Le notizie che giungono dal Nicaragua mi hanno addolorato non poco. E non posso qui non ricordare con preoccupazione il vescovo di Matagalpa, Rolando Alvarez, a cui voglio tanto bene, condannato a 26 anni di carcere e anche le persone che sono stato deportate negli Stati Uniti. Prego per loro e per tutti coloro che soffrono in quella cara nazione”. Lo ha detto il Papa all’Angelus.