“La Domenica della Parola di Dio ci aiuti a tornare con gioia alle sorgenti della fede, che nasce dall’ascolto di Gesù, verbo del Dio vivente. Mentre si dicono e leggono in continuazione parole sulla Chiesa, ci aiuti a riscoprire la Parola di vita che risuona nella Chiesa. Altrimenti finiamo per parlare più di noi che di Lui e al centro rimangono i nostri pensieri e i nostri problemi, anziché Cristo con la sua Parola”. Lo ha detto Papa Francesco nell’Omelia in occasione della Domenica della Parola di Dio dalla Basilica di San Pietro dove nel corso della celebrazione ha conferito a donne e uomini laici, provenienti da diversi Paesi del mondo, i ministeri del Lettorato e del Catechista. Il ministero del Lettorato è stato dato a due persone provenienti da Giamaica e Brasile. I nuovi catechisti sono invece nove: 2 della Corea del Sud, 2 del Ciad, 1 di Trinidad e Tobago, 1 del Brasile, 1 della Bolivia, 2 dalla Germania.
I social accentuano la violenza delle parole
“Ritorniamo alle sorgenti per offrire al mondo l’acqua viva che non trova; e, mentre la società e i social accentuano la violenza delle parole – ha aggiunto il Pontefice – noi stringiamoci alla mitezza della Parola di Dio che salva. E poniamoci, infine, qualche domanda. Io, quale posto riservo alla Parola di Dio nel luogo dove abito? Lì ci saranno libri, giornali, televisori, telefoni, ma dov’è la Bibbia? Nella mia stanza, tengo il Vangelo a portata di mano. Lo leggo ogni giorno per ritrovarvi la rotta della vita? Tante volte ho consigliato sempre il Vangelo con sé, in tasca, nella borsa, nel telefonino: se Cristo mi è caro più di ogni cosa, come posso lasciarlo a casa e non portare con me la sua Parola? E un’ultima domanda: ho letto per intero almeno uno dei quattro Vangeli? Il Vangelo è il libro della vita, è semplice e breve, eppure tanti credenti non ne hanno mai letto uno dall’inizio alla fine. Dio, dice la Scrittura, è ‘principio e autore della bellezza’: lasciamoci conquistare dalla bellezza che la Parola di Dio porta nella vita”.
Stare a contatto con la parola
“Tante volte fatichiamo a lasciare le nostre sicurezze, le nostre abitudini, perché rimaniamo impigliati in esse come i pesci nella rete. Ma chi sta a contatto con la Parola guarisce dai lacci del passato, perché – ha spiegato Papa Francesco – la Parola viva reinterpreta la vita, risana anche la memoria ferita innestando il ricordo di Dio e delle sue opere per noi. La Scrittura ci fonda nel bene, ci ricorda chi siamo: figli di Dio salvati e amati”.
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L’Angelus di oggi domenica 21 gennaio
“Annunciare il Vangelo non è tempo perso: è essere più felici aiutando gli altri a essere felici, è liberarsi da sé stessi aiutando gli altri ad essere liberi, è diventare migliori aiutando gli altri a essere migliori”. Così Papa Francesco nell’Angelus da piazza San Pietro.
“Chiediamoci allora: io mi soffermo ogni tanto per fare memoria della gioia che è cresciuta in me e attorno a me quando ho accolto la chiamata a conoscere e a testimoniare Gesù? E quando prego, ringrazio il Signore per avermi chiamato a rendere felici gli altri? Infine:
desidero far gustare a qualcuno, attraverso la mia testimonianza e la mia gioia, quanto è bello amare Gesù?”, ha detto il Pontefice.
“Portare la salvezza di Dio a tutti è stata per Gesù la felicità più grande, la sua missione, il suo cibo, il senso della sua esistenza tra noi. E in ogni parola e azione con cui ci uniamo a Lui, nella bellissima avventura di donare amore, la luce e la gioia si moltiplicano: non solo attorno a noi, ma anche in noi”.
L’anno della Preghiera
Il Papa ha indetto un anno di preghiera in vista del Giubileo del 2025. “I prossimi mesi ci condurranno all’apertura della Porta Santa con cui daremo inizio al Giubileo. Vi chiedo di intensificare la preghiera per prepararci a vivere bene questo evento di grazia. Per questo – ha annunciato Papa Francesco all’Angelus – iniziamo oggi l’anno della preghiera, cioè un anno dedicato a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera, nella vita personale, nella vita della Chiesa, la preghiera nel mondo”. “In questi giorni preghiamo specialmente per l’unità dei cristiani”, ha concluso invitando a pregare anche per la pace.
A SOFFRIRE MANCANZA DI PACE SONO SEMPRE I PIU’ DEBOLI
“In questi giorni preghiamo per l’unità dei cristiani e non stanchiamoci di invocare il Signore per la pace in Ucraina, in Israele, in Palestina e in tante altre parti del mondo. A soffrirne la mancanza sono sempre i più deboli, penso ai piccoli, ai tantissimi bambini, feriti e uccisi, a quelli privati di affetti, di sogni e di futuro. Sentiamo la responsabilità di pregare e costruire la pace per loro”, ha continuato il Papa.
“Ho appreso con dolore la notizia del rapimento ad Haiti di un gruppo di persone tra cui sei religiose. Nel chiederne accoratamente il rilascio, prego per la concordia sociale nel Paese e invito tutti a far cessare le violenze che provocano tante sofferenze a quella cara popolazione”, ha concluso Papa Francesco.
Foto: Vatican Media