Il Papa teme la morte? ”No, la morte no. Non so se è perché sono incosciente o se è perché non ci penso… Nel caso di un attentato, se dovessero lanciare una bomba la cosa che più mi preoccupa è l’integrità delle persone vicine. Certo, quello che chiedo al Signore è che, quando arriverà la mia ora, non faccia male, qualsiasi cosa accada. Mi terrorizza il dolore. Da questo punto di vista sono un po’ codardo. Come diceva qualcuno, la morte non mi fa paura, ma mi fa paura vederla avvicinarsi”, dice il Papa nel nuovo libro intervista – edito da Salani nelle librerie da oggi -scritto da Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin. Ma non ha paura della morte, o per cause naturali o per il rischio di un attentato? ”Sono consapevole che mi può accadere di tutto. È difficile evitare completamente i rischi di attentati suicidi. È qualcosa che si è potuto constatare negli ultimi anni con le azioni dell’Isis. Quando prego, dico a Dio che sono nelle sue mani. Se deve accadermi qualcosa, succederà inevitabilmente: non ho alcun certificato di eternità. Prima o poi la morte arriverà sotto forma di bronchite o di tumore o di pallottola. Oppure a causa di un mate avvelenato di quelli che mi danno gli argentini durante le udienze generali, come mi ha suggerito, mettendomi in guardia, un capo della sicurezza”, dice Francesco. Sulla preoccupazione di coloro che hanno la responsabilità di vegliare sul Papa, lo stesso Bergoglio dice: ”Sì, è parecchia. Li capisco, è il loro ruolo. In ogni caso, accetto la sicurezza solo a grandi linee. Mi va bene non potere uscire da solo per Roma perché creo problemi al governo italiano. Quello che non accetto è che mi facciano stare dentro a un veicolo blindato quando sono in visita in un Paese. Tutti i governi, per delimitare le proprie responsabilità, mi fanno firmare un foglio in cui dichiaro il mio rifiuto. Ma come posso andare a salutare il mio popolo chiuso dentro a una scatola di sardine e dietro a un vetro?”.
NO ALLA DONNA SACERDOTESSA PERCHE’ NON LE SPETTA MINISTERO PETRINO
No alla donna sacerdotessa ”perché non le spetta il principio petrino, bensì quello mariano, che è più importante”. Lo sottolinea il Papa in un libro intervista. “È un problema teologico. Credo che menomeremmo l’essenza della Chiesa se considerassimo solo il ministero sacerdotale, ossia la via ministeriale. Potremmo dire che la via ministeriale è quella della Chiesa petrina (di Pietro) o, detto altrimenti, il principio petrino è quello della ministerialità. Esiste però un altro principio, ancora più importante, ossia il principio mariano, che riguarda la femminilità nella Chiesa, la quale vi si rispecchia perché è donna ed è sposa. E a sua volta la dignità della donna si vede riflessa in questa realtà. Una Chiesa fondata sul solo principio petrino sarebbe una Chiesa ridotta alla ministerialità. Ma la Chiesa è più di un ministero, è tutto il popolo di Dio”, sottolinea il Papa nel libro intervista che esce a pochi giorni dalla conclusione del Sinodo dei Vescovi che non si esaurirà quest’anno ma ad ottobre 2024. ”C’è poi un terzo cammino, non di natura teologica, che è quello amministrativo , nel quale ritengo vada dato più spazio alle donne. I posti del Vaticano dove abbiamo messo delle donne stanno funzionando meglio: il Consiglio per l’Economia, per esempio, formato da otto cardinali e sette membri laici, di cui sei sono donne. È una rivoluzione”, ribadisce Bergoglio. Nel libro intervista, Bergoglio sottolinea che ”il fatto che la donna non acceda alla vita ministeriale non è una privazione, perché il suo posto è molto più importante. Credo che nella nostra catechesi sbagliamo a spiegare queste cose e, in ultima analisi, ci rifacciamo a un criterio amministrativo che alla lunga non funziona”. Però non esclude la possibilità che ci siano delle diaconesse. Tanto che ha formato una commissione apposita. ”Le superiore generali delle congregazioni di tutto il mondo, in un incontro del 2016, – ricorda il Papa– mi proposero di creare una commissione per studiare questa possibilità, sulla base di un precedente, ossia che nella Chiesa delle origini esistevano le diaconesse. Il problema, come ammettevano loro stesse, è che non si sa con certezza se fossero diaconesse o collaboratrici che non avevano ricevuto l’ordine sacro. Non è una questione irrilevante perché l’ordine sacro è riservato agli uomini. Ricordiamo che il diaconato è il primo grado dell’ordine sacro nella Chiesa cattolica, seguito dal sacerdozio e infine dall’episcopato. I diaconi possono predicare, amministrare il battesimo, officiare matrimoni e impartire benedizioni, ma non possono celebrare messa, confessare né dare l’estrema unzione”.
La commissione
Al Pontefice viene fatto notare che la commissione non ha fatto molti passi avanti…: ”Il problema è che c’erano opinioni diverse sul fatto che avessero o meno il sacramento dell’ordine, sebbene ci fossero stati accordi parziali e si fosse convenuto di proseguire i lavori, ognuno nel proprio Paese. Nell’ottobre del 2019 il Sinodo dell’Amazzonia avanzò la proposta, votata da due terzi dei suoi membri, di portare avanti lo studio del diaconato femminile. All’inizio del 2020 ho rilanciato la commissione con in testa il cardinale italiano Giuseppe Petrocchi, un segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede e dieci membri, cinque donne e cinque uomini. Se il punto nodale è sapere se le donne venivano ordinate oppure no, potrebbero anche essere cardinali perché, a ben vedere, non serve l’ordine sacro per diventarlo… È vero: il cardinalato non è collegato al sacramento dell’ordine, bensì alla funzione di consigliere del Papa”.
IL CELIBATO OPZIONALE? LO DISPONGA IL MIO SUCCESSORE SE LO RITERRA’ OPPORTUNO’
Il celibato opzionale e quindi non più obbligatorio per i preti? ”Che lo disponga, se lo riterrà opportuno, il mio successore. Certo, è chiaro che se uno lo vive male, il celibato è una tortura, diventa impossibile. Ma non è meno vero che se uno lo vive con la fecondità del ministero che ha scelto, non solo è sopportabile, ma anche bellissimo. È ovvio che ci vuole la vocazione”, ha chiarito il Papa in un libro intervista – nelle librerie da oggi per le edizioni Salani – ‘Non sei solo: sfide, risposte, speranze’ di Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin. Il Sinodo dell’Amazzonia ha proposto di ordinare sacerdoti uomini anziani di fede comprovata (viri probati) in regioni con grande scarsità di ministri religiosi, ma il Pontefice si è detto contrario. ”Ho rifiutato la proposta, ma non ho chiuso il dibattito. Ho ritenuto – ha spiegato il Papa– che i tempi non fossero ancora maturi e che ci si dovesse muovere in altre direzioni, per esempio incentivando i sacerdoti che dimostrano una vocazione missionaria a scegliere di andare in Amazzonia. Quello che mi dispiace è che molti mezzi di informazione abbiano ridotto il sinodo al tema dei viri probati a scapito di tutta la grande problematica sociale ed ecologica che interessa la regione”. In ogni caso c’era nella Chiesa chi temeva che l’accesso di uomini sposati al sacerdozio aprisse le porte al celibato opzionale. Non è ancora giunto il momento di prenderlo in considerazione? ”Ognuno è libero di pensare quello che vuole, ma mi sembra siano due cose diverse. Il celibato, come ho già detto, è una questione disciplinare, il che implica che un Papa potrebbe disporre che diventi opzionale. Come lo è, infatti, nelle chiese di rito orientale. Ma anche gli orientali, pur essendo più religiosi, hanno problemi di divorzio. Inoltre, i sacerdoti anglicani sposati con figli che passano al cattolicesimo rimangono sacerdoti. Tuttavia, su questo punto, rispetto la tradizione della Chiesa d’Occidente. E come ho già segnalato, è un requisito che non ha a che vedere con gli abusi sessuali. A ogni modo, – ha osservato il Papa facendo capire che si tratta di una decisione che non sarà lui a prendere – che lo disponga, se lo riterrà opportuno, il mio successore. Certo, è chiaro che se uno lo vive male, il celibato è una tortura, diventa impossibile”. Non manca chi crede che l’ordinazione delle donne potrebbe far avvicinare più persone alla Chiesa e il celibato opzionale permetterebbe di far fronte alla scarsità di sacerdoti. ”Non condivido questi ragionamenti. – la replica del Papa– I luterani ordinano le donne, ma la gente che va in chiesa è comunque poca. I loro sacerdoti possono sposarsi, ma nonostante questo non riescono a far crescere il numero di ministri. Il problema è culturale. Non dobbiamo essere ingenui e pensare che i cambiamenti programmatici ci porteranno la soluzione. Le mere riforme ecclesiastiche non servono a risolvere questioni di fondo. A servire sono piuttosto i cambiamenti paradigmatici”. “Ho affrontato questi temi in due lettere, una al popolo di Dio in Germania e l’altra al clero tedesco, in occasione di un cammino sinodale che stavano iniziando e che si sarebbe occupato proprio di questi problemi. Ho impiegato quasi un mese a scrivere la prima lettera, partendo da un’accurata riflessione in solitudine davanti al Signore. Benedetto XVI ha detto che era probabilmente il documento più profondo del mio pontificato”. (ADN Kronos).