“Il Sinodo è un cammino, in cui il Signore mette nelle nostre mani la storia, i sogni e le speranze di un grande Popolo: di sorelle e fratelli sparsi in ogni parte del mondo, animati dalla nostra stessa fede, mossi dallo stesso desiderio di santità, affinché con loro e per loro cerchiamo di comprendere quale via percorrere per giungere là dove Lui ci vuole portare”. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia della messa in Piazza San Pietro per l’apertura del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità nella Chiesa.
Le parole di Papa Francesco
“Ma come possiamo, noi, metterci in ascolto della ‘voce dell’angelo’? – ha chiesto il Pontefice – Una via è certamente quella di accostarci con rispetto e attenzione, nella preghiera e alla luce della Parola di Dio, a tutti i contributi raccolti in questi tre anni di lavoro intenso, di condivisione, di confronto e di paziente sforzo di purificazione della mente e del cuore”. Secondo Francesco, “si tratta, con l’aiuto e con la forza dello Spirito Santo, di ascoltare e comprendere le voci, cioè le idee, le attese, le proposte, per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa“. “Come abbiamo più volte ricordato, la nostra non è un’assemblea parlamentare – ha sottolineato -, ma un luogo di ascolto nella comunione”.
“Perché ciò avvenga, però, c’è una condizione – ha aggiunto il Papa -: che ci liberiamo da quello che, in noi e tra noi, può impedire alla ‘carità dello Spirito’ di creare armonia nella diversità. Non è in grado di sentire la voce del Signore chi con arroganza presume e pretende di averne l’esclusiva”. “Ogni parola invece va accolta con gratitudine e semplicità, per farsi eco di ciò che Dio ha donato a beneficio dei fratelli”, ha detto ancora: nel concreto, “badiamo a non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre, ma offriamoli come doni da condividere, pronti anche a sacrificare ciò che è particolare, se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio”. “Altrimenti finiremo per chiuderci in dialoghi tra sordi, dove ciascuno cerca di ‘tirare acqua al proprio mulino’ senza ascoltare gli altri, e soprattutto senza ascoltare la voce del Signore”, ha concluso Francesco.
“Tra noi, cari fratelli e sorelle, ci sono molte persone forti, preparate, capaci di sollevarsi in alto con i movimenti vigorosi di riflessioni e intuizioni geniali. Tutto ciò è una ricchezza, che ci stimola, ci spinge, ci costringe a volte a pensare in modo più aperto e ad andare avanti con decisione, come pure ci aiuta a rimanere saldi nella fede anche di fronte a sfide e difficoltà”, ha detto papa Francesco nella messa in Piazza San Pietro per l’apertura del Sinodo sulla sinodalità.
Il dono
“Però è un dono che va unito, a tempo opportuno, alla capacità di rilassare i muscoli e di chinarsi, per offrirsi gli uni agli altri come abbraccio accogliente e luogo di riparo – ha aggiunto -: per essere, come diceva San Paolo VI, ‘una casa […] di fratelli, un’officina d’intensa attività, un cenacolo di ardente spiritualità'”.
“Ciascuno, qui, si sentirà libero di esprimersi tanto più spontaneamente e liberamente, quanto più percepirà attorno a sé la presenza di amici che gli vogliono bene e che rispettano, apprezzano e desiderano ascoltare ciò che ha da dire – ha raccomandato il Pontefice -. E questa per noi non è solo una tecnica di ‘facilitazione’ del dialogo o una dinamica di comunicazione di gruppo: abbracciare, proteggere e prendersi cura è infatti parte stessa dell’indole della Chiesa, per sua vocazione luogo ospitale di raccolta, dove ‘la carità collegiale esige una perfetta armonia, da cui risulta la sua forza morale, la sua bellezza spirituale, la sua esemplarità'”.
“E’ importante la parola ‘armonia’, non c’è maggioranza o minoranza, e chi crea l’armonia tra le differenze è lo Spirito Santo”, ha detto ‘a braccio’ Secondo Francesco, “la Chiesa ha bisogno di ‘luoghi pacifici e aperti’, da creare prima di tutto nei cuori, in cui ciascuno si senta accolto come figlio in braccio a sua madre e come bimbo sollevato alla guancia dal padre”.
“Il Sinodo, data la sua importanza, in un certo senso ci chiede di essere ‘grandi’ – nella mente, nel cuore, nelle vedute -, perché sono ‘grandi’ e delicate le questioni da trattare, e ampi, universali gli scenari entro cui esse si collocano”, ha continuato il Papa. “Ma proprio per questo – ha proseguito – non possiamo permetterci di staccare gli occhi dal bambino, che Gesù continua a mettere al centro delle nostre riunioni e dei nostri tavoli di lavoro, per ricordarci che l’unica via per essere ‘all’altezza’ del compito che ci è affidato, è quella di ‘abbassarsi’, di farci piccoli e di accoglierci a vicenda come tali, con umiltà. Il più alto nella Chiesa è quello che si abbassa di più”.
L’invito al digiuno per la pace
“Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo”. Lo ha detto papa Francesco al termine dell’omelia della messa in Piazza San Pietro per l’apertura del Sinodo dei Vescovi. “Fratelli e sorelle, riprendiamo questo cammino ecclesiale con uno sguardo rivolto al mondo, perché la comunità cristiana è sempre a servizio dell’umanità, per annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Ce n’è bisogno, soprattutto in quest’ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni”, ha affermato il Pontefice.