Dopo la Messa celebrata stamane in Piazza San Pietro, Papa Francesco ha preso parte nel pomeriggio alla prima congregazione generale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi. Si tratta – come noto – della seconda sessione, dopo la prima celebrata nell’ottobre dello scorso anno.
“Questa Assemblea, guidata dallo Spirito Santo, dovrà offrire – ha esordito Francesco davanti a 350 membri presenti nell’Aula Paolo VI – il suo contributo perché si realizzi una chiesa veramente sinodale in missione, che sappia uscire da se stessa e abitare le periferie geografiche ed esistenziali avendo cura di stabilire legami con tutti in Cristo nostro Fratello e Signore”.
Le parole di Francesco
“Lo Spirito Santo – ha osservato Papa Francesco – è guida sicura, e nostro primo compito è imparare a distinguere la Sua voce, perché Egli parla in tutti e in tutte le cose Lo Spirito Santo ci accompagna sempre. È consolazione nella tristezza e nel pianto, lo Spirito Santo asciuga le lacrime e consola perché comunica la speranza di Dio. Dio non si stanca, perché il Suo amore non si stanca. Lo Spirito Santo penetra in quella parte di noi che spesso è tanto simile alle aule dei tribunali, dove mettiamo gli imputati alla sbarra e formuliamo i nostri giudizi, per lo più di condanna”.
“Dio accoglie tutti, sempre, e a tutti offre nuove possibilità di vita, fino all’ultimo momento. È per questo – ha sottolineato il Pontefice – che noi dobbiamo perdonare tutti e sempre, consapevoli che la disposizione a perdonare nasce dell’esperienza di essere stati perdonati. Anche l’umiltà è dono dello Spirito Santo. L’umiltà ci ricorda l’origine, dove senza il soffio del Creatore saremmo rimasti fango senza vita. L’umiltà ci permette di guardare il mondo riconoscendo di non essere meglio degli altri”.
La Chiesa non può rinnovarsi senza lo Spirito santo
Dobbiamo “riconoscere – ha spronato ancora il Papa – che la Chiesa – semper reformanda – non può camminare e rinnovarsi senza lo Spirito Santo e le sue sorprese; senza lasciarsi modellare dalle mani del Dio creatore, il Figlio, Gesù Cristo, e lo Spirito Santo: siamo in cammino, come dei misericordiati, verso il pieno e definitivo compimento del disegno di amore del Padre. Conosciamo la bellezza e la fatica del cammino. Lo percorriamo assieme, come popolo che, anche in questo tempo, è segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano. Lo percorriamo con e per ogni uomo e ogni donna di buona volontà, in ciascuno dei quali lavora invisibilmente la grazia. Lo percorriamo convinti dell’essenza relazionale della Chiesa, vigilando affinché le relazioni che ci sono donate e che sono affidate alla nostra responsabile creatività siano sempre manifestazione della gratuità della misericordia di Dio”.
“La XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – è l’opinione di Francesco – sta rappresentando in modo originale questo camminare insieme del popolo di Dio. L’ispirazione colta da San Paolo VI, quando nel 1965 ha istituito il Sinodo dei Vescovi, si è rivelata assai feconda. Nei sessant’anni da allora trascorsi abbiamo imparato a riconoscere nel Sinodo dei Vescovi un soggetto plurale e sinfonico capace di sostenere il cammino e la missione della Chiesa cattolica, aiutando in modo efficace il Vescovo di Roma nel suo servizio alla comunione di tutte le Chiese e della Chiesa tutta. San Paolo VI era ben consapevole che questo Sinodo, come ogni istituzione umana, col passare del tempo potrà essere maggiormente perfezionato. La costituzione apostolica Episcopalis communio ha inteso far tesoro dell’esperienza delle diverse assemblee sinodali, configurando in modo esplicito l’assemblea sinodale come processo e non solo come evento”.
Il processo sinodale è un processo di apprendimento
“Il processo sinodale – ha spiegato ancora Papa Francesco – è anche un processo di apprendimento, nel corso del quale la Chiesa impara a conoscere meglio se stessa e a individuare le forme di azione pastorale più adeguate alla missione che il suo Signore le affida. Questo processo di apprendimento coinvolge anche le forme di esercizio del ministero dei pastori, in particolare dei vescovi. Quando ho deciso di convocare come membri a pieno titolo di questa XVI Assemblea anche un numero significativo di laici e consacrati , diaconi e presbiteri, sviluppando quanto già in parte previsto per le precedenti Assemblee, l’ho fatto in coerenza con la comprensione dell’esercizio del ministero episcopale espressa dal Concilio Vaticano II: il Vescovo, principio e fondamento visibile di unità della Chiesa particolare, non può vivere il proprio servizio se non nel Popolo di Dio, con il Popolo di Dio, precedendo, stando in mezzo, e seguendo la porzione del Popolo di Dio che gli è affidata”.
Il Papa ha precisato che “questa comprensione inclusiva del ministero episcopale chiede di essere manifestata e resa riconoscile evitando due pericoli: il primo l’astrattezza che dimentica la concretezza fertile dei luoghi e delle relazioni, e il valore di ogni persona; il secondo pericolo è quello di spezzare la comunione contrapponendo gerarchia a fedeli laici. Non si tratta certo di sostituire l’una con gli altri. Ci è chiesto invece di esercitarci insieme in un’arte sinfonica, in una composizione che tutti accomuna nel servizio alla misericordia di Dio, secondo i differenti ministeri e carismi che il vescovo ha il compito di riconoscere e promuovere. Camminare insieme, tutti, è un processo nel quale la Chiesa, docile all’azione dello Spirito Santo, sensibile nell’intercettare i segni dei tempi, si rinnova continuamente e perfeziona la sua sacramentalità, per essere testimone credibile della missione a cui è chiamata, per radunare tutti i popoli della terra nell’unico popolo atteso alla fine, quando Dio stesso ci farà sedere al banchetto da lui preparato”.
I membri di questa Assemblea – ha proseguito il Pontefice – esprimono “una modalità di esercizio del ministero episcopale coerente con la Tradizione viva della Chiesa e con l’insegnamento del Concilio Vaticano II: mai il Vescovo, come ogni altro cristiano, può pensarsi senza l’altro. Come nessuno si salva da solo, l’annuncio della salvezza ha bisogno di tutti, e che tutti siano ascoltati. La presenza all’Assemblea del Sinodo dei Vescovi di membri che non sono Vescovi non fa venir meno la dimensione episcopale dell’Assemblea. Meno ancora pone qualche limite o deroga all’autorità propria del singolo Vescovo e del Collegio Episcopale. Essa piuttosto segnala la forma che è chiamato ad assumere l’esercizio dell’autorità episcopale in una Chiesa consapevole di essere costitutivamente relazionale e per questo sinodale. La relazione con Cristo e tra tutti in Cristo realizza la sostanza e modella in ogni tempo la forma della Chiesa. Si dovranno individuare, in tempi adeguati, diverse forme di esercizio collegiale e sinodale del ministero episcopale sempre rispettando il deposito della fede e la Tradizione viva, sempre rispondendo a quello che lo Spirito chiede alle Chiese in questo tempo particolare e nei diversi contesti in cui esse vivono e non dimentichiamo che lo Spirito è l’armonia, è una armonia esistenziale”.
Foto e testo: ACI Stampa