Parlando all’ex Sant’Uffizio della dichiarazione Fiducia supplicans, che ha autorizzato la benedizione alle coppie gay, il Papa ha voluto “sottolineare brevemente due cose: la prima è che queste benedizioni, fuori di ogni contesto e forma di carattere liturgico, non esigono una perfezione morale per essere ricevute; la seconda, che quando spontaneamente si avvicina una coppia a chiederle, non si benedice l’unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta. Non l’unione, ma le persone, naturalmente tenendo conto del contesto, delle sensibilità, dei luoghi in cui si vive e delle modalità più consone per farlo”.
La spiegazione delle benedizioni
“L’intento delle ‘benedizioni pastorali e spontanee’ è quello di mostrare concretamente la vicinanza del Signore e della Chiesa a tutti coloro che, trovandosi in diverse situazioni, chiedono aiuto per portare avanti – talvolta per iniziare – un cammino di fede”, ha affermato il Pontefice durante l’udienza ai partecipanti alla Plenaria del Dicastero per la Dottrina della Fede.
l’ex S.Uffizio rifletta su come comunicare la fede oggi
Il Dicastero per la Dottrina della Fede si vede oggi “impegnato nell’ambito dell’intelligenza della fede di fronte al cambiamento d’epoca che caratterizza il nostro tempo”. In tale direzione, ha detto Papa Francesco ricevendo oggi in udienza i partecipanti alla plenaria del Dicastero, “vorrei condividere con voi alcuni pensieri, che raccolgo attorno a tre parole: sacramenti, dignità e fede”. “Sacramenti – ha esordito -. In questi giorni avete riflettuto sul tema della validità dei Sacramenti. La vita della Chiesa si nutre e cresce grazie ad essi. Per tale ragione, ai ministri è richiesta una particolare cura nell’amministrarli e nel dischiudere ai fedeli i tesori di grazia che comunicano.
il nostro tempo ha bisogno di profeti di vita nuova e di testimoni di carità
Mediante i Sacramenti, i credenti diventano capaci di profezia e di testimonianza. E il nostro tempo ha bisogno con particolare urgenza di profeti di vita nuova e di testimoni di carità: amiamo dunque e facciamo amare la bellezza e la forza salvifica dei Sacramenti!”. “La seconda parola: dignità – ha proseguito il Pontefice -. In quanto cristiani, non dobbiamo stancarci di insistere ‘sul primato della persona umana e sulla difesa della sua dignità al di là di ogni circostanza’ (Esort. ap. Laudate Deum, 39). So che state lavorando a un documento su questo argomento. Auspico che possa aiutarci, come Chiesa, a essere sempre vicini ‘a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di chi non conta’ (Angelus, 10 dicembre 2023) e fare sì che, ‘di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole’ (Lett. enc. Fratelli tutti, 6)”.
La parola “fede”
“La terza parola è fede – ha continuato Francesco -. In proposito vorrei ricordare due eventi: il decimo anniversario, da poco compiuto, dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium e l’ormai prossimo Giubileo, nel quale rinnoveremo la fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, speranza della storia e del mondo”. “Non possiamo però nasconderci che in estese aree del pianeta la fede – come ebbe a dire Benedetto XVI – ‘non costituisce più un presupposto ovvio del vivere comune, anzi spesso viene perfino negata, derisa, emarginata e ridicolizzata’ (Lett. ap. in forma di Motu proprio Porta fidei, 2)”, ha avvertito. “È tempo, perciò, di riflettere nuovamente e con maggiore passione su alcuni temi – ha spiegato il Papa -: l’annuncio e la comunicazione della fede nel mondo attuale, specialmente alle giovani generazioni; la conversione missionaria delle strutture ecclesiali e degli agenti pastorali; le nuove culture urbane, con il loro carico di sfide ma anche di inedite domande di senso; infine e soprattutto, la centralità del kerigma nella vita e nella missione della Chiesa”.
“custodire la fede”
Secondo il Pontefice, “qui è atteso un aiuto da parte del Dicastero: ‘custodire la fede’ si traduce oggi in un impegno di riflessione e di discernimento, perché l’intera comunità si adoperi a una reale conversione pastorale e missionaria kerigmatica, che potrà aiutare anche il cammino sinodale in corso”. “Ciò che per noi è essenziale, più bello, più attraente e allo stesso tempo più necessario è la fede in Cristo Gesù – ha aggiunto -. Tutti insieme, a Dio piacendo, la rinnoveremo solennemente nel corso del prossimo Giubileo e ciascuno di noi è chiamato ad annunciarla a ogni uomo e donna della terra. Questo è il compito fondamentale della Chiesa, al quale ho dato voce proprio in Evangelii gaudium”.
IL PAPA AGLI ORTODOSSI, ‘ADOPERIAMOCI PER CONTRASTARE LA CARESTIA DI PACE’
“Sostenuti dai santi e dai martiri che dal cielo uniti ci accompagnano, preghiamo e adoperiamoci senza stancarci per la comunione e per contrastare la carestia di pace che sta attraversando tante parti della terra, anche diverse regioni da cui voi provenite”. Così Papa Francesco si è rivolto questa mattina in udienza ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali e ai partecipanti alla visita di studio annuale di giovani sacerdoti e monaci delle Chiese ortodosse orientali. Il Pontefice ha ringraziato i presenti “per l’impegno a camminare insieme nei sentieri dell’unità, che sono anche sentieri di pace”.
La comunione con gli ortodossi non solo è possibile, ma è urgente
“Sono convinto che il ‘dialogo della carità’ non deve essere inteso solo come una preparazione al ‘dialogo della verità’, ma come una ‘teologia in azione’, capace di aprire nuove prospettive al cammino delle nostre Chiese”. Lo ha detto papa Francesco ricevendo stamane in udienza in Vaticano i membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali e i partecipanti alla visita di studio annuale di giovani sacerdoti e monaci delle Chiese ortodosse orientali. “In un momento in cui, grazie a Dio, i rapporti tra di noi si intensificano, mi sembra bello rileggere il nostro tessuto di relazioni sviluppando una ‘teologia del dialogo nella carità'”, ha sottolineato il Pontefice.
“Dialogo della carità, dialogo della verità, dialogo della vita – ha proseguito Francesco -: tre modi inseparabili di procedere nel cammino ecumenico che la vostra Commissione promuove da vent’anni”. “Vent’anni: è l’età della giovinezza, quella in cui si maturano le scelte decisive – ha sottolineato -. Che questo anniversario sia allora l’occasione per lodare Dio per il percorso compiuto, facendo memoria grata di quanti vi hanno contribuito attraverso la competenza teologica e la preghiera, e possa pure rinnovare la convinzione che la piena comunione tra le nostre Chiese non solo è possibile, ma urgente e necessaria ‘perché il mondo creda’ (Gv 17,21)”.