Questo è quello che continuo a pensare contemplando la grotta del mio presepe. C’è Maria, vestita di azzurro, e c’è Giuseppe, con un abito viola. Una storia apparentemente storta. Lei, adolescente, incinta, ma il padre non è lui. Lui che la ama, ma che non ha ancora fatto l’amore con lei e si ritrova a scegliere cosa fare con lei che aspetta un figlio da un Altro. Sembrano dentro un vicolo cieco, una di quelle situazioni senza vie d’uscita, senza un finale felice. È così che inizia la Storia, quella che anche i manuali scolastici riconoscono come momento spartiacque tra un Avanti Cristo e un Dopo Cristo, quella che trasforma anche la nostra.
Un groviglio incasinato
Ma quella scena del presepe, quel groviglio incasinato, è così simile anche al mio e al tuo. Quando riguardo la mia storia e ripenso a quando è stato “l’inizio”, felice coincidenza, ero anch’io a Betlemme e anch’io ero dentro a una situazione dove non vedevo soluzioni percorribili, non trovavo il mio posto. C’erano solo domande e un futuro senza strade. “Perché non c’era posto per loro nell’albergo”. Ho nel cuore tante storie dei miei alunni incastrate già dalla giovinezza con problemi di cibo, di paure, di comunità, di tagli, di rabbia profonda e mi ritrovo a pensare: “è solo l’inizio”. I presupposti non sono dei più incoraggianti, anzi, quelle vicende sembrano avere un finale prevedibile, in qualche modo già scritto, sembra non esserci posto per situazioni così. Anche i miei alunni si chiedono dove stare, come starci (sul come stiano dentro, invece, non sempre lo dicono, ma lo sanno). Sembrano chiedersi: “C’è spazio per me e per la felicità?”
Ti voglio bene!
Gesù che nasce entra proprio in una situazione intricata, misteriosa, problematica. È un incontro, anzi è l’Incontro, quello che crea un “avanti” e un “dopo”. È l’Incontro, non solo con la storia di Maria e Giuseppe, ma con la Storia tutta. È quello che non ha risolto i problemi con un tocco magico, ma quello che affianca, alimenta la fiducia che le domande e le Parole troveranno complemento. Come canta Jovanotti, è quel “qualcuno che ti viene a cercare/ perché a te ci tiene / per gridarti: io ti voglio bene”. Natale, quest’anno, è una culla vuota che diventerà piena della presenza di Colui che viene per cercarmi e cercarti, perché a noi ci tiene, per gridarci “io vi voglio bene”. E quello sarà solo l’inizio. (Sulla strada di Emmaus).