Una forte scossa di terremoto di magnitudo 7.0 della scala Richter ha colpito la regione di Marrakech, in Marocco, provocando oltre 1000 morti e 322 feriti, di cui 51 in gravi condizioni.
Il primo bilancio
Il primo bilancio è stato fatto dal ministro dell’Interno marocchino. I sismografi hanno registrato la scossa alle 23.11 di venerdì 8 settembre. L’epicentro è stato localizzato al centro del paese, a 16 chilometri del villaggio Tata N’Yaaqoub, nel municipio di Ighil, 72 chilometri a sud-ovest di Marrakech. La scossa è stata sentita lungo tutta la dorsale dell’Atlante, a Merzouga, una delle porte del deserto, Taroudant, Essaouira e Agadir e dall’altro versante della catena montuosa a Casablanca, fino a Rabat. Il movimento ondulatorio è durato circa 30 secondi. Ingenti i danni materiali. Sono state mobilitate le forze dell’ordine, la protezione civile e il personale medico e paramedico per predisporre un eventuale piano di emergenza.
Le parole del Papa
“Appreso con dolore del terremoto che violentemente ha colpito il Marocco”, papa Francesco esprime “la sua comunione nella preghiera di fronte a questo disastro naturale”. “Triste per questo evento”, si legge in un telegramma di cordoglio per le vittime inviato tramite il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, il Pontefice manifesta la sua “profonda solidarietà a coloro che sono toccati nella carne e nel cuore da questa tragedia”: prega “per il riposo dei defunti, per la guarigione dei feriti e per la consolazione di chi piange la perdita dei propri cari e della propria casa”. Francesco chiede a”ll’Altissimo di sostenere i marocchini in questa prova e offre il suo incoraggiamento alle autorità civili e ai servizi di soccorso”.
Le parole dell’arcivescovo di Rabat
“Non ho ancora informazioni precise di tutto il paese. Siamo però costernati per quello che è successo ed esprimiamo la nostra compassione per le famiglie che hanno perso qualche caro e per tutti coloro che sono feriti o hanno subito danni alle abitazioni”. Raggiunto telefonicamente dal Sir, sono le prime parole che esprime il card. Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat (Marocco). Era in ufficio – racconta – quando ieri sera un forte terremoto, 6.8 nella scala Richter, ha scosso l’intero paese. “Ho sentito tutto l’edificio muoversi, durante quei secondi che sono sembrati una eternità. Siamo a Rabat, una città che si trova molto lontano rispetto all’epicentro ma la scossa, anche qui, si è sentita forte”. Il pensiero dell’arcivescovo salesiano va subito alle vittime. “Ho sentito che sono più di 800 i morti. So che le autorità marocchine stanno reagendo prontamente e stanno facendo tutto il possibile per aiutare la popolazione colpita. Ad aver subito i danni maggiori, sono soprattutto i villaggi delle montagne. Che io sappia nelle grandi città non ci sono gravi problemi. Voglio quindi esprimere tutta la nostra vicinanza soprattutto a coloro che sono stati colpiti maggiormente dal terremoto e chiedo ai cristiani del paese di pregare per le vittime e fare tutto il possibile per essere vicini a chi ha bisogno”. Riguardo alle azioni di aiuto che la Chiesa locale sta pensando di attivare, l’arcivescovo spiega: “Siamo una piccola chiesa con risorse molto limitate. Ma questa mattina abbiamo una riunione di Caritas che era già programmata. Parleremo di come possiamo aiutare le persone più colpite. Ma è successo solo da poche ore e non sappiamo dove sono i più bisognosi, quanti sono. Dobbiamo quindi raccogliere prima tutte queste informazioni nelle prossime ore”. C’è una certezza: “il Marocco – dice il card. López Romero – in questi anni ha saputo raggiungere una certa stabilità. Ha quindi le risorse umane ed economiche ad una catastrofe come questa anche se saranno ben accolti tutti gli aiuti che verranno dall’esterno”.