Cosimo Cito per Repubblica
Su Wollongong è sceso un uragano ma Rien Schuurhuis non si è tirato indietro: mantellina sulla divisa bianca e gialla e via in bici lungo le strade del Mondiale australiano. A un certo punto ha anche incontrato Wout Van Aert, hanno chiacchierato un po’. Rien è olandese, ha 40 anni, una moglie, due figli e vive a Roma. Domenica sarà il primo corridore della Città del Vaticano a prendere il via in un Mondiale di ciclismo. Un anno fa l’affiliazione all’Uci della Santa Sede, la cui polisportiva, Athletica Vaticana, conta una decina di ciclisti, tutti cittadini dello Stato del Papa o parenti stretti di suoi funzionari, come Chiara Porro, moglie di Schuurhuis, ambasciatrice australiana presso la Santa Sede. Athletica Vaticana ha tesserati anche nel taekwondo, nel padel, nel cricket e nell’atletica.
I primi atleti ai Giochi del Mediterraneo
A giugno, per la prima volta, il Vaticano aveva alcuni suoi atleti ai Giochi del Mediterraneo. E qualche giorno prima Sara Carnicelli aveva conquistato un bronzo nei 5000 ai Giochi dei Piccoli stati d’Europa. Lunedì l’Osservatore Romano ha dedicato ben due pagine al ciclismo. Nella foto c’era Schuurhuis davanti alla Basilica di San Pietro. Titolo di uno degli articoli: “E se vincesse proprio Rien?”. «Vincere magari è un po’ troppo» racconta lui da Wollongong, angolo d’Australia bersagliato dai venti e da uccelli, gabbiani, gazze un po’ troppo interessati ai corridori, «ma mi piacerebbe andare in fuga subito dopo la partenza” (…)
“Non sono diventato un campione”
Ha vissuto in India e in Australia, è stato corridore dal 2015 al 2018, senza diventare un campione. (…). E ha con sé un portafortuna: «La foto della mia famiglia, ma anche un paio di calzini con uno smile stampato, simile a uno smile di peluche che mio figlio mi ha regalato qualche tempo fa e che metto spesso sotto la sella della bici da cronometro».
L’organizzazione in gara
Non ci sarà un’ammiraglia del Vaticano, ma Rien sarà assistito lungo il percorso dall’ex professionista Valerio Agnoli. «In questi giorni sto facendo anche il meccanico di me stesso» prosegue il 40enne nato a Groningen, «ma essere qui è qualcosa di insperato. Il mio idolo da ragazzo era Miguel Indurain. Ammiravo la sua capacità di restare umile no- nostante i successi. Adoro le cro- no, ma sono anche un corridore re- sistente e amo gli strappi. Il percor- so del Mondiale mi si addice». Vedrà da molto lontano battagliare Van Aert, Pogacar, Van der Poel. «Ma io farò il tifo per l’eritreo Bi- niam Girmay. Sarebbe bellissimo se vincesse un paese emergente». Anche il Vaticano, in fondo, lo è.