Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
Stava Maria nella sua povera casa, si godeva nel nutrire l’amato Figlio […], che camminava, parlava, stava obbediente al padre e alla madre, i quali lavoravano e del guadagno sostentavano se stessi e il figliuolo di Dio (I 369).
Per la famiglia di Nazaret, come per la maggioranza di noi, il “guadagno” è il giusto introito, l’onesta retribuzione di un lavoro eseguito o di una prestazione che serve al mantenimento di sé e dei familiari. Giusta è una graduatoria di compenso per le varie attività, ma vediamo talora che ci sono “cifre esagerate” per chi, alla fin fine, non dà così alti vantaggi alla società, né rende migliori gli animi delle persone; peggio ancora se questo “provento” è ottenuto con l’inganno, la delazione o la violenza. Anche per l’anima vi è un guadagno se segue la luce e le ispirazioni di Dio.
«Molti santi furono ciechi come noi, ma seguendo la luce, andarono al porto sicuro […]. E ora, scaricando le loro merci delle virtù sante e della penitenza in quella celeste città di Gerusalemme, godono il frutto delle sante opere. Oh quanto Dio pagò bene a questi santi, perché in cambio di fango Dio dà l’oro, in cambio di mille miserie Dio dà sempiterno bene, in cambio di terra Dio ha dato il cielo» (II 275). Ma queste penitenze e rinunce devi farle «per suo amore, non acconsentendo che l’interesse proprio ti muova o la cupidità di guadagno» (II 438-439). «Per voi [Dio] stimerò guadagno il morire: muoiano dunque le passioni e l’amor proprio, poiché per voi cedo e rinuncio a ogni affetto di cosa che sia fuori di voi» (II 446). Gli abitanti di Gerusalemme «per aver qualche guadagno avrebbero potuto dire a Erode qualmente una certa Maria da quel tempo partorì un puttino» (I 370).