Due aree della periferia est romana segnate dal declino socio-economico e dalla diffusione della criminalità sognano un futuro di rinascita a partire dalle testimonianze quotidiane delle comunità guidate da padre Daniele Canali, parroco dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo al Quarticciolo e da don Stefano Cascio, cui è affidata la parrocchia di San Bonaventura da Bagnoregio nel quartiere di Torre Spaccata. Le loro vite, si legge in una nota, sono illustrate su TV2000 nella docu-serie ”La casa sulla roccia”, che racconta storie di comunità parrocchiali, con testimonianze di laici e sacerdoti, di giovani e anziani sul senso di essere Chiesa, intesa come una casa che accoglie tutti, che difende e cura chiunque bussi alla sua porta, rivelando un mistero profondo: l’amore per il prossimo.
Il Quarticciolo
”Fare il parroco al Quarticciolo – spiega padre Daniele Canali nel video ‘La casa sulla roccia: Roma, il Quarticciolo’ che si può vedere al link https://www.youtube.com/watch?v=yE-kysR-utc – significa stare accanto a persone che vivono in un quartiere difficile dove la vita quotidiana si intreccia spesso con la criminalità; significa essere pellegrino insieme a loro, senza pregiudizi, come ha insegnato Papa Francesco. La bellezza della Chiesa si rivela nello stare in mezzo alla gente, soprattutto in una borgata problematica, con tante situazioni ai margini della legalità”.
La periferia complessa
È una periferia complessa quella del Quarticciolo, che si snoda tra Via Palmiro Togliatti e Via Prenestina. Per le sue strade e i caseggiati, chiamati ”blocchi”, cammina padre Daniele. Attorno a lui e con lui: le signore anziane, che lui chiama scherzosamente e affettuosamente ”bizzoche”, devote che si occupano quotidianamente della parrocchia e dei parrocchiani, e un numeroso gruppo di giovani, riuniti in un percorso di fede che hanno voluto chiamare ”Magis”. E
proprio quest’ultimo termine, che in latino significa ”di più”, suggerisce lo straordinario e spontaneo ”spingersi oltre” dell’intera parrocchia, costruita sul solido fondamento dell’ascolto e della comprensione.
L’alleanza tra generazioni
L’alleanza tra le generazioni, tra gli anziani e i ragazzi, rappresenta la forza e la bellezza di una realtà che si fa famiglia anche nelle situazioni più difficili e complesse – come nel caso di Chiara, aiutata col conforto e con la preghiera dopo aver scoperto la sindrome rara da cui è affetto il figlio – e che si declina poi in una proposta di vita che ha visto padre Daniele sottrarre tanti ragazzi alla strada. ”La conversione – aggiunge padre Canali – significa cambiare vita e quindi la traiettoria della propria esistenza, ma anche trovare un amore grande e in questo senso la conversione continua ogni giorno perché è un movimento che è l’amore di Dio”. L’azione della comunità rappresenta un’oasi di bellezza che avvicina i fedeli che trovano in padre Daniele un punto di riferimento. ”Ci tengo che la nostra comunità parrocchiale sia casa per tutti, una casa che accoglie, casa in senso di famiglia. – conclude padre Canali -. Sarebbe bello dire che la comunità parrocchiale è la grande famiglia dei figli di Dio e, poiché è famiglia, può dire qualcosa di nuovo al quartiere, al mondo, alle persone che ci incontrano”.
Torre spaccata
Un’apertura nei confronti del mondo che, poco distante, a Torre Spaccata, si ritrova in una parrocchia dove le porte sono sempre aperte dalle 7 alle 22. Don Stefano Cascio, 45 anni, nato a Nizza da padre italiano e madre francese, dal 2016 è parroco di San Bonaventura da Bagnoregio e accoglie tutti con il sorriso: anziani che giocano a burraco, giovani delle scuole di calcio e rugby, rifugiati in fuga dalla guerra. ”La roccia di tutto questo è nella cappellina”, dice don Stefano. Da quella Presenza tutto parte per ”prendere il largo”, un motto a cui il don è molto legato e al quale sono ispirate anche le decorazioni dei locali parrocchiali, realizzate da due giovani artisti, in cui il tema del mare è costantemente presente.
L’appartamento
Quando il don è arrivato in questa periferia romana ha trovato degli ambienti un po’ trascurati. La chiesa e la casa canonica versavano in pessime condizioni e sono stati necessari vari lavori di ristrutturazione, grazie ai quali è stato ricavato anche un appartamento che ha potuto ospitare una famiglia di profughi siriani, che oggi racconta con orgoglio la propria esperienza di inclusione sociale. ”Raccogliendo l’appello di Papa Francesco ho chiesto l’autorizzazione – spiega don Stefano – per allestire un appartamento che ci ha permesso di ospitare una famiglia che, proprio durante la permanenza, ha anche avuto la terza figlia”. Concluso il periodo di supporto, i nostri ospiti hanno poi trovato un alloggio e adesso l’appartamento è a disposizione degli studenti.