Sono in onda da oggi le quattro puntate audio e video che compongono la seconda stagione de “La Sindone di Torino” il web doc e podcast prodotto da Officina della Comunicazione in collaborazione con l’Arcidiocesi di Torino e con la fondazione CRT. Dopo il successo della prima serie i nuovi episodi, ognuno dalla durata di 10 minuti, approfondiscono gli aspetti storici, scientifici, religiosi e culturali della Sindone.
La serie
La serie disponibile, in formato audio e video, su Vativision, è distribuita anche in rete su varie piattaforme. Officina della Comunicazione è la casa di produzione di contenuti multimediali che ha già confezionato contenuti relativi alla Sindone e che da tempo collabora con Enti della Città del Vaticano e con i principali network italiani realizzando prodotti di alta qualità per reti televisive e piattaforme digitali. Quest’anno ha ricevuto il Premio Biagio Agnes per la sezione documentari.
Gli episodi
Nei quattro episodi della seconda stagione de “La Sindone di Torino” Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone e il chimico Enrico Simonato raccontano di una ricerca che ha portato alla stampa di copie di teli della Sindone. Poi Paolo Di Lazzaro, dirigente di ricerca dell’ Enea spiega le analisi fatte sulla Sindone dall’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologia, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Nel terzo episodio Gian Maria Zaccone, direttore del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone e lo storico Federico Valle illustrano la realizzazione di copie 1:1 della Sindone utilizzando un lino coltivato come ai tempi dei romani. Infine l’arcivescovo di Torino, Monsignor Roberto Repole spiega cosa rappresenta oggi la Sacra Sindone custodita a Torino. La regia è di Omar Pesenti.
Le iniziative della Diocesi di Torino
La serie è stata presentata questa mattina a Torino in una conferenza stampa nella quale l’arcivescovo mons. Roberto Repole ha illustrato le iniziative della Diocesi. L’arcivescovo ha invitato il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, cardinale Pierbattista Pizzaballa, a celebrare la festa liturgica della Sindone il prossimo 4 maggio. È anche il modo per festeggiare i primi cento anni di attività dell’Opera diocesana Pellegrinaggi.
Le parole di mons. Repole
«Per la Chiesa torinese – ha ricordato mons. Repole – la Sindone è un grande segno della fede e della speranza: quell’immagine richiama direttamente la passione di Cristo e la sua risurrezione, che ci coinvolge tutti. Per l’intera comunità civile torinese e piemontese Sindone significa anche patrimonio religioso e culturale, e forte elemento di richiamo di pellegrinaggio e di turismo».
«In molti si aspettano che, nell’ambito del Giubileo del 2025, ci sia anche un’ostensione pubblica della Sindone. Ma vorremmo realizzare, a maggio 2025, una proposta diversa. Sfruttando le opportunità del digitale, si offrirà a tutto il mondo l’occasione di un pellegrinaggio alla Sindone attraverso programmi dedicati e collegamenti speciali. E ci sarà, nel cuore di Torino, una ‘tenda della Sindone’ che, nei giorni della festa, offrirà ai torinesi e ai visitatori l’opportunità di conoscere il Telo, la sua storia e il suo significato.
I giovani
«C’è una categoria di persone – ha detto ancora mons. Repole – a cui guardiamo con grande attenzione: i giovani della nostra diocesi, che in questi ultimi mesi hanno partecipato al cammino di catechesi svolto in Duomo e al Santo Volto. Con loro stiamo studiando un momento di incontro particolare, di cui daremo conto via via che si procede nella preparazione».
L’arcivescovo ha sottolineato che l’impegno della Chiesa torinese per la Sindone va oltre la scadenza giubilare. Si tratta prima di tutto di garantire la qualità della conservazione; e poi di studiare e preparare condizioni migliori di «approccio» alla Sindone in occasione dei grandi pellegrinaggi. «È un lavoro complesso – ha detto Repole – di cui cominciamo solo ora a gettare le basi. Essendo la Sindone un patrimonio di tutto il nostro territorio continueremo a cercare la collaborazione con le istituzioni della città e della Regione, come accade dal 1998 in poi».