Estratto dell’articolo di Laura Belloni per Famiglia Cristiana
C’è chi vivrà una giornata di festa con le famiglie del gruppo, chi organizzerà un incontro per la cittadinanza e chi chiamerà a raccolta i vecchi amici per celebrare insieme la Messa. Tutti, a ogni modo, si riuniranno nei propri territori per rinnovare la Promessa: «Compiere il mio dovere verso Dio e il mio Paese, aiutare gli altri in ogni circostanza e osservare la Legge scout». Per le guide e gli scout cattolici dell’Agesci, più di 180 mila in tutta Italia, quest’anno il 4 maggio è una ricorrenza speciale, il cinquantesimo compleanno dell’associazione. «Non sarà un evento commemorativo quanto l’occasione per rinnovare l’impegno a educare le giovani e i giovani a costruire concretamente un mondo possibile e migliore», spiegano Daniela Ferrara e Fabrizio Marano, capo guida e capo scout d’Italia, 60 e 58 anni.
Dalla fondazione a Roma nel 1974, con l’unione delle preesistenti associazioni maschili e femminili, l’obiettivo è stato lo stesso: contribuire – secondo il principio dell’autoeducazione – alla crescita dei ragazzi come persone significative e felici. «Cosa rende la proposta ancora avvincente? Credo l’aver colto che al centro non ci sono le attività ma i ragazzi e il loro crescere a 360 gradi», dice Roberta Vincini, 55 anni, presidente del Comitato nazionale, che spiega: «La proposta Agesci segue la crescita di ciascuna persona secondo quattro aspetti fondamentali individuati dal fondatore dello scautismo, Robert Baden Powell: formazione del carattere, salute e forza fisica, abilità manuale e servizio al prossimo». (…)
In giro per i monti con zaino e tenda
In giro per i monti con lo zaino e la tenda, riuniti in cerchio attorno al fuoco, a spalare fango dopo le alluvioni o in corteo alle marce per la pace, i giovani di Agesci non passano inosservati. Ma, si capisce bene ascoltando i vertici, non è solo una questione di camicia azzurra e fazzolettone al collo. Il percorso scout accompagna dagli 8 ai 21 anni con una cadenza di incontri settimanali rinvigorita dai “campi”, le settimane estive e invernali vissute in stile essenziale e comunitario. Poi ci sono le tante occasioni di servizio nella comunità locale, sul territorio nazionale – in caso di calamità naturali o nell’accoglienza ai migranti, ad esempio – e all’estero, anche in Paesi toccati dalla guerra, come i Balcani negli anni Novanta e la Romania al confine con l’Ucraina, in questa estate 2024. (…)
Nel suo ultimo messaggio, il fondatore Baden Powell disse che «il vero modo di essere felici è quello di procurare la felicità agli altri», indicando la strada nel fare del proprio meglio in ogni circostanza. «Scommettiamo sul bene, cogliendo il potenziale dove altri oggi vedono solo fragilità: i ragazzi hanno molte competenze e desiderano fare cose significative per sé, per gli altri e il mondo. Se si accende la miccia sono loro stessi ad accendersi», chiude Vincini. «Per questo cerchiamo di aiutare ciascuno a conoscere sé stesso e i propri sogni: insieme, tutti possiamo contribuire alla costruzione di un mondo migliore». Cinquant’anni fa sembrava un sogno, oggi è realtà.