Serena Williams, una che di tennis ne capisce qualcosa (secondo me), ha avuto il coraggio di dirglielo: «Il tuo dritto è impressionante, potente e preciso. Vorrei aver avuto il tuo dritto». Ormai il mondo intero è appeso a Jannik Sinner: sembra persino difficile capire come riesca, un ragazzo, a fare vibrare con così tanta potenza il cuore di gente che, fin al giorno prima, confondeva la racchetta da tennis con il battitappeti di casa. Certo: non è una novità che il mondo sia allenatissimo in due specialità: nel saltare sopra il carro del vincitore di turno e nella localizzazione delle crepe altrui. La prima specialità consente di strappare qualche applauso immeritato; la seconda di scaricare la frustrazione repressa. In entrambe, va detto, non occorre chissà quale sforzo atletico: basta rimanere sul divano armati di un telecomando o di una tastiera e il gioco è presto fatto.
IL fenomeno Sinner
Il “fenomeno Sinner”, che Jannik non considera affatto fenomeno, lascia in dote una curiosità, però: il fatto che a far parlare non siano tanto le vittorie (che sono uno spettacolo di adrenalina, di magia e di competenza atletica) quanto la sua filosofia. Basta un suo piccolissimo gesto per sfornare articoli di giornale e servizi televisivi. Lui, da parte sua, ricorda come questi gesti abbiamo sempre fatto parte della vita: il palleggio con un ragazzo disabile, un ombrello tenuto ad una raccattapalle, una semplice gentilezza verso i tifosi, l’accorgersi – mentre gioca – che un tifoso sta male. Per lui sono gesti spontanei: probabilmente, in Val Pusteria, qualcuno gli avrà pure insegnato che l’unica bellezza che dura è la gentilezza. Che non è una grandissima cosa ma un milione di piccole cosette.
La gentilezza
Apparentemente scontata – “Un trattato di filosofia per un ombrello tenuto ad una raccattapalle?” penserà qualcuno -, non lo è poi così tanto se così tanto rumore produce la gentilezza dei gesti del tennista. Facendola diventare la sua arma di seduzione di massa: il motivo d’intrigo, la molla di attrazione anche per chi, come il sottoscritto, non ha mai amato questo sport. Fino a prima di Jannik, il tennista gentile che, senza accorgersene e pure stupendosi, sta mostrando al mondo quant’è malato di goffaggine il mondo se per fargli battere il cuore basta un atto di gentilezza: «Praticate gentilezza a casaccio – scrisse Anne Herbert – e atti di bellezza privi di senso». Ci sono poche cose che fanno davvero bene al mondo delle persone: la gentilezza è una di queste. Soprattutto se inaspettata e spontanea: proprio come fosse la cosa più normale. Perchè, per te, magari lo è davvero: ci sei cresciuto con quella gentilezza addosso. Ce l’ha proprio cucita. (Sulla strada di Emmaus).