Un lungo cammino dal mare all’Appennino romagnolo. La gran parte del territorio coperto dal percorso: “Viae Misericordiae ad Iesum per Mariam” ha come sistema di riferimento quello naturale delle Vallate che più si presta a inquadrare unità storico-geografiche autonome. Sono infatti i fiumi con le loro vallate a costituire sin dall’epoca protostorica, i poli di insediamento per le popolazioni attirate dalla possibilità di rifornirsi facilmente d’acqua e sfruttare le bisettrici che attraversano longitudinalmente le vallate: Valle del Marzeno, Valle Lamone, Valle Senio e Valle Sintria e Samoggia, come naturali percorsi di collegamento tra i singoli nuclei di addensamento demografico. La vallata del Lamone assume particolare importanza rispetto a quelle contigue per la sua funzione di transito nella zona montana faentina. Costituisce fin dall’antichità un’attrazione demografica e una direttrice di traffico commerciale tra la Pianura Padana e il Tirreno da Faenza verso i centri più interni della valle dell’Arno. Tale direttrice corrisponde alla strada municipale del II sec. a. C. che si sviluppa come il naturale prolungamento del cardo maximus di Faenza, costeggiando il corso del Lamone e percorrendo presumibilmente l’attuale tracciato fino a Firenze. (Quarantolo) Quartolo, il Rio di Quarto, il Rio di Quinto sono tutti toponimi che ricordano le distanze dalle pietre miliari poste nella zona di Fognano.
La storia
Un primo avvio alla modifica del paesaggio si ebbe nei secoli centrali del medioevo (XII-XIII) quando un forte aumento demografico spinse a trasformare a coltura nuovi territori. Il conseguente sviluppo economico e agricolo fu un fenomeno intrinseco. La disseminazione degli insediamenti umani tardo antichi e medioevali nelle valli faentine o meglio nella Romagna Faentina si rifletteva sulla maglia delle istituzioni ecclesiastiche distribuite sul territorio in modo altrettanto capillare quanto gli aggregati demici.
Le chiese
La fondazione di chiese e cappelle scandiva le tappe del popolamento rurale; ne sono un esempio: Pieve di Tho, o meglio la Pieve di San Giovanni in Ottavo (Brisighella), S. Maria in Rontana (Rontana), S.Stefano in Juvarino (Modigliana) e altri. Nell’alto medioevo, questi centri ecclesiastici disegnarono sul territorio la propria impronta organizzativa ponendosi come punti nodali di riferimento amministrativo, economico, insediativo. Un altro fenomeno è quello dell’incastellamento, il proliferare cioè di castelli come centri di potere signorile in grado di esercitare, sulla base locale, una importante funzione aggregativa (Castel Raniero, Pergola, Oriolo, Brisighella e altri). La diffusione di castelli in rapporto alla situazione geografica e ambientale induce a ritenere che la bassa e media collina fosse preferita dal punto di vista insediativo alle zone di montagna. Le modalità insediative erano prevalentemente quelle di occupare rilievi relativamente bassi all’imbocco delle valli o ai primi contrafforti per esercitare una funzione di controllo. Proseguendo verso la Bassa Romagna (area pianeggiante che va dalle valli Appenniniche verso il mare Adriatico), tra il fiume Lamone e il Senio troviamo Le “Valles Argentensium”6 e i porti. Pur essendo molto cambiato rispetto ai primi secoli dopo il Mille, il territorio della Bassa Romagna conserva testimonianze che rimandano alle vie degli antichi pellegrini in viaggio verso la capitale della Cristianità.
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