Attacchi, anche blasfemi, commenti ai limiti della decenza, vere e proprie shitstorm lanciate contro istituzioni ecclesiastiche vaticane. Anche il Vaticano, il Papa e i suoi canali social sono vittime di assalti in Rete, a volte dettati solo da singoli utenti che navigano le acque movimentate dei social, altre volte sono invece orchestrati nell’ambito di teorie cospirazioniste, o da movimenti supertradizionalisti e ultraconservatori interni allo stesso campo ecclesiale che proprio in internet hanno trovato la loro maggiore ribalta.
Il libro
Finora, di fronte a tutta questa “confusione” e “disinformazione” come la definisce Fabrizio Mastrofini, autore di “Followers contro. Twitter scompiglia la Chiesa”, edito da Marcianum Press con la prefazione di Paolo Ruffini, direttore della Comunicazione vaticana, e la postfazione di Fabio Bolzetta, la Chiesa aveva mostrato un atteggiamento di accondiscendenza senza mai entrare troppo in questa arena scivolosa e lastricata di aculei. Fabrizio Mastrofini, curatore della comunicazione della Pontificia Accademia della Vita, partendo dall’analisi accurata di un caso di studio, un tweet del 12 settembre 2020, che ha avviato un livello di dibattito e di polemica molto accentuati, i cui effetti durano a distanza di anni, prova invece a dare, per la prima volta, una risposta ragionata e al servizio delle istituzioni cattoliche confrontate dal fenomeno, che sa anche un po’ di riscossa.
La prefazione
“Il disordine informativo, che questo libro mette a tema – si legge nella prefazione -, è una precisa strategia che mira a diffondere informazioni false, screditare persone con ruoli pubblici, enti e istituzioni anche di governo, fino al punto che attraverso i canali social, dove le notizie fasulle vengono ripetute e moltiplicate, non si riesce quasi più a distinguere il falso dal vero e dal verosimile. Quando è applicato per fini economici o politici – prosegue -, il disordine informativo ha pesanti ripercussioni sulla democrazia, sulla tenuta democratica, sulla capacità di prendere decisioni basate su presupposti verificati. Quanto più il cittadino sarà ignaro dei meccanismi che agiscono per condizionarne la visione, il voto, la percezione della realtà, tanto più resterà nelle mani delle frasi fatte e della propaganda demagogica di turno. È un fenomeno che agisce in Occidente ma non solo, e vale anche per la religione nel momento in cui – ad esempio nel pontificato di Papa Francesco – denuncia l’ingiustizia, il sottosviluppo, il disastro ambientale nell’impegno per la cura delle persone e del pianeta”. Insomma, è forse arrivato il momento di parlare di guerra ibrida contro Francesco anche in Vaticano. Il caso di scuola è quello di un tweet del 12 settembre 2020 scaturito dalla tragica morte del giovane Willy Monteiro.
I commenti
“Per la lingua italiana i commenti si dividono in due categorie. La prima è la categoria degli insulti o comunque delle critiche accese, senza replica, senza possibilità di discussione. La seconda categoria appartiene a quei commenti che cercano di argomentare o discutere il tema. Tra gli esempi del primo tipo di commenti e del linguaggio, troviamo affermazioni di questo genere: Blasfemia. Vade Retro. Ridateci Ratzinger!!! Maledetti bestemmiatori… Iconoclastia”. “Chi cerca di argomentare – continua Mastrofini – utilizza espressioni tra il disgusto, il disprezzo, il tono canzonatorio, l’offesa oscena. Altri commenti vanno nella direzione di una critica politico-religiosa, mescolata a sarcasmo e scurrilità”. Nella postfazione, Fabio Bolzetta, presidente del Weca, associazione WebCattolici italiani lancia la proposta di “lavorare per una bioetica dell’informazione e della comunicazione globale”.