13 maggio 1917, Una piccola cittadina adagiata, rincantucciata, si potrebbe dire, nell’altopiano della Sierra de Aire, in Portogallo. Niente che evochi ricchezze o grandezze del passato se non, forse, l’eco leggendaria del nome: Fatima, dal nome della figlia del governatore arabo di Alcacer, della quale si era innamorato un cavaliere delle truppe di don Alfonso Henriques, discendente di una nobile famiglia della città di Ourem.
A Fatima non ci sono opere d’arte, ne’ circoli culturali, ne’ chiese famose. Intorno campi, villaggi, il paesaggio arido tipico della Sierra, piccole case sparse e collegate attraverso stradine tortuose. Ma qui si verificheranno alcune dei fatti più straordinari della storia della Chiesa e non solo. Anzi, in un luogo ancora più nascosto, appartato, sperduto tra pascoli aspri e distese battute da venti e piogge: Cova de Iria, buono per i pascoli, percorso da gente umile, da bambini mandati a governare le bestie. Da oltre 100 anni gli eventi di Fatima interrogano, stupiscono, meravigliano, convertono.
E quel 13 maggio diventano una data, e un luogo, che assumono un significato universale, che getterà la propria la luce su infinite storie personali e sulla Storia comune, sulle vicende di Stati e regimi, di Pontefici e della Chiesa.
Su Fatima e i suoi protagonisti sono state scritti volumi in grado di riempire intere biblioteche, ma esistono opere che, sebbene probabilmente un po’ datate, si imprimono fortemente nella memoria e la loro lettura rappresenta un’esperienza emozionante, oltre che un aiuto prezioso per incrementare o aggiornare le nostre conoscenze sugli eventi legati a Fatima.
Il saggio
E’ il caso di un saggio che torna in libreria per le Edizioni Ares (traduzione e cura di Luigi Vassallo) ossia l’edizione italiana de “La Madonna di Fatima”: la prima, accurata inchiesta e ricostruzione storica delle apparizioni ai tre Pastorelli nella Cova da Iria, scritta dallo storico statunitense William Thomas Walsh, pubblicata per la prima volta nel 1947 in inglese e tradotta in tutte le principali lingue.
Abbiamo parlato di “saggio”; in realtà si tratta di qualcosa di più. Un saggio che è anche racconto, diario, testimonianza. L’autore infatti si ripropone di ricostruire accuratamente quei giorni straordinari in cui il Cielo realmente ha fatto irruzione nella storia e nella umile quotidianità di tre bambini, Giacinta, Francesco e Lucia, che vivono con le loro famiglie pascolando greggi. Segue i passi dei piccoli lungo i sentieri che percorrono ogni giorno , ci conduce dentro le case, nei loro incontri, nei loro discorsi, persino nei loro pensieri e nelle anime che il contatto con il Mistero dilata all’infinito. Diventa testimone, con una grande vivacità di linguaggio e di narrazione, e il lettore a sua volta diventa testimone insieme a lui, della vita quotidiana e dell’eccezionale destino dei tre bambini, un destino non di gloria e di fortuna, ma di sofferenza, di patimenti che accettano di affrontare per amore di Gesù, come ha chiesto loro la Madre.
Le apparizioni
Le apparizioni mariane del piccolo paese portoghese, per inciso, offrono l’occasione per ricordare che appena qualche giorno fa è stato presentato il documento del Dicastero della Dottrina della Fede, controfirmato dal Papa, in cui restringe il campo della dichiarazione di “soprannaturalità” di vari fenomeni, a cominciare proprio dalle apparizioni. In estrema sintesi sarà solo Papa Francesco a poter decidere “in via del tutto eccezionale” la dichiarazione di soprannaturalità. Né il vescovo locale né il Vaticano potranno più emanare “una dichiarazione circa la soprannaturalità del fenomeno” cioè “la possibilità di affermare con certezza morale che esso proviene da una decisione di Dio”. Potrà esserci “la concessione di un Nihil obstat”, ovvero una dichiarazione scritta rilasciata da un’autorità ecclesiastica o giuridica competente che attesta l’esistenza di certi presupposti.
Tornando al libro di Walsh, nell’introduzione di Luigi Vassallo viene messo in rilievo il fatto che il messaggio, l’appello affidato dalla Signora ai tre pastorelli, è “semplice e diretto” e fa bene anche a noi, lettori di questi tempi smarriti e confusi, ascoltarlo, in questa lingua diretta, che non teme di chiamare le cose con il loro nome: Dio, il peccato, l’amore e il dolore, l’inferno e il Cielo, la conversione e la penitenza. Quelle categorie essenziali dell’esperienza spirituale che a volte vengono sfumate e relativizzate in un discorso religiosopoliticamente corretto, la Madonna le ha presentate senza mezzi termini a tre bambini, perché se ne facessero ambasciatori al mondo e al nostro tempo”.
Dunque, da Fatima ancora il richiamo a chiamare le cose con il loro vero nome, senza infingimenti e senza rispetto umano, nel senso di tenere in considerazione il pensiero dominante, sempre più pensiero unico oggi, e il giudizio del mondo. A Fatima vengono mostrare, senza veli, gli orrori di un’esistenza abbandonata all’errore e alla dimenticanza di Dio. Esistenza di ciascuno, esistenza dei popoli. La Madonna aveva avvertito che la china dell’umanità senza freni votata alla guerra e al buio dei totalitarismi. Un baratro in cui sempre l’uomo può precipitare.
Questa storia contiene molti segreti, e non solo i Segreti che sono stati affidati da Maria ai tre piccoli. Ci sono misteriosi intrecci che arrivano fino al pontificato di san Giovanni Paolo II – quella “mano” giunta dall’alto a deviare la pallottola che in piazza San Pietro il 13 maggio (festa della Madonna di Fatima) 1981 avrebbe ucciso papa Giovanni Paolo II – e fino ai nostri giorni. Del resto papa Benedetto XVI l’aveva detto con chiarezza: “Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa”. (ACI Stampa).