“Nel nostro ministero ecclesiale di tutela, la vicinanza alle vittime di abuso non è un concetto astratto: è una realtà molto concreta, fatta di ascolto, di interventi, di prevenzione, di aiuto”, “non deve accadere che questi fratelli e sorelle non vengano accolti e ascoltati, perché questo può aggravare moltissimo la loro sofferenza. C’è bisogno di prendersene cura con un impegno personale, così come è necessario che ciò sia portato avanti con l’aiuto di collaboratori competenti”. E’ quanto raccomanda Papa Francesco ai membri della Pontificia commissione per la tutela dei minori, ricevuti in udienza.
La Chiesa sia sempre dappertutto
“Avete dedicato tempo e impegno a completare il Rapporto Annuale sulle Politiche e le Procedure di Tutela nella Chiesa – afferma il Papa nel discorso -, che vi ho chiesto di preparare. Esso non dovrebbe essere semplicemente un documento in più, ma aiutarci a capire meglio il lavoro che ancora ci attende. Di fronte allo scandalo degli abusi e alla sofferenza delle vittime potremmo scoraggiarci, perché la sfida di ricostruire il tessuto di vite infrante e di guarire il dolore è grande e complessa. Ma non deve venire meno il nostro impegno; anzi, vi incoraggio ad andare avanti, perché la Chiesa sia sempre e dappertutto un luogo dove ciascuno possa sentirsi a casa e ogni persona sia ritenuta sacra”.
“Per vivere bene questo servizio – ha continuato – dobbiamo fare nostri i sentimenti di Cristo: la sua compassione”, “anche noi, impariamolo: non possiamo aiutare un altro a portare i suoi pesi senza metterli sulle nostre spalle, senza praticare la vicinanza e la compassione”. “Siamo chiamati tutti, in particolare le autorità ecclesiastiche – ha quindi esortato – a conoscere direttamente l’impatto degli abusi e a lasciarci scuotere dalla sofferenza delle vittime, ascoltando direttamente la loro voce e praticando quella prossimità che, attraverso scelte concrete, le sollevi, le aiuti e prepari un futuro diverso per tutti”.
Il Papa ha ancora il raffreddore
Con un filo di voce il Papa, in spagnolo, ha spiegato di essere ancora “raffreddato”. Anche oggi, in occasione dell’udienza alla Commissione vaticana anti abusi, il discorso è stato affidato ad un suo collaboratore.
Basta vittime innocenti
“Di fronte a tante vittime, distruzione, lacrime in tanti popoli devastati dalla guerra, penso alla martirizzata Ucraina, ma anche alla Palestina, a Israele, vi ringrazio per l’iniziativa di questo concerto di pace. Ringrazio gli artisti che hanno unito il talento a tanta generosità per aiutare vittime innocenti, ma soprattutto perché hanno dimostrato che l’arte e la musica possono diventare messaggeri, strumento di pace per costruire ponti. Grazie per non esservi voltati dall’altra parte, grazie per esservi impegnati con quanti stanno subendo direttamente gli effetti delle guerre”. Lo dice papa Francesco in un videomessaggio inviato ai partecipanti al Concerto Cadena 100 Por La Paz, che avrà luogo sabato 9 marzo al Centro WiZink a Madrid. “Grazie a “Cadena 100″ per averlo organizzato, e a tutti coloro che generosamente forniscono aiuto umanitario a più di 200 famiglie colpite dalla guerra, in Cisgiordania”.
La Chiesa ha bisogno delle donne,avanti ma senza strappi
“Mi preme anche ‘ricordare tante donne sconosciute o dimenticate le quali, ciascuna a modo suo, hanno sostenuto e trasformato famiglie e comunità con la forza della loro testimonianza’. E la Chiesa ha bisogno di questo, perché la Chiesa è donna: figlia, sposa e madre, e chi più della donna può rivelarne il volto? Aiutiamoci, senza forzature e senza strappi,ma con accurato discernimento, a individuare vie adeguate perché la grandezza e il ruolo delle donne siano maggiormente valorizzati nel Popolo di Dio”.
Lo dice Papa Francesco, nel discorso letto da un collaboratore, ai partecipanti al Congresso Internazionale Interuniversitario “Donne nella Chiesa: artefici dell’umano”. “Avete scelto un’espressione particolare per intitolare il vostro Convegno, definendo le donne “Artefici dell’umano”- aggiunge il testo -. Sono parole che richiamano ancora più chiaramente la natura della loro vocazione: quella di essere ‘artigiane’, collaboratrici del Creatore a servizio della vita, del bene comune, della pace”.