“Fratelli e sorelle, essere ‘in uscita’ significa per ciascuno di noi diventare, come Gesù, una porta aperta. È triste e fa male vedere porte chiuse: le porte chiuse del nostro egoismo verso chi ci cammina accanto ogni giorno; le porte chiuse del nostro individualismo in una società che rischia di atrofizzarsi nella solitudine; le porte chiuse della nostra indifferenza nei confronti di chi è nella sofferenza e nella povertà; le porte chiuse verso chi è straniero, diverso, migrante, povero”. Lo ha detto papa Francesco nell’omelia della messa in Piazza Kossuth Lajos, a Budapest. Il Pontefice rientrerà questa sera a Roma. Il viaggio pastorale era cominciato venerdì.
E’ triste vedere le porte chiuse ai migranti
“E perfino le porte chiuse delle nostre comunità ecclesiali – ha proseguito il Pontefice -:
chiuse tra di noi, chiuse verso il mondo, chiuse verso chi ‘non è in regola’, chiuse verso chi anela al perdono di Dio”. “Per favore: apriamo le porte!”, ha aggiunto, “Cerchiamo di essere anche noi – con le parole, i gesti, le attività quotidiane – come Gesù: una porta aperta, una porta che non viene mai sbattuta in faccia a nessuno, una porta che permette a tutti di entrare a sperimentare la bellezza dell’amore e del perdono del Signore”. “Ripeto questo soprattutto a me stesso, ai fratelli vescovi e sacerdoti: a noi pastori”, ha detto ancora Francesco. “Perché il pastore, dice Gesù, non è un brigante o un ladro; non approfitta, cioè, del suo ruolo, non opprime il gregge che gli è affidato, non ‘ruba’ lo spazio ai fratelli laici, non esercita un’autorità rigida”. “Incoraggiamoci ad essere porte sempre più aperte: ‘facilitatori’ della grazia di Dio, esperti di vicinanza”, ha esortato. “Lo dico anche ai fratelli e alle sorelle laici, ai catechisti, agli operatori pastorali, a chi ha responsabilità politiche e sociali, a coloro che semplicemente portano avanti la loro vita quotidiana, talvolta con fatica: siate porte aperte”, ha concluso il Papa. “Lasciamo entrare nel cuore il Signore della vita, la sua Parola che consola e guarisce, per poi uscire fuori ed essere noi stessi porte aperte nella società. Essere aperti e inclusivi gli uni verso gli altri, per aiutare l’Ungheria a crescere nella fraternità, via della pace”.
Presenti Orban e il metropolita ortodosso Hilarion
Ci sono anche la Presidente ungherese Katalin Novak e il Primo Ministro Viktor Orban alla messa che il Papa presiede a Piazza Kossuth Lajos, a Budapest. Anche il metropolita ortodosso Hilarion di Budapest e dell’Ungheria è presente alla messa.
Il Regina Coeli
ll Papa al termine della messa ha pronunciato il Regina Coeli. “Saluto la Signora Presidente, il Primo Ministro e le Autorità presenti. Ormai prossimo a rientrare a Roma, desidero esprimere riconoscenza a loro, ai fratelli Vescovi, ai sacerdoti, alle consacrate e ai consacrati e a tutto l’amato popolo ungherese per l’accoglienza e per l’affetto che ho provato in questi giorni”. Lo ha detto papa Francesco al termine della messa in Piazza Kossuth Lajos, a Budapest, prima della recita del Regina Caeli. “Ed esprimo gratitudine a chi è giunto qui da lontano e a chi ha tanto, e tanto bene, lavorato per questa visita. A tutti dico: grazie, Dio vi ricompensi!”. “Saluto i Diplomatici e i fratelli e le sorelle di altre confessioni cristiane. Grazie per la vostra presenza e grazie perché in questo Paese confessioni e religioni diverse si incontrano e si sostengono a vicenda”, ha aggiunto Francesco. “È bello che i confini non rappresentino frontiere che separano, ma zone di contatto; e che i credenti in Cristo mettano al primo posto la carità che unisce e non le differenze storiche, culturali e religiose che dividono – ha sottolineato -. Ci accomuna il Vangelo ed è tornando lì, alle sorgenti, che il cammino tra i cristiani proseguirà secondo la volontà di Gesù, Buon Pastore che ci vuole uniti in un solo gregge”.
La preghiera alla Madonna
“Ci rivolgiamo ora alla Madonna. A lei, Magna Domina Hungarorum, che invocate come Regina e Patrona, affido tutti gli ungheresi. E da questa grande città e da questo nobile Paese vorrei riporre nel suo cuore la fede e il futuro dell’intero Continente europeo, a cui ho pensato in questi giorni, e in modo particolare la causa della pace”. Così il Papa al Regina Caeli, a Budapest. “Santa Vergine, guarda ai popoli che più soffrono – ha invocato -. Guarda soprattutto al vicino martoriato popolo ucraino e al popolo russo, a te consacrati. Tu sei la Regina della pace, infondi nei cuori degli uomini e dei responsabili delle Nazioni il desiderio di costruire la pace, di dare alle giovani generazioni un futuro di speranza, non di guerra; un avvenire pieno di culle, non di tombe; un mondo di fratelli, non di muri”.
Rivedi il Regina Coeli a Budapest.