Durante l’urbi et orbi di Pasqua, Papa Francesco aveva fatto un appello per la liberazione dei prigionieri di guerra in Ucraina e Russia, secondo la formula del “tutti per tutti”. Adesso, riprendendo il tema dei prigionieri di guerra al termine dell’udienza generale del mercoledì, aggiunge una preghiera particolare per i prigionieri di guerra che sono torturati.
“La tortura dei prigionieri – ha detto Papa Francesco – è una cosa bruttissima, non è umana. Pensiamo a tante torture che feriscono la dignità della persona, e a tanti torturati”. Papa Francesco aveva rivolto appena prima il pensiero alle popolazioni in guerra, “alla Terrasanta, Palestina e Israele, all’Ucraina, la martoriata Ucraina”. Aveva poi pregato che “il Signore doni la volontà” di liberare tutti i prigionieri di guerra.
La temperanza
La temperanza è la virtù della giusta misura, di colui che è intelligente, che non fa della stima degli altri la misura di tutte le cose, che domina gli istinti e sa controllare comunque questa irascibilità. Papa Francesco conclude il ciclo delle catechesi sulle virtù cardinali affrontando la temperanza, e si produce in un grande elogio della persona temperante e delle sue caratteristiche, perché la persona temperante è “sempre affidabile” e quella che non lo è semplicemente no, e il temperante “riesce a tenere insieme gli estremi”, perché sì, “rivendica i valori non negoziabili, ma sa anche comprendere le persone e dimostra empatia per esse”.
L’udienza generale
È un assolato mercoledì di aprile, quello che accoglie Papa francesco nel consueto giro in piazza San Pietro prima dell’udienza generale. Molti i pellegrini arrivati, che salutano il Papa mentre in Papamobile fende la folla. Cosa è la temperanza dunque? È “la capacità di autodominio”, spiega il Papa, ovvero l’arte di “non farsi travolgere da passioni ribelli”, ovvero ancora “la virtù della giusta misura”, tanto che la persona temperante “in ogni situazione, si comporta con saggezza, perché le persone che agiscono mosse sempre dall’impeto e dall’esuberanza sono inaffidabili”.
Nota Papa Francesco: “In un mondo dove tanta gente si vanta di dire quello che pensa, la persona temperante preferisce invece pensare quello che dice. Non fa promesse a vanvera, ma assume impegni nella misura in cui li può soddisfare”. Papa Francesco apprezza anche la ricerca della giusta misura nel vivere i piaceri, perché “il libero corso delle pulsioni e la totale licenza accordata ai piaceri, finiscono per ritorcersi contro noi stessi, facendoci precipitare in uno stato di noia”.
Le parole di Papa Francesco
Non solo. La persona temperante “sa pesare e dosare bene le parole” e “non permette che un momento di rabbia rovini relazioni e amicizie che poi solo con fatica potranno essere ricostruite. Specialmente nella vita famigliare, dove le inibizioni si abbassano, tutti corriamo il rischio di non tenere a freno tensioni, irritazioni, arrabbiature”. La giusta misura va applicata anche nel parlare e il tacere, perché “se la persona temperante sa controllare la propria irascibilità, non per questo la vedremo perennemente con il volto pacifico e sorridente”. Anzi, “qualche volta è necessario indignarsi, ma sempre nella giusta maniera”, in quanto “una parola di rimprovero a volte è più salutare rispetto a un silenzio acido e rancoroso”.
Insomma, “il temperante sa che nulla è più scomodo del correggere un altro, ma sa anche che è necessario: altrimenti si offrirebbe libero campo al male”. Papa Francesco sottolinea infine che “in certi casi, il temperante riesce a tenere insieme gli estremi: afferma i principi assoluti, rivendica i valori non negoziabili, ma sa anche comprendere le persone e dimostra empatia per esse”. Insomma, il temperante ha il dono dell’equilibrio, qualità “rara”, dice Papa Francesco, perché “tutto, infatti, nel nostro mondo spinge all’eccesso. Invece la temperanza si sposa bene con atteggiamenti evangelici quali la piccolezza, la discrezione, il nascondimento, la mitezza”.
Infine, “chi è temperante apprezza la stima degli altri, ma non ne fa l’unico criterio di ogni azione e di ogni parola. È sensibile, sa piangere e non se ne vergogna, ma non si piange addosso. Sconfitto, si rialza; vincitore, è capace di tornare alla vita nascosta di sempre”. E “non cerca gli applausi, ma sa di avere bisogno degli altri”.
Conclude Papa Francesco: “Non è vero che la temperanza rende grigi e privi di gioie. Anzi, fa gustare meglio i beni della vita: lo stare insieme a tavola, la tenerezza di certe amicizie, la confidenza con le persone sagge, lo stupore per le bellezze del creato. La felicità con la temperanza è letizia che fiorisce nel cuore di chi riconosce e dà valore a ciò che più conta nella vita”. (ACI Stampa).
Rivedi l’Udienza Generale del 17 aprile 2024