Queste sono le parole pronunciate oggi da Papa Francesco durante le udienze cominciate alle 8.00 con il Presidente della Bulgaria, Rumen Radev.
L’UDIENZA CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI BULGARIA
Papa Francesco ha ricevuto in udienza oggi in Vaticano il presidente della Repubblica di Bulgaria, Rumen Radev, con la consorte e il seguito. Il colloquio privato tra i due nella Sala della Biblioteca del Palazzo apostolico è durato 35 minuti. Al termine, dopo la presentazione della delegazione bulgara, c’è stato lo scambio dei doni. Il Papa ha donato al presidente bulgaro un bassorilievo in bronzo dal titolo “Dialogo tra generazioni”. Quindi i volumi dei documenti papali, il Messaggio per la Giornata mondiale della Pace di quest’anno e il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della Lev. Radev ha invece offerto al Pontefice un’icona dei Santi Cirillo e Metodio. Conclusa l’udienza del Pontefice, la delegazione bulgara si è recata ai colloqui in Segreteria di Stato
L’Udienza con le Suore Ospedaliere del S. Cuore e delle Figlie di San Camillo
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza le partecipanti ai Capitoli Generali delle Suore Ospedaliere del S. Cuore e delle Figlie di San Camillo. Questo il discorso che ha pronunciato:
Questo tempo è il tempo dei Capitoli, fino a luglio, e per questo devo farne due insieme perché non c’è tempo, sono tante… Ma avanti, coraggio! Sono contento di accogliervi in occasione dei vostri Capitoli Generali. Questo è un momento di grazia: per voi, per le sorelle che rappresentate e per la Chiesa intera.
È una bella trovata della Provvidenza questa di farvi incontrare qui, con il Vescovo di Roma, a rendere grazie al Signore, a chiedergli luce per discernere la sua volontà e a rinnovare il vostro impegno a servizio della Chiesa. All’inizio dei vostri cammini ci sono due storie entusiasmanti, nelle quali si vede come l’audacia di fondatrici e fondatori, sotto l’azione dello Spirito Santo, può realizzare opere grandi, lanciandosi là dove la carità chiama, senza fare troppi calcoli, con la “pazzia santa dell’amore”. E se manca l’amore siamo finiti!
È il caso di Maria Angustias Gimenez, della Venerabile Maria Josefa Recio e di San Benedetto Menni, che nel 1881, ispirandosi al carisma di San Giovanni di Dio, in una Spagna travagliata da difficoltà e divisioni, hanno iniziato un’opera di avanguardia per quei tempi, a servizio degli ultimi fra gli ultimi: i malati di mente. Questa è una cosa bella, senza interessi umani. Così nascevano le Suore Ospedaliere del Sacro Cuore. E da allora voi avete continuato la loro missione, estendendo l’assistenza a sempre nuove sofferenze e povertà, per rendere presente la misericordia di Dio nella pratica dell’ospitalità, con una particolare attenzione al recupero e alla riabilitazione integrale delle persone. E lo fate cercando di coinvolgere tutti – malati, famiglie, medici, suore, volontari e altri – in un clima “di comunità” in cui ciascuno è partecipe e contribuisce al bene degli altri. Questo è bello, perché così tutti guariscono insieme, ciascuno secondo il suo bisogno e le ferite che porta. Non dimentichiamolo mai, per favore: tutti abbiamo bisogno di guarigione, tutti, e prenderci cura degli altri ci fa bene.
Non molti anni dopo la fondazione delle Suore Ospedaliere, nel 1892, a Roma, un’altra donna, Santa Giuseppina Vannini, ispirandosi questa volta a San Camillo de Lellis, assieme al Beato Luigi Tezza – che era sepolto a Buenos Aires, ho visitato la sua tomba –, dava vita alla Congregazione delle Figlie di San Camillo, pure dedite all’assistenza dei malati. Io sono stato ricoverato da loro, quando mi hanno fatto gli interventi. Questa donna sapeva bene cos’è il dolore: nella sua vita aveva sofferto tanto a causa della poca salute e per molti altri motivi. Solo con l’aiuto di Dio e di persone buone aveva potuto farcela, e perciò amava ripetere: “la sofferenza è vinta soltanto dall’amore”. Così, ha affidato i malati al vostro amore, prima e indispensabile medicina di ogni luogo di cura; anzi, con il quarto voto di assistenza agli infermi, li ha messi al cuore della vostra consacrazione. Mi diceva un prete che era stato ricoverato da voi: “Queste suore credono, credono!”.
Care sorelle, tutto questo è un segno, è un invito, nel discernimento dei vostri Capitoli, a non aver paura, a lasciarvi spingere dalla stessa audacia delle vostre fondatrici e fondatori, a osare, a rischiare – osare, rischiare! – per il bene dei fratelli e delle sorelle che Dio mette sulla vostra strada. Osate, senza timore, e lasciatevi interrogare dalle nuove povertà del nostro tempo: ce ne sono tante! Così metterete a frutto la grande e ricca eredità che avete ricevuto, e la manterrete sempre viva e giovane.
Grazie! Grazie per il vostro lavoro. Per favore, non perdere la gioia, non perdere il sorriso e la gioia del cuore. Vi benedico di cuore. E per favore vi chiedo di pregare per me. Grazie.
L’udienza con la presidente della Repubblica di Macedonia del Nord
Papa Francesco ha ricevuto in udienza in Vaticano la presidente della Repubblica di Macedonia del Nord, Gordana Siljanovska-Davkova, accompagnata dal seguito. Il colloquio privato tra i due nella Sala sella Biblioteca del Palazzo Apostolico è durato 35 minuti. Al termine, dopo la presentazione della delegazione macedone, c’è stato lo scambio dei doni. Il Papa ha donato alla presidente un bassorilievo in bronzo dal titolo “Accoglienza”. Quindi i volumi dei documenti papali, il Messaggio della Giornata mondiale per la Pace di quest’anno, e il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020, a cura della Lev.
La capo di Stato macedone ha invece offerto al Pontefice un’icona della Madonna Pelagonitissa e un bassorilievo in legno, opera di artigiani locali. Conclusa l’udienza del Papa, la delegazione macedone si è recata ai colloqui in Segreteria di Stato.
Il discorso inviato alla rete mondiale di religiose anti-tratta
“Nel mio cuore c’è tanta gratitudine per quanto fate, sia ognuno personalmente sia tutti insieme, per sconfiggere la tratta di persone, una delle piaghe più terribili del nostro tempo”. Lo afferma Papa Francesco nel discorso inviato ai partecipanti all’assemblea generale di “Talitha Kum”, la rete mondiale di religiose anti-tratta, svoltasi a Sacrofano (Roma). “La tratta di persone è un male “sistemico”, e quindi possiamo e dobbiamo eliminarlo mediante un approccio sistematico a molteplici livelli – dice il papa -. La tratta si rafforza con le guerre e i conflitti, trae beneficio dagli effetti dei cambiamenti climatici, dalle disparità socio-economiche, approfitta della vulnerabilità delle persone costrette a migrare e della condizione di disuguaglianza in cui si trovano, soprattutto, donne e bambine. La tratta è un’attività che non rispetta e non guarda in faccia a nessuno, garantendo grandi profitti a persone senza scrupoli morali. La tratta è in continua evoluzione e trova sempre nuovi modi per svilupparsi, com’è accaduto durante la pandemia”.
Ma secondo Francesco, “possiamo riuscire ad eliminarla. Occorre proseguire sulla scia di come avete sempre fatto voi di Talitha Kum: metterci a fianco delle vittime, ascoltarle, aiutarle a rialzarsi e, insieme, agire contro la tratta. Per essere davvero efficaci contro questo fenomeno criminale tanto odioso è necessario essere una comunità”. “Talitha Kum è diventata una rete capillare e globale e, nel medesimo tempo, anche ben radicata nelle Chiese locali – aggiunge il Pontefice -. Essa è diventata un punto di riferimento per le vittime, per le loro famiglie, per le persone a rischio e per le comunità più vulnerabili. Inoltre, i vostri appelli costituiscono un forte richiamo alla responsabilità per Governi e istituzioni nazionali e locali”. “Vi incoraggio a proseguire su questa strada, portando avanti le azioni di prevenzione e cura e intessendo tante preziose relazioni, indispensabili per contrastare e sconfiggere la tratta”, conclude.
L’udienza con i partecipanti al Congresso di chirurgia plastica dell’Associazione Ex-alunni del professore e luminare brasiliano Ivo Pitanguy (Aexpi)
“Vi accolgo con il sorriso sulle labbra, naturale, non ritoccato!”. Queste le parole di Papa Francesco, ricevendo oggi in udienza in Vaticano i partecipanti al Congresso di chirurgia plastica dell’Associazione Ex-alunni del professore e luminare brasiliano Ivo Pitanguy (Aexpi). “In uno dei vostri progetti di cooperazione cercate di mettere un sorriso sul volto di tanti bambini malati e, aiutandoli, lo portate anche alle loro famiglie e, in un certo modo, all’intera società”, ha detto il Pontefice nel suo saluto in spagnolo. “Vi ringrazio per questo servizio discreto a nome degli altri. Ma come uomini, come medici e come cristiani sappiamo che i nostri volti sono destinati a riflettere una bellezza che va oltre ciò che può essere percepito con gli occhi del corpo – ha proseguito -. Una bellezza che non si sottomette alle tendenze programmate dal business della moda, dal business della cultura, dal business dell’apparenza, ma si connette piuttosto con la verità dell’uomo, con il suo essere più intimo, che non possiamo sfigurare”.
Citando San Paolo – “Noi invece, con il volto scoperto, riflettiamo, come in uno specchio, la gloria del Signore e siamo trasfigurati a sua immagine” – Francesco ha raccomandato che “questa profonda verità guidi sempre la nostra mano, per portare nel mondo quell’immagine di Dio impressa nel nostro essere, nelle opere buone, nell’amore che si dona, nell’amore che si diffonde”. “È interessante – ha aggiunto – che la Scrittura ci presenti Gesù come ‘il più bello degli uomini’ e come colui che, a causa della sofferenza, divenne così ‘sfigurato che il suo aspetto non era più quello di un uomo e la sua sembianza non era più quella di un essere umano'”. “In questo paradosso – ha concluso il Papa – Gesù ci mostra la sua vera immagine e la nostra, che passa attraverso la via della croce, attraverso l’accettazione della nostra piccolezza, per raggiungere una gloria perenne, una speranza che non delude e non appassisce”.
Foto: Vatican Media