“Sto molto meglio ma fatico se parlo troppo”. Lo ha detto il Papa aprendo l’udienza generale nell’Aula Paolo VI. Il Pontefice ha ceduto la lettura della catechesi a mons. Filippo Ciampanelli della Segreteria di Stato. Papa Francesco è arrivato nell’Aula Nervi camminando a piedi con l’ausilio del solo bastone. Sarà per lui una settimana impegnativa: oltre alle consuete udienze in Vaticano, l’8 dicembre ha in programma una doppia uscita, a Santa Maria Maggiore e a Piazza di Spagna per l’omaggio all’Immacolata.
La catechesi
“L’annuncio del Vangelo è gioia, è per tutti e va rivolto all’oggi. Occorre che l’annuncio avvenga nello Spirito Santo: per comunicare Dio non bastano la gioiosa credibilità della testimonianza, l’universalità dell’annuncio e l’attualità del messaggio. Senza lo Spirito Santo ogni zelo è vano e falsamente apostolico: sarebbe solo nostro e non porterebbe frutto”. “Lo Spirito – ha ribadito il Pontefice – è il protagonista, precede sempre i missionari e fa germogliare i frutti. Questa consapevolezza ci consola tanto! E ci aiuta a precisarne un’altra, altrettanto decisiva: cioè che nel suo zelo apostolico la Chiesa non annuncia sé stessa, ma una grazia, un dono, e lo Spirito Santo è proprio il Dono di Dio”. Francesco però mette in guardia: “Il primato dello Spirito non deve però indurci all’indolenza. La fiducia non giustifica il disimpegno. Il Signore non ci ha lasciato delle dispense di teologia o un manuale di pastorale da applicare, ma lo Spirito Santo che suscita la missione. E l’intraprendenza coraggiosa che lo Spirito infonde ci porta a imitarne lo stile, che sempre ha due caratteristiche: la creatività e la semplicità”. Nel contesto attuale – ammette il Papa – “può nascere la tentazione di desistere dal servizio pastorale. Magari ci si rifugia in zone di sicurezza, come la ripetizione abitudinaria di cose che si fanno sempre, oppure nei richiami allettanti di una spiritualità intimista, o ancora in un malinteso senso della centralità della liturgia. Sono tentazioni che si travestono da fedeltà alla tradizione, ma spesso, più che risposte allo Spirito, sono reazioni alle insoddisfazioni personali. Invece la creatività pastorale, l’essere audaci nello Spirito, ardenti del suo fuoco missionario, è prova di fedeltà a Lui”. Insieme alla creatività è necessaria la “semplicità, proprio perché lo Spirito ci porta alla fonte, al primo annuncio. Lasciamoci avvincere dallo Spirito e invochiamolo ogni giorno: sia Lui il principio del nostro essere e del nostro operare; sia all’inizio di ogni attività, incontro, riunione e annuncio. Egli vivifica e ringiovanisce la Chiesa: con Lui non dobbiamo temere, perché Egli, che è l’armonia, tiene sempre insieme creatività e semplicità, suscita la comunione e invia in missione, apre alla diversità e riconduce all’unità”.
La guerra è sempre una sconfitta
Papa Francesco, alla fine dell’udienza generale, ha preso personalmente la parola la benedizione e per lanciare un nuovo appello per la pace: “Non dimentichiamo di pregare per quanti soffrono il dramma della guerra, in particolare le popolazioni dell’Ucraina, di Israele e di Palestina. La guerra sempre è una sconfitta, nessuno guadagna, tutti perdono, soltanto guadagnano i fabbricatori delle armi”.
Rivedi l’Udienza Generale di oggi 6 dicembre