“Fra due settimane, a Dio piacendo, partirò per il 41/o pellegrinaggio apostolico andando a visitare l’Ungheria. Poi ci sarà Marsiglia, poi la Mongolia, tutte queste cose che sono in lista d’attesa”. Lo ha detto papa Francesco ricevendo stamane in udienza in Vaticano i dirigenti e il personale della Società Ita Airways. Il papa ha così confermato il viaggio in cantiere per fine settembre a Marsiglia e in Mongolia, non citando comunque quello previsto all’inizio di agosto in occasione della Gmg di Lisbona.
I ringraziamenti
“Ringrazio per la vostra presenza, ringrazio perché siete ”atterrati” qui in Vaticano. Sono contento! E vi accolgo con piacere: in qualche modo voi rappresentate ‘le ali del Papa‘, che mi permettono di volare sino ai confini della terra portando il Vangelo della speranza e della pace. A volte penso: se San Paolo avesse avuto la possibilità di viaggiare in aereo, che cosa sarebbe successo?”. Lo ha detto PapaFrancesco che ha ricevuto in udienza, nel Palazzo Apostolico Vaticano, i dirigenti e il personale della società Ita Airways.
Paolo VI
“E in effetti ciò è accaduto con un Papa che portava il suo nome. Il 4 gennaio 1964 San Paolo VI saliva a bordo del Dc8 dell’Alitalia – quei Dc8 che sono ‘in pensione’ adesso – primo pontefice della storia a prendere l’aereo per un pellegrinaggio apostolico – ha continuato
Papa Montini aveva tanto voluto il viaggio in Terra Santa, breve ma intensissimo. Lo aveva annunciato con entusiasmo e commozione ai Padri conciliari, al termine della seconda sessione del Vaticano II. Quel volo, con partenza da Roma-Fiumicino e arrivo ad Amman, inaugurò i viaggi papali nel mondo: una modalità nuova di svolgere il ministero pastorale del Papa, che ha permesso al Vescovo di Roma di raggiungere tantissime persone che mai avrebbero potuto compiere un pellegrinaggio a Roma”.
Gli altri viaggi
“Dopo quel primo viaggio, San Paolo VI ne compì altri otto, toccando tutti i continenti – ha precisato il pontefice – Poi, con San Giovanni Paolo II, che nei suoi 27 anni di pontificato ha compiuto 104 viaggi internazionali, questa forma di missione è diventata parte integrante del pontificato. Così, ha viaggiato il suo successore Benedetto XVI; e così ho continuato a viaggiare anch’io: fra due settimane, a Dio piacendo, partirò per il 41esimo pellegrinaggio andando a visitare l’Ungheria. E poi ci sarà Marsiglia, e la Mongolia… e tutte le cose che sono in lista d’attesa”.
L’udienza con i Fratelli Oblati Diocesani
‘Voi siete segno della fraternità secondo il Vangelo. E lo siete proprio col vostro essere fratelli: non con le cose che fate, con l’organizzazione, le attività…Tutte queste cose sono buone e ci vogliono, ma la fraternità si costruisce con una forma concreta di vita. Una forma stabile, che ciascuno di voi naturalmente vive in modo diverso, con la propria personalità e i propri doni e anche i propri limiti; ma la caratteristica comune e qualificante è questa fraternità. E penso, e spero, che ciò sia per voi motivo di gioia interiore, perché è il vostro modo di assomigliare a Gesù, che ha vissuto questa dimensione dell’essere fratello di ogni uomo, fratello universale. È un aspetto proprio del mistero dell’Incarnazione. Questa è la prima cosa che vi auguro: la gioia di essere fratelli. Voi siete fratelli oblati”. Lo ha detto Papa Francesco ricevendo in udienza la delegazione di Fratelli Oblati Diocesani (Milano).
Il secondo aspetto
”Questo è il secondo aspetto: l’oblazione, il dono di sé nel servizio – ha aggiunto – Gesù, dalla forma di Dio, ha assunto la forma di servo; ma attenzione: non un servizio di quelli che tutti dicono: che bravo, un servizio da applaudire, che fa notizia. No. Un servizio nascosto, umile, a volte anche umiliante. Questa, lo sappiamo, è la strada da seguire per ogni cristiano. Voi però l’avete per carisma:l’oblazione. E anche qui, a chi vive così, lo Spirito Santo dona una gioia interiore. Ne parlava spesso Madre Teresa: la gioia di servire. Quando Maria è andata ad aiutare Elisabetta, non c’erano fotografi ad aspettarla, non c’erano giornalisti. Nessuno l’ha saputo. E proprio qui sta la gioia: che lo sa solo il Signore. La beatitudine del servizio. Questo è il mio secondo augurio”. ”E l’ultimo è legato al fatto che siete diocesani – ha proseguito Papa Francesco – Fratelli Oblati Diocesani. Anche questa è una dimensione dell’Incarnazione: essere fedeli a una terra, a un popolo, a una diocesi. A volte vorremmo salvare il mondo! Ma Dio ti dice: sii fedele a quel servizio, a quelle persone, a quell’opera… Gesù ha salvato il mondo dando la vita per le pecore perdute della casa d’Israele, e così ha compiuto la fedeltà del Padre; ha amato fino alla fine quelli che il Padre gli aveva dato, ha versato il suo sangue per loro, e così lo ha versato per tutti. Questa è la legge dell’amore: non si può amare l’umanità in astratto, si ama quella persona, quelle persone. La fedeltà è un bene raro! Già un salmo lo diceva: ‘È scomparsa la fedeltà tra i figli dell’uomo’. Il servizio diocesano è una scuola di fedeltà. E voi lo fate con il vostro essere fratelli oblati. Fraternità, oblazione, diocesanità. Un bel programma di vita! Il Signore vi accompagni sempre su questa strada e la Madonna vi custodisca nella gioia e nella fedeltà. Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me”.