Il Papa in Aula Paolo VI ha incontrato seimila volontari della Croce Rossa Italiana. Bergoglio, arrivato sulla sedia a rotelle, è stato accolto da una ovazione dei volontari Cri che gli hanno donato il cappellino rosso dei volontari. Bergoglio, sorridendo, lo ha indossato.
RAZZISMO E DISPREZZO CRESCONO COME ZIZZANIA
Viviamo in un tempo in cui ”il razzismo è il disprezzo crescono come zizzania”. E’ l’allarme lanciato dal Papa in occasione dell’udienza a seimila volontari della Croce Rossa Italiana. Bergoglio, che al termine del discorso ha salutato i volontari sulla sedia a rotelle, ha sottolineato l’importanza di ” globalizzare la solidarietà operando a livello nazionale e internazionale per una amicizia sociale che includa tutti. Non sono mere utopie, sono realtà. Esigono la decisione e la capacità di trovare percorsi efficaci che ne assicurino la reale possibilità”.
”Si tratta – ha spiegato Francesco – di progredire verso un ordine sociale e politico la cui anima dia la carità sociale. Per questo servono norme che garantiscano i diritti umani in ogni luogo, prassi che alimentino la cultura dell’incontro e persone capaci di guardare al mondo con una prospettiva ampia. La nostra società dell’io più che del noi, del piccolo gruppo più che di tutto è una società egoista. Ogni persona ha la sua dignità e merita la nostra attenzione. Non possiamo scartarla per le sue condizioni, il credo, le disabilità o per lo stato sociale. Per questo vi esorto a continuare a stare accanto ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno, con competenza, generosità e dedizione. In un tempo in cui crescono come zizzania il razzismo e il disprezzo solo coltivando questo modo di relazionarci renderemo possibile l’amicizia sociale che non esclude nessuno e la fraternità aperta a tutti ”.
LA CROCE ROSSA RESTI SEMPRE SIMBOLO ELOQUENTE DI AMORE
”Possa la Croce Rossa restare sempre simbolo eloquente di amore per i fratelli che non ha confini”. Lo ha detto il Papa. Bergoglio ha ricordato l’ eloquente slogan che hanno scelto: ‘ovunque e per chiunque’. Ricordando l’assistenza prestata dai volontari nel tempo Bergoglio ha osservato come ”di fronte alle devastazioni e alle sofferenze causate dalla guerra – anche oggi, non dimentichiamo questo, – ci fu un sussulto di umanità che si tradusse in gesti e opere concrete di assistenza e di cura senza distinzione di nazionalità, religione e opinioni politiche. Questa corrente di amore non si è mai fermata. Oggi come ieri la vostra è una presenza efficace e preziosa specie nel fragore delle armi che soffoca il grido dei popoli, il loro anelito di pace, il loro desiderio di futuro”.
Francesco ha espresso ”tanta gratitudine” ai volontari Cri” per il servizio che rendete nei contesti bellici e per l’aiuto che ogni giorno prestate a chi è nel bisogno in molteplici situazioni di emergenza . Grazie tante. Il vostro impegno ispirato a principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato , unita’, universalità e’ segno visibile che la fraternità e’ possibile; se si mette al centro la persona si può dialogare insieme per il bene comune andando oltre le divisioni, abbattendo muri dell’inimicizia, superando logiche di interesse e di potere che accecano e rendo l’altro nemico. Per il credente ogni creatura umana è sacra e portatrice di diritti inalienabili”. Francesco ha insistito sulla ”necessità di difendere soprattutto i più vulnerabili. Sono i bambini. Qui in Italia – ha ricordato ancora una volta -sono arrivati tanti bambini dalla guerra in Ucraina: non sorridono hanno dimenticato la capacità di sorridere, e’ brutto questo”
L’udienza con la Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa
“L’indifferenza, l’individualismo che ci chiude alle sorti di chi ci sta accanto, e quella anestesia del cuore che non ci fa più commuovere davanti ai drammi della vita quotidiana, queste tre cose sono i mali peggiori della nostra società”. Lo ha denunciato il Papa ricevendo in udienza la Fondazione Sant’Angela Merici di Siracusa per il mezzo secolo di vita. ”Per favore, – ha aggiunto – non vergognatevi di piangere, di provare commozione per chi soffre; non risparmiatevi nell’esercitare compassione con chi è fragile, perché in queste persone è presente Gesù”.
”Maria piange – ha spiegato Francesco – per i suoi figli che soffrono. Sono lacrime che ci parlano della compassione di Dio per tutti noi. Dobbiamo pensare a questo: la compassione di Dio. Egli, infatti, ha donato a tutti noi la sua Madre, che piange le nostre stesse lacrime per non farci sentire soli nei momenti difficili. Allo stesso tempo, attraverso le lacrime della Vergine Santa, il Signore vuole sciogliere i nostri cuori che a volte si sono inariditi nell’indifferenza e induriti nell’egoismo; vuole rendere sensibile la nostra coscienza, perché ci lasciamo toccare dal dolore dei fratelli e ci muoviamo a compassione per loro, impegnandoci a sollevarli, rialzarli, accompagnarli”.
Foto: CNA