“Il nostro cuore assomiglia a quell’abisso deserto e tenebroso dei primi versetti della Genesi. In esso si agitano sentimenti e desideri opposti: quelli della carne e quelli dello spirito. Siamo tutti, in un certo senso, quel ‘regno diviso in sé stesso’ di cui parla Gesù nel Vangelo”. Lo ha detto papa Francesco nell’udienza generale, in cui ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi: “Lo Spirito e la Sposa (cioè la Chiesa, ndr). Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. “Intorno a noi c’è un caos esterno – sociale e politico, pensiamo alle guerre, pensiamo a tanti bambini e bambine che non hanno da mangiare, a tante ingiustizie sociali – e c’è anche un caos interno ad ognuno di noi. Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo! Che questa riflessione susciti in noi il desiderio di fare esperienza dello Spirito creatore”, ha sottolineato il Pontefice.
La catechesi
Avviando il nuovo ciclo di catechesi, il Papa ha osservator che “quanto è donato come promessa nell’Antico Testamento si è realizzato pienamente in Cristo”. E parlando del rapporto tra lo Spirito Santo e il creato, ha citato l’apostolo Paolo che parla di un universo che ‘geme e soffre come nelle doglie del parto’ (cfr Rm 8,22). Soffre a causa dell’uomo che lo ha sottoposto alla ‘schiavitù della corruzione’ (cfr vv. 20-21)”. “È una realtà che ci riguarda da vicino e drammaticamente – ha evidenziato Francesco -. L’Apostolo vede la causa della sofferenza del creato nella corruzione e nel peccato dell’umanità che lo ha trascinato nella sua alienazione da Dio”. “Questo resta vero oggi come allora – ha avvertito -. Vediamo lo scempio che del creato ha fatto e continua a fare l’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse”. Ed è san Francesco d’Assisi a indicarci “una via di uscita, per tornare all’armonia dello Spirito creatore: la via della contemplazione e della lode”. Il Papa ha aggiunto che “la nostra vocazione nel mondo, ricorda ancora Paolo, è di essere ‘lode della sua gloria’ (Ef 1,12). Si tratta di anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere. E nessuno ha gioito delle creature più di Francesco d’Assisi, che non ne ha voluto possedere nessuna”. Salutando i pellegrini polacchi nell’udienza generale, papa Francesco ha rivolto “un pensiero speciale” a quelli “riuniti a Roma nel ricordo orante del beato cardinale Stefan Wyszynski”. “Il Primate del Millennio sia per la Chiesa in Polonia e nel mondo un modello di fedeltà a Cristo e alla Madonna – ha continuato -. Impariamo da lui la generosità nel rispondere alle povertà del nostro tempo, comprese quelle causate dalla guerra in tanti Paesi, specialmente in Ucraina”.
La guerra è una crudeltà
“Il mio pensiero va alla martoriata Ucraina: l’altro giorno ho ricevuto bambini e bambine, che hanno sofferto bruciature, hanno perso le gambe nella guerra. La guerra sempre è una crudeltà”. Lo ha detto papa Francesco in un appello al termine dell’udienza generale.
“Questi bambini e bambine – ha proseguito – devono incominciare a camminare, a muoversi, con braccia artificiali. Hanno perso il sorriso: è molto brutto, molto triste, quando un bambino perde il sorriso. Preghiamo per i bambini ucraini”. “Non dimentichiamo la Palestina e Israele, che soffrono tanto – ha detto ancora il Pontefice -. Che finisca la guerra. E non dimentichiamo il Myanmar, che è in guerra, e i tanti Paesi che sono in guerra”. “I bambini soffrono, i bambini nella guerra soffrono – ha concluso -. Preghiamo il Signore che sia vicino a tutti e ci dia la grazia della pace”.
Foto: CNA