Si chiama La terra dei cardinali il progetto di turismo religioso lanciato a Piacenza in una giornata in ricordo del Cardinale Agostino Casaroli nel 25esimo della morte, ma che ha anche raccontato della straordinaria fecondità del piacentino nel fornire nell’utlimo secolo, e contemporaneamente, ben sette cardinali alla Chiesa. Il progetto è stato lanciato in una giornata di studi che si è tenuta il 9 giugno e che si è conclusa con una Messa celebrata dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che fu allievo di Casaroli, nella Chiesa di San Giovanni Battista a Castel San Giovanni, lì dove il Cardinale Casaroli apprese i primi rudimenti della fede.
IL CARDINALE CASAROLI
L’uomo dell’Ostpolitik vaticana, di cui si è detto tutto e il contrario di tutto; emblema del martirio della pazienza, che ha dato il titolo ad un suo libro; diplomatico raffinato e maestro di una grande scuola era tutto questo il Cardinale Agostino Casaroli, figlio illustre di Piacenza, che ha tessuto la diplomazia della Santa Sede per un cinquantennio, e in uno dei periodi più difficili, quando l’interlocutore più ostico stava dall’altra parte della Cortina di Ferro ed era l’Unione Sovietica e tutta l’influenza che aveva sui suoi stati satelliti. Nell’omelia, il Cardinale Parolin ha ricordato i tratti spirituali di Casaroli, dal servizio nelle carceri all’incrollabile fede nella provvidenza e la capacità di affidarsi a Dio anche nei momenti di estrema difficoltà. Ha spiegato il Cardinale Parolin: “La costante fiducia in Dio, l’abbandono quasi infantile alla Sua volontà non l’avevano mai fatto indietreggiare davanti alle difficoltà e ai problemi apparentemente impossibili”.
Le dichiarazioni di Parolin
La storia del Cardinale Casaroli, ha aggiunto l’attuale segretario di Stato vaticano, è “una storia bella e ottimistica, che ci insegna a non perdere mai la fiducia nella Provvidenza divina”. Non poteva mancare un accenno al lavoro diplomatico di Casaroli, che fu Segretario di Stato vaticano dal 1979 al 1990, e prima ancora fu “viceministro” e “ministro” degli Esteri vaticano. Ricordando l’approccio di Casaroli, Parolin lo ha definito come “un uomo del dialogo lungo e faticoso”, e per questo apprezzato da figure importanti nella Curia, ma anche “avversato e criticato da altre personalità perché ritenuto, a torto, troppo remissivo e rinunciatario davanti al blocco guidato dall’Unione Sovietica”. Un’azione che, ha sottolineato ancora Parolin, era animata da “una grande fede nella missione della Chiesa, chiamata ad annunciare la speranza del regno di Dio a poveri e a ricchi, a dotti e a indotti, a credenti e ad agnostici. E perché no, anche ad atei”. Nel convegno che ha preceduto la Messa, il professor Antonio G. Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – sede di Piacenza, ha delineato la figura del Cardinale Casaroli, ricordando anche i tratti che ne hanno fatto il Cardinale Pietro Parolin, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher e lo stesso Papa Francesco.
Lo sguardo lungo della Chiesa
Ci troviamo oggi, ha detto il professor Chizzoniti, in un panorama mutato quando dieci anni fa si discusse dell’eredità di Casaroli in un convegno sullo “sguardo lungo della Chiesa”, e che oggi è difficile “collocare la figura di Agostino Casaroli nell’attuale contesto dell’azione della diplomazia vaticana”. Casaroli, ricorda il professor Chizzoniti, “aveva avuto occasione di visitare il Cremlino (primo segretario di Stato ad entrarci accolto da Michail Gorbaciov). E poi negli anni prima della morte la nascita dell’Unione europea e il ritorno della guerra in Europa con il conflitto dell’ex Jugoslavia. Quando la Santa Sede contraddicendo ogni prassi diplomatica fino ad allora consolidata nel gennaio del 1992 riconobbe la Croazia e la Slovenia ad un vaticanista che lo interrogava, off record, disse ‘E’ una catastrofe. Non mi faccia dire altro’. E forse non lo era… I tempi cambiano! Non credo che avesse immaginato nulla di tutto ciò e del suo viaggiare per il mondo accompagnando il capo della Chiesa cattolica”.
Un saggio al servizio della Chiesa
Casaroli era, sottolinea il professore, “un saggio al servizio della Chiesa”, che – come disse a Famiglia Cristiana nel 1996 – continuava a rimanere convinto della utilità della diplomazia della Santa Sede, e aggiungeva: “L’importante è che il servizio diplomatico della Santa Sede sia di prim’ordine: dal punto di vista spirituale, culturale e di concreta conoscenza”. Chizzoniti individua in pazienza, fedeltà, ma anche capacità di analisi e forza di convinzione i tratti caratteristici dell’agire di Casaroli. Il quale ha vissuto al servizio di una diplomazia pontificia che ha sia un tratto ad extra (le relazioni con gli Stati, ma anche la missione) sia ad intra(la difesa della libertà religiosa), un respiro a doppo polmone che “che ha consentito il riconoscimento per l’azione diplomatica vaticana di un ruolo centrale per la composizione di numerosi conflitti e per l’avvio di programmi a favore del superamento delle disuguagliante” e “in questo ambito la figura di Agostino Casaroli è stata decisiva al servizio, con modulazioni ed incari diversi, di pontefici di grande levatura”.
Gli uomini di buona volontà
Nel pensiero di Casaroli “non esiste diplomazia senza una visione universale del Pontefice, ogni pontefice delimita modi e confini dell’azione diplomatica e le strutture ecclesiastiche sono al servizio di quella visione. Almeno nel pensiero di Casaroli…”. E qui Chizzoniti introduce un mosaico, una diversità di approcci dei Papi, guardando alla figura di Papa Francesco che si rivolge soprattutto “agli uomini di buona volontà”, e “in questa cornice il rilancio del multilateralismo è essenziale e le relazioni internazionali devono mirare a promuovere la responsabilità di ogni paese per il superamento delle ingiustizie sociali”. “È chiaro – aggiunge Chizzoniti – che in questa ricostruzione il bilateralismo e l’azione ad intra è insufficiente e finisce col favorire la condizione dei paesi ricchi a scapito di quelli poveri”. E nota: “Il protagonismo e la capacità mediatica di Francesco vanno bilanciati con la necessità di non azzerare l’attività diplomatica ‘classica’ che come, ad esempio, nel caso della Cina guarda alle esigenze tipiche di tutela per le comunità cattoliche”. (ACI Stampa).