Per molti di noi questi sono giorni accompagnati dal tepore delle famiglie che si ritrovano, degli amici… In altre parti del mondo, purtroppo, è stato un Natale triste. E lo è stato soprattutto per i tanti bambini che subiscono violazioni di ogni genere nel mondo. Il Rapporto di Save the Children pubblicato il 14 dicembre mozza il fiato: stando ai dati 2022, un bambino su 6 vive in zone di conflitto (si parla di 468 milioni di bambini); il numero di violazioni nei loro confronti è salito del 13%, 27.638 in un anno, pari a 76 al giorno.
I bambini uccisi
Per non parlare dei bambini uccisi o mutilati, 8.647 (in testa l’Ucraina con 1.386 e i Territori palestinesi con 1.134), e del reclutamento di minori per la guerra (7.610 casi nel mondo). Il Paese peggiore in cui un minore possa vivere è il Congo. Sono dati impressionanti, che stridono con tutto ciò che i bambini rappresentano: vita, futuro, speranza. Nella fragile figura di un bambino, Dio ha fatto la sua apparizione tra gli uomini. E Natale è parola indissolubilmente legata al concetto di “pace”. Pensiamo solo al canto degli angeli nella notte a Betlemme: «… pace in terra agli uomini amati dal Signore». Ma che ne è di questa pace? «Non vi sembra strano che gli angeli abbiano annunziato la pace, quando il mondo incessantemente è colpito dalla guerra o dal timore della guerra? Non vi sembra che le voci angeliche si siano sbagliate, e che la promessa fu una delusione e un inganno?», si chiede il protagonista di Assassinio nella cattedrale di T.S. Eliot, dando voce a quello che forse nel profondo ci chiediamo tutti. La sua risposta si rifà alle parole di Gesù: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Giovanni 14,27). L’ombra della croce fa parte del messaggio natalizio, se – come ci ricordano i biblisti e con loro tante icone – le fasce della mangiatoia rimandano a quelle del sepolcro, dunque alla morte di Gesù. Del resto, lo stesso tempo di Natale ci fa fare memoria della strage degli innocenti, martiri inconsapevoli che, pur senza parola, “confessano” Cristo Signore. (…)
Un’altra nascita
E c’è un’altra nascita, oltre a quella del Figlio di Dio nella nostra carne umana, che ci attende: quella di Gesù nel nostro cuore. Senza di questa, «saremmo perduti in eterno» (Angelo Silesio). «È prerogativa della Vergine Maria l’aver concepito il Cristo nel suo seno, ma è retaggio universale di tutti gli eletti [i credenti, ndr] portarlo con amore nel proprio cuore» (san Pier Damiani). È un miracolo che solo lo Spirito può compiere: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (san Paolo ai Galati). È l’augurio che ci facciamo a vicenda in questo Natale, cari amici: che la Luce venuta nel mondo possa accendersi anche in noi e noi possiamo essere un piccolo riflesso di questo amore. Come fece san Francesco (…), risvegliando simbolicamente il “Bambino addormentato” nei cuori dei fedeli quella notte a Greccio.
Estratto dell’articolo di don Vincenzo Vitale per Credere.