Estratto dell’intervista di Paolo Brusorio a Massimo Mauro sulla Stampa.
“Massimo è tardi devi andare a prendere l’aereo”. “Luca mi fermo ancora un po’”.”No, vai”. “Va bene, passo il Natale a casa con i ragazzi e torno a trovarti”. “No, Massimo. Io e te non ci vedremo più”. Londra, 23 dicembre 2022. Al Royal Marsdsen Hospital si sta spegnendo la vita di Gianluca Vialli che muore la sera del 5 gennaio. (…)
Prima dell’addio quando vi siete visti per l’ultima volta?
“In Agosto. Eravamo ad Alba per un torneo giovanile. Avevamo passato quattro giorni insieme e avevo capito che la situazione era peggiorata. Mangiava ma non prendeva un etto. Eppure non mollava. (…)
Dove trovava la forza?
“In quei mesi è stato un eroe. L’ho visto nudo. Era solo pelle e ossa, eppure sa qual è stata la sua grandezza in quella immensa sofferenza?”
Solo lei ce lo può dire…
“Quella di non farsi mai compatire e di non far mai sentire in imbarazzo chi gli parlava. Sa quell’imbarazzo che si prova davanti agli ammalati? Ecco con lui mai provato”. (…)
C’è qualcosa che Mauro rimpiange di non aver fatto e che non potrà mai più fare assieme al suo amico di una vita?
“Luca aveva deciso di far conoscere l’Italia alle sue figlie e non era mai stato da me in Calabria. E la volta che mi aveva dato la disponibilità per farlo – ‘io e te da soli per una settimana’ – avevo degli altri ospiti a casa e fui costretto a dirgli di no. Non me lo perdonerò mai”. (…)
Qual è stato il rimpianto di Vialli?
“Non essere diventato il presidente della Samp. Me l’ha confessato prima di morire. Aveva solo due amori, la Samp e la Juve. E non potendo diventare presidente della Juve… Lei non sa quanti no ha detto per rispetto alla sua storia”.
“No a 4 miliardi e mezzo per tre anni: glieli dava il Parma. Sacchi direttore tecnico e Luca allenatore. Ci ha dormito su una notte a Londra e poi me l’ha detto. Avevo fatto un’ambasciata per Sacchi, toccò a me avvertirlo del rifiuto di Luca”.
Con Vialli ancora in vita Mancini sarebbe andato in Arabia?
“Sì, ma Luca gli avrebbe consigliato una diversa comunicazione della scelta. L’unico errore di Roberto”. (…)
Avete mai parlato di Dio durante la sua malattia?
“Luca era molto credente, non a caso aveva iscritte le sue figlie ad una scuola cattolica. E lo ricorso alla cresima di Sofia, soffriva molto ma era felice. Lui mi parlava molto di quello che lo avrebbe atteso dopo la vita. Ascoltavo il mio amico Luca che immaginava l’Aldilà”.