“È incontestabile che le dichiarazioni degli ucraini e le dichiarazioni di PapaFrancesco riflettono una profonda delusione, ciò è stato manifestato anche dai rappresentanti religiosi delle Chiese locali, in alcuni casi anche recentemente” ma “le parole e i gesti pubblici del Papa sono dati di fatto, interpretarli come atti di pacifismo vuoto ed espressione del genere teatrale del pio desiderio non rende giustizia all’intenzione del Santo Padre, che invita tutti a essere tessitori di dialogo e creativi”. Così monsignor Paul Richard Gallagher, “ministro” degli Esteri vaticano alla presentazione dell’ultimo volume di Limes dedicato all’Ucraina.
Profezia Papa condannata invece che accolta
“Ciò che muove il Papa non è altro che il dialogo, la chiesa non deve usare il linguaggio della politica ma quello di Gesù, è pertanto ingiusto definire i tentativi della Santa Sede inutili quanto dannosi o qualificare come blasfemo l’antiamericanismo vaticano come se fosse simile a quello di una certa sinistra italiana, certamente non è intenzione della Santa sede chiudere gli occhi sui crimini di guerra e mettere sullo stesso piano il Paese aggressore e il Paese aggredito, tutto il mondo sa bene chi sono l’uno e l’altro, ma con gesti umanitari il Papa ha manifestato chiaramente chi è l’aggressione e chi è la vittima, la sua non è una mera retorica di pace ma una coraggiosa profezia di pace”. Ha detto ancora monsignor Paul Richard Gallagher. “Questa profezia – denuncia Gallagher – invece che essere accolta, è rifiutata è condannata con spirito non meno fazioso di quello che si vuole attribuire alla Santa Sede”. “Così come si esprime grande gratitudine alle ambasciate che non si sono spostate durante il conflitto – ha aggiunto Gallagher in un incontro cui hanno partecipato anche il leader del M5s, Giuseppe Conte e la ministra Elisabetta Alberti Casellati – non c’è stato il minimo cenno al fatto che il nunzio apostolico è sempre rimasto a Kiev, tale scelta dimostra chiaramente che è desiderio del Santo Padre non giocare un ruolo ma dimostrare concretamente di volersi spendere per la pace anche correndo il rischio di perdere la faccia”.