Come ogni martedì torna la rubrica dedicata alla figura di Tommaso da Olera, il frate cappuccino vissuto a cavallo tra Cinquecento e Seicento e proclamato Beato nel 2013. Il testo è tratto da “Tommaso da Olera, saggezza umana e sapienza divina” a cura di Clemente Fillarini, Messaggero di Sant’Antonio Editrice.
La riflessione di oggi
O beata, o felice anima che saprà, per amor di Dio, mortificar le proprie voglie, i propri appetiti, le proprie passioni, che saprà tener in freno tutte le male inclinazioni (II 369).
Il freno è un dispositivo utilizzato per rallentare o bloccare il movimento di un veicolo. In meccanica si distinguono vari tipi di freni: a mano o a pedale, idraulici, elettrici o pneumatici, a disco o a tamburo, ecc., a seconda di come vengono azionati o in base al principio di funzionamento. Perché l’anima possa andare a Dio, sua meta naturale, è da frenare il corpo che, con le sue passioni – in particolare l’amor proprio che sa nascondersi così bene che spesso non ce ne accorgiamo nemmeno – la porterebbe in ben altra direzione da quella desiderata.
«Non v’è mezzo più potente a far cadere nei vizi quanto il lasciar la carne in libertà, essendo indomita e sfrenata per se stessa. Il cervo non corre tanto velocemente alla chiara fonte per estinguere la sete quanto fa la carne alla fonte d’ogni vizio, non avendo alcun freno dalla ragione» (III 160). «Se saprai dominare il corpo, come il morso e gli speroni tengono a freno il cavallo, allora sentirai quella felicità che l’uomo può avere in questa vita» (cf. II 425) e «maggior freno e custodia si deve adoperare con questo nostro corpo indomito che con qualsivoglia crudel fiera» (III 67). «La terra non ha tanto bisogno dell’aratro quanto il tuo corpo di freno e mortificazione; il bove senz’esser punto non cammina, né il cavallo senza speroni: così il tuo corpo senza freno sarà nel fango a guisa d’animale bruto» (III 95). «Non è maggior sapienza sotto Dio quant’è il saper tenere in freno e mortificato questo corpo indomito in modo che non recalcitri» (III 141); così godrai «quella celeste felicità e anco in terra quella pace e quiete che godono quelli che tengono in freno le proprie passioni» (II 125).