Il desiderio che da sempre inquieta il cuore dell’uomo è quello di vedere Dio. Ma è possibile? La risposta dell’Antico Testamento sembra spiazzare: nessun uomo può vedere il volto di Dio e restare in vita, perché l’abisso di differenza ci polverizza. La soluzione c’è nel primo libro dei Re: “In quei giorni, Elia, giunto al monte di Dio, l’Oreb, entrò in una caverna per passarvi la notte, quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore: «Esci e fermati alla presenza del Signore». Ed ecco che il Signore passò.
Il vento impetuoso
Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna”. Noi vorremmo Dio come vento impetuoso che spazza via i problemi, vorremmo Dio come fuoco che brucia gli ostacoli, vorremmo Dio come terremoto che fa crollare i nostri labirinti, ma “Dio non era nel vento, nel fuoco, nel terremoto”. Dio era “nel sussurro di una brezza leggera”, letteralmente “nel suono del silenzio” che segue la tempesta. Dio ha il volto della tempesta e ha la voce dell’arcobaleno che sussurra: “non temere! il male fa rumore ma non ha l’ultima parola!”.
Il volto umano di Dio
Gesù è questo suono del silenzio, questa contraddizione: in lui noi abbiamo il volto umano di Dio e il volto divino dell’uomo. Mi permetto una esagerazione perché noi rischiamo di essere talmente abituati a questo mistero che non che concepiamo più le vertigini. È come se io per amore del mio cane mi “canizzo”: c’è chi gli mette il cappottino e lo porta in borsa o nel passeggino, già prenderemmo per matto uno che in casa andasse a quattro zampe e abbaiasse per parlare con il suo cane. Ma chi gli vuole talmente bene tanto da trasformarsi proprio in cane? Non di far finta di esserlo mascherandosi, ma di diventarlo?
Le parole di Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II nella lettera di preparazione al Giubileo del 2000, la “novo millennio ineunte”. Dice: “Il tuo volto, Signore, io cerco. L’antico anelito del salmista non poteva ricevere esaudimento più grande e sorprendente che nella contemplazione del volto di Cristo. In Lui veramente Dio ci da benedetti, cioè ha fatto “splendere il suo volto” sopra di noi. [**interessante che in antichità bene-dire era interpretato come far spendere in sé i tratti somatici del volto di Dio, cioè assomigliare a lui]. Gli uomini del nostro tempo chiedono ai credenti di oggi, magari non sempre consapevolmente, non solo di “parlare” di Cristo, ma in certo senso di farlo loro “vedere”. La nostra testimonianza sarebbe, tuttavia, insopportabilmente povera, se noi per primi non fossimo contemplatori del suo volto”.
L’immagine della luna
Sant’Agostino usa la bellissima immagine della luna per spiegare l’essenza della Chiesa e quindi della vita di chi vuole essere credente testimone e testimone credibile. La luna è bella e luminosa ma risplende di luce riflessa proprio quando il sole non c’è. La luna si lascia illuminare dal sole per portare la luce là dove c’è il buio, quando non si vede direttamente il sole. Noi siamo chiamati a lasciarci illuminare per risplendere. Siamo come quei giochini fluorescenti: si accendono solo se prima sono stati alla luce. Altrimenti non servono a nulla.
Venire alla luce
Dobbiamo imparare a “venire alla luce”: contemplare il suo volto per riceverne i tratti somatici e poi iniziare una vita nuova. Ma quale è il volto di Gesù? Le raffigurazioni del volto di Cristo sono sempre diverse perché ognuno, ogni popolo vuole che gli rassomigli un po’. Ma io mi sono mai chiesto quanto gli somiglio?
Gesù è l’uomo che spezza tutti gli schemi
Va contro corrente rispetto alle idee e agli usi dei suoi contemporanei: è impegnato nel duro compito di smascherare una religiosità ufficiale. “È stato detto… Ma io vi dico! Non chiunque mi dice Signore, Signore entrerà nel Regno dei cieli ma colui che fa la volontà del Padre mio”. Nei Vangeli attorno a Gesù c’è una strana mescolanza di entusiasmo e di timore a cui si aggiunge un altro elemento: chi lo segue e lo ascolta, ma in realtà non cambia vita. Cerca solo qualcosa di cui ha bisogno. Gesù lo constata con tristezza. L’uomo non sopporta ciò che lo supera e lo mette in discussione! La storia del mondo è ricolma di questo rifiuto di Dio Grahan Greene ha detto: Dio ci piace, ma da lontano, come il sole, quando possiamo usufruire del suo tepore ed evitare la sua bruciatura. Perciò si preferisce una religiosità ben riempita di zucchero, ben spalmata di sentimentalismo. Perciò sono tanto deserte le vie della coerenza, perché quando Dio viene a casa nostra ci scotta”. Quando uno sta al sole si vede, si abbronza. Quando uno sta davanti a Dio si vede?
Gesù è Dio con i piedi per terra
Il fondamento dell’umanità di Gesù è la cura sua interiorità. Gesù ha una profonda propensione allo stare in compagnia con gli amici e con la gente, ma la sua anima vive la radicale necessità di trovare dei momenti disolitudine. Gesù si mostra capace di estrema libertà perché ha coltivato una vita interiore, un dialogo con il Padre che gli permette di vedere le cose non dal punto di vista dell’IO ma da quello di DIO. Gesù è Dio con i piedi per terra. Gesù è un osservatore e un ascoltatore attento del suo tempo, capace di valorizzare tutto il bene disseminato nella cultura del suo popolo. Parla della verità con concretezza, prende le questioni con decisione intensa ma nellapace. Non si preoccupa di ciò che pensano di Lui. Non si agita quando lo calunniano. Però gli dispiace che non lo comprendano.
Contemplarlo dà vertigine
Uno può girare attorno a un pozzo e stare tranquillo, bevendo quanto e quando gli serve. Solo se si decide di sporgersi per guardare la profondità, la testa comincia a girare e il cuore sentirà contemporaneamente attrazione e timore. Così è con Dio. Il suono del silenzio dà vertigine. Paolo è uno che nella sua vita prima ha girato attorno al pozzo (da dotto ebreo) poi l’ha preso a calci e martellate (perseguitando i cristiani) finché ci ha guardato dentro. La vertigine ha cominciato a far brillare i suoi occhi (il modo di vedere) e il suo volto (il suo stile di vita). Prima di morire scrive due pagine in cui lascia come testamento quello che per lui è assomigliare a Gesù: “Siate sempre lieti perché appartenete al Signore. Non angustiatevi, ma rivolgetevi a Dio, chiedetegli con insistenza ciò di cui avete bisogno e ringraziatelo. Infine, prendete in considerazione tutto quel che è vero, buono, giusto, puro; quel che viene dalla virtù ed è degno di lode.
Dio ci ha dato uno spirito di forza
Ho imparato a bastare a me stesso in ogni situazione. Ho imparato a vivere in qualsiasi condizione: a essere sazio e ad aver fame, a trovarmi nell’abbondanza e a sopportare la miseria. Posso far fronte a tutte le difficoltà perché Cristo me ne dà la forza”. E a Timoteo: “Mi ricordo della tua fede schietta, che fu prima nella tua nonna, poi in tua madre e ora, ne sono certo, anche in te. Dio non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. Sfòrzati di presentarti davanti a Dio come un uomo degno di approvazione, un lavoratore che non ha di che vergognarsi, uno scrupoloso dispensatore della parola della verità. Evita le chiacchiere, cerca la giustizia, la fede, la carità, la pace, insieme a quelli che invocano il Signore con cuore puro. Evita inoltre le discussioni sciocche e non educative. Sii mite con tutti, paziente nelle offese subite, dolce nel riprendere. Quanto a me, è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, mi consegnerà. Il Signore mi è stato vicino e mi ha dato forza. Mi libererà da ogni male. A lui la gloria nei secoli dei secoli Amen”.