La lettera dal convento di Fra’ Gianluigi Pasquale di oggi, venerdì 17 febbraio.
La metamorfosi della vita consacrata in Europa e in Italia
In Italia e in Europa il numero dei frati, dei monaci e delle suore sta diminuendo. Un po’ troppo velocemente. Assieme a quello dei sacerdoti diocesani. E questa flessione solleva qualche interrogativo e rattrista molti credenti. Vogliamo chiederci il «perché» e, se possibile, analizzare le cause che stanno alla base di questo fenomeno, peraltro non del tutto nuovo.
Vista dal di fuori: uno scenario inedito
Partiamo da una visione dal “di fuori”. La fioritura o meno della vita religiosa o consacrata, in quanto dono dello Spirito Santo, è legata alla vivacità della comunità ecclesiale cristiana. In Europa e, per quanto in misura minore, in Italia da almeno due decenni è in atto un processo di secolarizzazione per cui i cristiani sono in minoranza e convivono con altre confessioni religiose non cristiane. Per questo oggi sono meno i cristiani che frequentano la Chiesa, anche se più convinti. Di riflesso sono meno ancora i giovani motivati che scelgono di consacrarsi a Dio per sempre, vestendo i panni del frate, del missionario, del sacerdote, della suora. La flessione accadde anche nei secoli precedenti, ma per cause completamente diverse, quali la soppressione degli Ordini religiosi, le guerre e le pestilenze. L’agonia di oggi è, dunque, meno cruenta, benché più mondana.
Vista dal di dentro: non ovunque è così
Vi è anche una visione dal “di dentro”. Se considerata nel suo insieme, paradossalmente la vita religiosa non sta soffrendo perché è ricca di vocazioni, giovanili, convinte e motivate, là dove la Chiesa pulsa di freschezza e di vivacità evangelica. Vi sono zone del pianeta, come per esempio l’India, l’Asia in genere, l’Africa e l’America Latina dove il numero dei candidati alla vita consacrata supera ogni positiva previsione. I monaci, i frati e le suore sanno che è così e, per questo, non si lasciano prendere dallo scoraggiamento, pur consapevoli che la maggioranza dei carismi è, finora, sorta in Europa, la quale, per questa ragione, gioca ancora un ruolo determinante.
La scelta della fraternità come ritorno alle origini
Il vero motivo, tuttavia, del drastico calo delle vocazioni in Europa è semplicemente questo: la denatalità. La mancanza di bambini, poi, se unita alla paura di chicchessia – non solo dei giovani – di fare una scelta «per sempre» e alla difficoltà di capire per intero quale “ruolo” gioca il religioso oggi nella Chiesa e, quindi, nella società occidentale crea una strana “miscela” e frena ancora di più l’eventuale risposta generosa di uno o di una nel consacrarsi per sempre a Dio. In questo caso, quasi tutti i religiosi e le religiose, si trovano spinti – consapevolmente o inconsapevolmente – a compiere quell’unica scelta evangelica loro rimasta per ritornare alle origini ed essere ancora, almeno un poco, significativi: la vita fraterna, come suggerisce lo stesso Gesù (Mt 18,20). La “chiusura” dei Conventi, dunque, non è un atto egoistico, quanto, invece, la scelta consapevole che si tratta dell’unica soluzione per riaccendere la vita fraterna in comunità di frati e di suore affinché questi siano nella Chiesa e nel mondo come un cenacolo in cui gli uomini e le donne possano trovare riparo, ascolto e “la prova” che si può vivere insieme come cristiani e da cristiani (Gv 13,34-35). Questa scelta responsabile, poi, ha un altro effetto positivo, quello di permettere ad altri frati e suore di partire come missionari nell’evangelizzazione di terre lontane, onorando così una vocazione europea, mai venuta meno.
Ogni epoca è equidistante dinnanzi a Dio
Alla luce di quanto sta accadendo, molti oggi si chiedono: «dove si andrà a finire?» Dinnanzi a questo interrogativo può tornare utile la ferma convinzione di Leopoldus von Ranke (1795-1886), considerato il fondatore della moderna ricerca storiografica sulle fonti. Potendo osservare lo scorrere della storia nel suo insieme, disse: «ogni epoca è equidistante di fronte a Dio». Il che significa: non c’è nessun periodo della storia che sia migliore o peggiore del precedente e del successivo. Questa consapevolezza può fornire anche all’osservatore della storia di oggi e di domani solo serenità e consolazione.