Come ogni venerdì torna “Lettere dal convento”. Si tratta delle riflessioni e dei pensieri di fra’ Gianluigi Pasquale, Frate Minore Cappuccino Veneto.
Lettere dal convento
Tutto a Natale si colora di luce e di immagini che richiamano un’attesa nella notte. Si odono canti e auguri. Anche da parte di chi non crede e non si dice cristiano. E questo accade in ogni angolo del pianeta. L’umanità pare essere invasa da una indescrivibile letizia, e ciò a prescindere se l’incarnazione di Gesù Cristo si festeggia il 25 di Dicembre, per gli Occidentali, oppure il 6 di Gennaio, per gli Orientali.
La ragione del 2022
Da dove nasce, allora, questa intrinseca consapevolezza presente nel mondo? L’uomo sa che l’incarnazione del Figlio di Dio nel bambino Gesù nato a Betlemme di Giudea ha cambiato le sorti di ciascuno perché da quella data, ovunque e per sempre, si contano i nostri giorni e il trascorrere dei secoli. Da quel vagito di Betlemme è stato fissato l’anno zero ed è solo per questo fatto che il Natale di quest’anno sarà quello del 2022, appunto “post Christum natum”. In una parola, la nascita nel tempo di Gesù di Nazaret ha segnato per sempre il calcolo universale del tempo, dicendo che l’anno zero è il “baricentro del tempo”. Ma come e perché è avvenuto tutto ciò?
Calendario cristiano, cioè universale
Il calendario universale oggi è, dunque, quello cristiano. Sappiamo, tuttavia, che non è sempre stato così. Prima c’era quello lunare, poi quello ebraico, delle “olimpiadi greche”, delle “olimpiadi romane”, oggi anche quello iraniano, cinese, et cetera. Ma nessuno di questi è diventato universale, come lo è quello cristiano. In una parola: gli aerei, per fare soltanto un esempio, che volano sopra il pianeta e le loro coincidenze, calcolano il tempo «ab incarnatione Domini nostri Jesu Christi» e, dunque, ognuno di noi confessa, almeno implicitamente, che Gesù Cristo è nato nell’anno zero, in quel preciso momento in cui fa qualcosa o si sposta. E nessuno lo contraddice. C’è (stato) anche qualcuno che avrebbe voluto soppiantare il calendario universale perché cristiano. Formalmente ciò sarebbe possibile, ma a una condizione: di doverlo utilizzare quale punto di partenza e, quindi, di confermarlo nuovamente. I primi cristiani, tuttavia, utilizzavano normalmente il calendario romano, mentre il passaggio a quello cristiano avvenne molto gradualmente. In una maniera piuttosto interessante.
Il natale dei martiri
La prima comunità cristiana nacque dalla fede nella risurrezione di Gesù Cristo. Fu questa che rese “credibile” il legame tra quel Bambino di Betlemme e la manifestazione in Lui del Figlio di Dio. Avvenne così che, quando moriva un cristiano, oppure una cristiana, battezzato nel nome della Santissima Trinità, gli altri cristiani festeggiassero la sua nascita al cielo contando i giorni a partire dalla data della morte, che, però, era per loro di risurrezione. Terminate le persecuzioni dell’epoca romana, furono trovate nelle catacombe molte «tabelle liturgiche pasquali», cioè molte epigrafi nelle quali i discepoli di Gesù perseguitati avevano annotato il «dies natalis», appunto la nascita al Cielo dei loro cari. Fu così che, piano piano, l’Occidente cominciò a fissare l’attenzione al «dies natalis», al Natale del Santo dei Santi nato a Betlemme, piuttosto che al giorno della sua risurrezione Questa è esattamente la radice storica e formale di quella sostituzione definitiva del calendario romano con quello cristiano avvenuta con papa Gregorio XIII (1501-1585), il 4 Ottobre 1582, risultando, così, che il calendario non è solo cristiano, ma anche universale.
Il nostro natale
Quando durerà ancora il tempo, visto che lo contiamo dall’anno zero e visto che Gesù nato a Betlemme ci ha promesso che «verrà di nuovo» (Lc 18,8)? Quanti altri millenni ci saranno? Essere consapevoli che universalmente “abitiamo” un tempo cristiano, significa vivere nel tempo come fosse un avvento continuo, in cui vi è la fede che (ci) garantisce che vedremo Dio faccia a faccia (1Cor13,12). Non è così importante sapere quando verrà il Figlio di Dio, ma che verrà e ciò coinciderà con la nostra morte, il nostro “natale al Cielo”.