“Chiedo di leggere, così non mi affatico tanto; ho ancora il raffreddore e mi affatica leggere per un po’. Ma vorrei sottolineare una cosa: è molto importante che ci sia questo incontro, questo incontro fra uomini e donne, perché oggi il pericolo più brutto è l’ideologia del gender, che annulla le differenze.Ho chiesto di fare studi a proposito di questa brutta ideologia del nostro tempo, che cancella le differenze e rende tutto uguale; cancellare la differenza è cancellare l’umanità.Uomo e donna, invece, stanno in una feconda “tensione”. Lo dice papa Francesco ricevendo i partecipanti al Convegno sull’Antropologia delle Vocazioni.
Ciascuno di noi è una missione
“Se è vero che ciascuno di noi ha una missione – è il testo del discorso preparato dal Papa, letto però da uno dei suoi collaboratori, mons. Filippo Ciampanelli – “cioè è chiamato a offrire il proprio contributo per migliorare il mondo e forgiare la società, a me piace sempre ricordare che non si tratta di un compito esterno affidato alla nostra vita, ma di una dimensione che coinvolge la nostra stessa natura, la struttura del nostro essere uomo-donna a immagine e somiglianza di Dio”. “Non soltanto – prosegue il testo – ci è stata affidata una missione, ma ciascuno e ciascuna di noi è una missione”.
“Fratelli e sorelle, le vostre ricerche, i vostri studi e in modo speciale queste occasioni di confronto – prosegue – sono tanto necessarie e importanti, perché si diffonda la consapevolezza della vocazione a cui ogni essere umano è chiamato da Dio, in diversi stati di vita e grazie ai suoi molteplici carismi. Sono utili altresì per interrogarsi sulle sfide odierne, sulla crisi antropologica in atto e sulla necessaria promozione delle vocazioni umane e cristiane.
Ed è importante che si sviluppi, anche grazie al vostro contributo, una sempre più efficace circolarità tra le diverse vocazioni, perché le opere che sgorgano dallo stato di vita laicale al servizio della società e della Chiesa, insieme al dono del ministero ordinato e della vita consacrata, possano contribuire a generare la speranza in un mondo sul quale incombono pesanti esperienze di morte”. “Generare questa speranza – afferma ancora -, porsi al servizio del Regno di Dio per la costruzione di un mondo aperto e fraterno è un compito affidato ad ogni donna e ogni uomo del nostro tempo”.
Non abbiate paura
“Vi auguro buon lavoro! – ha detto quindi a braccio il Pontefice stesso – E non abbiate paura in questi momenti così ricchi nella vita della Chiesa. Lo Spirito Santo ci chiede una cosa importante: fedeltà. Ma la fedeltà è in cammino e la fedeltà ci porta spesso a rischiare. La “fedeltà da museo” non è fedeltà. Andare avanti con il coraggio di discernere e rischiare cercando la volontà di Dio. Vi auguro il meglio. Coraggio e avanti, senza perdere il senso dell’umorismo!”.
L’altra udienza della mattinata
“Gesù ha passato la maggior parte del suo ministero pubblico, specialmente in Galilea, a contatto con i poveri e i malati di ogni genere. Questo ci dice che per noi la vulnerabilità non può essere un tema “politicamente corretto”, o una mera organizzazione di pratiche, per quanto buone. Lo dico perché purtroppo il rischio c’è, è sempre in agguato, malgrado tutta la buona volontà”. Lo dice papa Francesco, in un testo letto da un collaboratore, ricevendo in udienza i partecipanti al Convegno “Vulnerabilità e comunità tra accoglienza e inclusione”. “Scusatemi, sono ancora raffreddato”, ha detto anche a loro Bergoglio.
vicini ai vulnerabili, non sono persone senza un volto
“Specialmente nelle realtà più grandi e strutturate, ma anche in quelle piccole – afferma quindi -, la vulnerabilità può diventare una categoria, le persone individui senza volto, il servizio una “prestazione” e così via. Allora bisogna rimanere ben ancorati al Vangelo, a Gesù, il quale non ha insegnato ai suoi discepoli a pianificare un’assistenza dei malati e dei poveri. Gesù ha voluto formare i discepoli a uno stile di vita stando a contatto con i vulnerabili, in mezzo a loro.
I discepoli hanno visto come Lui li incontrava, la sua vicinanza, la sua compassione, la sua tenerezza. E dopo la Risurrezione lo Spirito Santo ha impresso in loro questo stile di vita”. “Così, poi – ha proseguito -, sempre lo Spirito ha formato uomini e donne che sono diventati santi amando le persone vulnerabili come Gesù.
Alcuni sono canonizzati e sono modelli per tutti noi; ma quanti uomini e donne si sono santificati nell’accoglienza dei piccoli, dei poveri, dei fragili, degli emarginati! Ed è importante, nelle nostre comunità, condividere in semplicità e gratitudine le storie di questi testimoni nascosti del Vangelo”.
“Nel Vangelo i poveri, i vulnerabili – conclude il discorso -, non sono oggetti, sono soggetti, sono protagonisti. Pensiamo alla Maddalena. In sintesi: le persone vulnerabili, incontrate e accolte con lo stile di Cristo, possono essere una presenza di Vangelo nella comunità credente e nella società”. A questo punto, con un filo di voce, il papa ha ripreso la parola per la benedizione finale.