Le Suore Discepole di Gesù Eucaristico sono state “serve povere di un popolo povero”, “solidali nel condividerne le fatiche e profetiche nel promuoverne il riscatto umano e religioso”. Centro della loro vita era l’Eucaristia, che la Sacrosanctum Concilium definisce “sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità”, il loro compito era “riempire di tenerezza le ferite e i vuoti prodotti dal peccato nell’uomo e nella società, cominciando con il mettersi in ginocchio davanti a Gesù nell’Ostia Consacrata, e restandovi a lungo”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza svoltasi nell’Aula Paolo VI ai partecipanti al pellegrinaggio della famiglia religiosa delle Discepole di Gesù Eucaristico, nel centenario della nascita.
La preghiera
“La preghiera di quelle donne coraggiose – ha sottolineato il Pontefice – ha generato una forza contagiosa, che presto le ha portate a intraprendere e a promuovere opere di riscatto materiale, culturale e spirituale ben superiori a tutte le aspettative. Hanno risvegliato la fede e l’impegno di famiglie e comunità parrocchiali e famiglie, hanno fondato scuole di vario ordine e grado, hanno riacceso la devozione e il senso della propria dignità in tante persone, uomini e donne, giovani, adulti e anziani, troppo spesso e troppo a lungo oppressi da condizioni di vita disumane e dal disprezzo e dall’indifferenza del mondo circostante, che in loro non vedeva altro che scarti della società”. Anche oggi ci sono persone scartate dalla società, ha fatto notare Francesco, che tra questi “scarti” ha esortato le religiose a continuare l’opera delle loro prime sorelle, che “hanno scatenato una ‘guerra’ diversa: quella contro la povertà e contro l’ingiustizia; e hanno diffuso un’epidemia diversa:
quella dell’amore”. “E questa è stata la vostra strada”, ha detto il Papa alle consacrate.