Pubblichiamo l’intervento di oggi di Papa Francesco sulla Gazzetta dello Sport.
Le parole di Papa Francesco alla Gazzetta
Nel momento storico particolarmente buio che stiamo vivendo, i Giochi olimpici e le Paralimpiadi di Parigi sono un’opportunità di pace. Ripensando al valore della tregua olimpica – proposta dalle Nazioni Unite – la mia speranza è che lo sport possa concretamente costruire ponti, abbattere barriere, favorire relazioni di pace. Le Nazioni Unite hanno proposto la durata della tregua olimpica: da una settimana prima dell’inizio dei Giochi di Parigi fino a una settimana dopo la chiusura delle Paralimpiadi. L’autentico spirito olimpico e paralimpico è un antidoto per non cadere nella tragedia della guerra e per riscattarsi ponendo fine alle violenze. Sì, oggi la mia speranza è che possa essere accolto l’appello per una tregua scaturita dal comune linguaggio popolare olimpico, a tutti comprensibile, a ogni latitudine.
La tregua olimpica
La mia speranza è che lo sport olimpico e paralimpico – con le sue appassionanti storie umane di riscatto e di fraternità, di sacrificio e di lealtà, di spirito di gruppo e di inclusione – possa essere un originale canale diplomatico per saltare ostacoli apparentemente insormontabili. La Carta olimpica indica il principio della centralità della persona nella sua dignità e si impegna a contribuire alla costruzione di un mondo migliore, senza guerre, educando i giovani attraverso lo sport praticato senza discriminazioni, in uno spirito di amicizia e solidarietà. È nell’anima dell’attività sportiva unire e non dividere e i cinque anelli intrecciati, simbolo e bandiera dei Giochi olimpici, stanno proprio a rappresentare lo spirito di fratellanza che deve caratterizzare la manifestazione olimpica e la competizione sportiva in generale.
La palla di stracci
Ho particolarmente apprezzato che il Comitato Olimpico Internazionale nel 2021 abbia scelto di aggiungere “Communiter”, e cioè “Insieme”, come quarta parola del famoso motto olimpico: “Citius, altius, fortius” (“Più veloce, più in alto, più forte”), ideato dal predicatore domenicano francese Henri Didon. Communiter! Lo sport è di tutti e per tutti: è un diritto. Lo sport è un sempre nuovo Cantico delle creature che vedo “abbracciato” dalle mie Encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. Il vero sport – tessuto di gratuità, amateur – è una grande “staffetta” nella “maratona della vita” con il testimone che passa di mano in mano, stando attenti che nessuno resti indietro da solo. Adeguando il proprio passo al passo dell’ultimo. Personalmente ho l’esperienza del bambino alle prese, per strada, con la “palla di stracci” – la pelota de trapo – e credo che lo sport non debba mai perdere quello stile di semplicità che mette freno alla ricerca smodata del denaro e del successo “a tutti i costi”. Con il rischio di travolgere atlete e atleti nel nome del profitto, facendo loro perdere la gioia che li ha attratti fin da piccoli.