“Nelle interlocuzioni con Becciu sui bonifici che il cardinale sollecita perche’ siano fatti alla societa’ Logsic di Cecilia Marogna, monsignor Perlasca riferisce che il nuovo sostituto Pena Parra avrebbe creato problemi su questi versamenti perche’ non ne sa nulla. Ma Becciu dice a Perlasca di averne parlato col Papa e che ne avrebbe parlato lui anche al sostituto”. E’ un passaggio di uno degli esami di testimoni d’accusa condotti oggi nella 31/a udienza del processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, quello all’ispettore della Gendarmeria Luca Bassetti.
Le indicazioni di Becciu
Quando il card. Angelo Becciu dava indicazioni per i bonifici alla Logsic – nove in tutto per 575 mila euro – non era piu’ sostituto per gli Affari Generali presso la Segreteria di Stato.
E alla domanda all’ispettore Bassetti (dall’esame delle chat e degli sms) su cosa Becciu rispose a mons. Alberto Perlasca, allora capo dell’Ufficio amministrativo, quando gli esponeva le difficolta’ opposte dal nuovo sostituto mons. Edgar Pena Parra, il porporato rispondeva che a quest’ultimo poi “aveva parlato il Papa e gli aveva dato la sua autorizzazione ad effettuare i versamenti, non bastava che ci fosse la mia, di autorizzazione, fino alla fine”.
L’ordine dei bonifici tramite mail
Su tutti i nove bonifici, concordati tra Becciu e Perlasca e poi tra Perlasca e il funzionario Fabrizio Tirabassi per la parte esecutiva, c’era la causale “voluntary contribution for humanitaruan missions”. Venivano fatti dal conto corrente della Segreteria di Stato presso il Credit Suisse.
L’ordine dei bonifici veniva dato da Tirabassi tramite una mail istituzionale, con l’ordine di pagamento da parte di Pena Parra, l’unico autorizzato per la firma. E prima ancora dei bonifici risulta un versamento il 4 settembre 2018 – segnalato tra l’altro dall’Asif come “operazione sospetta” – pari a 14.150 euro che Becciu disse a Perlasca gli servivano “per iniziare la famosa operazione”.
La Marogna mai in aula solo memorie difensive
E in concomitanza col passaggio di quel denaro, il 4 settembre 2018 Cecilia Marogna pubblicava su Facebook una foto del Vaticano fatta dalla finestra dell’ufficio del card. Becciu. Nell’inchiesta e’ risultato che di tutto il denaro ricevuto attraverso i bonifici della Segreteria di Stato, ben 436 mila euro sono stati utilizzati dalla Marogna per spese personali e voluttuarie. La donna, comunque – che era stata incaricata della ricerca di una mediazione per la liberazione della suora colombiana rapita in Mali -, non si e’ mai presentata in aula e non ha risposto a interrogatori, presentando solo memorie tramite la difesa.
Lo svolgimento del processo
Chiesto a Bassetti anche se sono stati fatti accertamenti sulla Inkerman, la societa’ di intelligence inglese contattata tramite Cecilia Marogna, sempre per una possibile mediazione sulla suora sequestrata, ma si e’ capito solo che svolge anche operazioni umanitarie, mentre dei due bonifici per 500 mila euro inviati dalla Segreteria di Stato non si sa che fine abbiano fatto perche’ le autorita’ britanniche non hanno mai risposto alle rogatorie. E a proposito della sera in cui si vede dalle immagini di sicurezza Cecilia Marogna entrare nel Palazzo del Sant’Uffizio, dove c’e’ l’appartamento di Becciu, e uscirne la mattina dopo, e’ stato chiesto a Bassetti se la donna in quel palazzo conosceva solo il card. Becciu, la risposta e’ stata: “per la Gendarmeria l’unico contatto era il card. Becciu. Certo, non siamo andati a chiedere a tutti i cardinali e vescovi”.
Sentito anche un ispettore della Gendarmeria
Nell’udienza, su aspetti tecnici delle indagini sono stati sentiti anche l’altro ispettore della gendarmeria Luca De Leo, l’ausiliare di Polizia giudiziaria Luigi Cosi, l’altro gendarme Gianluigi Antonucci. Molto singolare l’esame all’attuale arcivescovo di Fermo, mons. Rocco Pennacchio, ex economo generale della Conferenza episcopale italiana, venuto appositamente dalle Marche per rispondere del “caldeggiamento” di Becciu – peraltro ampiamente ammesso dal cardinale – dei contributi Cei per 600 mila euro alla cooperativa Spes di Ozieri, guidata dal fratello Antonino. “Conferma quanto detto nella deposizione del 27 settembre 2021?”, gli ha chiesto il promotore di giustizia Alessandro Diddi. “Si'”, ha risposto l’arcivescovo. E l’interrogatorio e’ finito li’.
Si continua venerdi’, ma il presidente Giuseppe Pignatone ha riferito che nell’udienza del 23 novembre prossimo sara’ interrogato mons. Perlasca, considerato il testimone-chiave dell’accusa, e che l’esame dovrebbe proseguire anche nelle udienze del 24 e 25 novembre (ANSA).